RuPeStRi  

 

 

Introduzione Tipologia principale delle incisioni
Il fenomeno del megalitismo  
Il fenomeno delle incisioni rupestri  
Il periodo I siti
L'ubicazione  
Il reimpiego  
La cristianizzazione dei segni Bibliografia
Le cavità naturali  
Il rilievo Segnalazione

 

 

Introduzione

L'arte rupestre rappresenta una delle prime forme di comunicazione "scritta" dell'uomo. Solo negli ultimi decenni si è data attenzione ai segni incisi sulle rocce al di fuori dei maggiori siti conosciuti (Monte Bego, Valcamonica): si è scoperto in particolare che tutto l'arco alpino occidentale e in parte la pianura sono disseminati di petroglifi! Alcune volte sono associati al megalitismo, la disposizione di massi di grosse dimensioni, anche questo un fenomeno prima limitato a pochi famosi esempi (Stonhenge, Carnac), ma che ha trovato recentemente nuovi casi originali. Non tutti sono spettacolari ed evidenti, ma rappresentano comunque un piccolo messaggio umano che ha resistito anche migliaia di anni. Questa sezione è nata per divulgare la conoscenza e la preservazione dei petroglifi e dei megaliti nelle zone del Canavese e delle sue vallate, della Val d'Aosta e dintorni. Sono riportate informazioni di carattere più turistico e pratico che tecnico, per mirare alla illustrazione immediata dei "rupestri".

 

 

Il fenomeno del megalitismo

Di difficile interpretazione è la disposizione non naturale di enormi massi conficcati nel terreno, spesso di forma allungata rivolti verso l'alto, isolati o a gruppi, a volte levigati e incisi. In base alla collocazione distinguiamo principalmente megaliti verticali isolati (menhir), triliti ad architrave (dolmen), allineamenti di massi su una linea (alignements) o su una curva (cromlech). Le ipotesi variano da mappa o calendario astronomico per i più complessi, ad area sacra o funeraria fino a segno di confine per quelli isolati.

 

 

Il fenomeno delle incisioni rupestri

Anche capire il senso preciso delle incisioni rupestri non è semplice ed è probabile che rimanga un mistero per sempre: le uniche fonti sono indirette (confronti con altri siti, leggende, tradizioni) e i segni sono molte volte di forma astratta. A seconda della tipologia e della posizione nell'ambiente si possono ipotizzare generici scopi cultuali (rito, propiziazione, scaramanzia, gioco) e/o di segnalazione (territorio, confine, percorso, area sacra, mappa astronomica).

 

 

Il periodo

La datazione delle incisioni preistoriche non è facile: solo il ritrovamento di reperti archeologici nei pressi del sito (manufatti, sedimenti databili) può dare un riferimento sicuro; nella maggior parte dei casi si procede per confronto con i segni e con l'alterazione della roccia di altri siti. In generale il fenomeno dell'arte rupestre parte dal paleolitico (10.000 a.C.) con le pitture e i graffiti parietali, si estende nel neolitico (4500-3000 a.C.) con la comparsa dei megaliti e delle prime incisioni fatte tramite punte di pietra, continua nell'età dei metalli (3000-100 a.C.) con incisioni più nette e nitide per l'uso di punte metalliche. Inoltre possono esserci stati interventi successivi in epoche diverse, come è successo nel periodo paleocristiano e nel Medioevo con l'aggiunta o la sovrapposizione di croci, o più recentemente in età moderna con atti di datazione, vandalismo, mitomania e falsificazione (millesimi, onomastici, altri segni); queste incisioni storiche sono spesso individuabili e databili, in base a calligrafia, simbolismo, usura, stratigrafia.

 

 

L'ubicazione

Le principali incisioni sono presenti su alture, in posizione panoramica sull'ambiente circostante; sull'arco alpino si trovano soprattutto tra i 1200 e i 1500 metri di altitudine, in zone non eccessivamente impervie, adattate alle dure rocce presenti, mentre in pianura sono meno frequenti e collocati su poggi poco elevati, anche boscosi; nel secondo caso però l'attività umana diffusa può aver provocato più facilmente dispersione o ricollocazione dei petroglifi e dei megaliti di medie dimensioni, a volte con dolo.

La singolare concentrazione di incisioni in alcune zone ha fatto pensare all'indicazione di una zona sacra (Monte Bego, Val Camonica) o un percorso cultuale (Sentiero delle Anime); la particolare disposizione delle incisioni (diverse coppelle con canaline) su una roccia piatta può indicare la presenza di un altare (pera cunca di Lucenta); mentre la posizione di rocce isolate su dorsali o colli con poche incisioni potrebbe essere la marcatura di un confine territoriale, anche di carattere storico recente (pichera). Per quanto riguarda il megalitismo, la geometria nella disposizione di massi  su aree anche vaste potrebbero riprodurre alcune costellazioni, rappresentando una sorta di mappa astronomica rituale (Caprione a Lerici); alcuni menhir posti su piccole alture indicherebbero una tomba a cumulo e/o un territorio, come era uso presso i popoli germanici (menhir di Chivasso e Mazzé).

Si tratta comunque, in mancanza di resti archeologici nei pressi, di ipotesi interpretative.

 

 

Il reimpiego

Molti petroglifi risultano riutilizzati nelle mura di chiese romaniche, nelle pietre angolari di caseforti medioevali, nei gradoni d'ingresso a baite dell'800, nei muretti a secco lungo un sentiero antico ecc... Rimane il problema di stabilire se appartengano ad una fase protostorica o coeva alla costruzione del manufatto: non sempre ciò è possibile, soprattutto per quanto riguarda le incisioni in altura, dove è comodo il riutilizzo di pietre piatte e radicata la superstizione e l'emulazione dei segni (coppelle, cruciformi).

 

 

La cristianizzazione dei segni

Un altro fenomeno discusso è la cristianizzazione dei segni incisi: è possibile che durante i primi secoli di diffusione del Cristianesimo alcuni antropomorfi siano stati trasformati in cruciformi oppure siano state semplicemente aggiunte altre incisioni a forma di croce (latina, greca, del calvario) per cancellare le tracce di riti pagani, ancora radicati soprattutto in ambiente montano. Situazione che potrebbe essersi ripetuta nel Medioevo e anche in secoli recenti come forma di devozione, propiziazione o emulazione.

 

 

Le cavità naturali

Non sempre è possibile determinare l'origine delle piccole cavità emisferiche sulla roccia: coppella di mano umana o fenomeno naturale? Dall'esame del tipo di minerali presenti sulla superficie della roccia (clasti), dall'evoluzione geologica del luogo (erosione fluviale e meteorologica) e dalla tipologia della concavità (forma, dimensione e disposizione) si può determinare una certa distinzione: in generale le cavità naturali sono di piccole dimensioni (pochi cm di diametro), di aspetto eroso e forma irregolare, ma possono comunque essere confuse con piccole coppelle consunte isolate.

 

 

Il rilievo

Problema non secondario è la documentazione del sito: ci sono diverse tecniche per fare un rilievo di una pietra incisa che devono però tenere conto della grandezza e della raggiungibilità del sito, nonché della fedeltà delle riproduzioni e soprattutto della possibile alterazione della superficie incisa. Le principali  consistono in fotografia (con luce radente, in fosforescenza), rilievo su carta, calco negativo da matrice termoplastica; sempre dopo avere pulito la superficie dai corpi estranei (muschi, licheni, terra).Qui si è optato per il rilievo fotografico sul sito in condizioni naturali: se necessario, per evidenziare la profondità dell'incisione si è utilizzato l'acqua o il nero di un bastoncino bruciato (a volte il gessetto bianco per la complessità della figura); pur essendo metodi soggettivi presentano il vantaggio di non richiedere attrezzatura specifica e di non alterare la superficie (ricordarsi che l'uso di pastelli o vernici non solubili in acqua possono alterare l'aspetto della roccia!).

 

 

Tipologia principale delle incisioni