Percorso n. 1

Baratti-Piombino, Promontorio di Piombino.


Come arrivare. Si arriva dalla Statale n.1 Aurelia, seguendo le indicazioni per Populonia-Baratti. D'estate è un luogo molto affollato, in cui è difficile trovare posto per l'auto se non dentro i parcheggi. Se si arriva presto si lascia l'auto nel parcheggio custodito (il custode arriva alle otto ma l'ingresso è aperto). Tramite delle scalette si scende sulla spiaggia subito davanti al parcheggio. L'acqua è molto bassa e immobile, si scivola attraverso le barche ormeggiate e via.

Condizioni per il percorso. In estate il momento migliore è la mattina presto, più presto possibile. Alle dieci cominciano ad uscire barche, barchette e gommoni e si respirano i vapori di gasolio, senza contare che ci sono maleducati che vanno a tutta birra e passano vicini. Quando comincia tutto questo, io di solito sono già risalito in macchina. Inoltre la mattina presto, con il bel tempo, si può godere del mare completamente liscio e osservare i fondali che sono una meraviglia. Con il vento di libeccio o maestrale, non è neanche il caso di parlarne, mentre pericoloso è lo scirocco perchè può alzare molto il mare e parte spesso a mattino inoltrato; lo scirocco può creare difficoltà al ritorno, perchè girando dietro il promontorio, attraverso la pianura, si riunisce al suo collega che invece ha tirato diritto sulla superficie dell'acqua, un po' come se il Promontorio di Piombino facesse da ala, e quindi soffia con forza in senso contrario al rientro nel golfo di Baratti. Si può durare molta fatica.

Percorso. Si entra in acqua e si supera il porto turistico puntando lo spigolo del Promontorio (Punta delle Pianacce) tutto seghettato che si staglia a SO. Lì ci sono degli scogli affioranti attraverso cui si può passare se non c'è troppa onda, altrimenti si passa fuori. In questo punto ci si rende conto delle reali condizioni del mare che dal golfo riparato non si apprezzano ed eventualmente decidere. Si prosegue rasentando la costa a strapiombo, godendosi il luogo silenzioso e il suo aspetto selvaggio. L'acqua è verde e trasparente. Se si va un po' fuori si può arrivare a vedere il Castello di Populonia, a picco sulla scogliera. si prosegue in direzione SO e superata Punta Saltacavallo si arriva a Cala Buia, il cui fondo è occupato da una formazione interessante, una mezza volta con concrezioni che pendono dal soffitto aperta sul mare, forse una antica grotta sfondata dall'erosione. In estate vi nidificano le rondini ed è uno spettacolo. Nel frattempo almeno due o tre volte vi saranno saltati davanti alla prua sciami di piccoli pesci, una presenza che accompagna tutto il percorso. Purtroppo in estate si incontra anche molta sporcizia, sacchetti di plastica, scatoline di polistirolo gettate via dai pescatori, pacchetti di sigarette. Io mi porto sempre un sacchetto e raccolgo quello che trovo. Dopo poco si arriva in una insenatura molto aperta con una spiaggia di ciottoli e uno scoglio affiorante nel mezzo: Cala San Quirico. La zona è conosciuta anche col nome di Buche delle Fate, reminescenza popolare di antiche tombe ora perdute che si trovavano un po' dappertutto. Bisogna dire che in effetti la Popluna etrusca era molto estesa, ed occupava gran parte del promontorio, dove ora la macchia mediterranea ricopre tutto. Il golfo di Baratti era la zona industriale, la collina era la città vera e propria. Si sta scavando in luoghi adesso immersi nella macchia fittissima, sono stati trovati edifici e templi. A Baratti basta guardare per terra: il terreno rosso ruggine è il residuo degli antichi forni di cottura che hanno lasciato metri e metri di sedimento. Comunque, a Cala San Quirico si può scendere con qualche precauzione puntando, con molta attenzione per la poca acqua, verso il centro fra gli scogli e la spiaggia. Si trovano dei lastroni affioranti dove, aiutandosi con la tecnica della pagaia si può scendere. Sono scivolosi, occhio. Se si prosegue, si doppia Punta della Galera e si va avanti in un paesaggio affascinante verso Salivoli e Cala Moresca dove c'è una spiaggia vera e propria. Se uno vuole proseguire si arriva a Piombino e si comincia ad apprezzare il viavai del traghetti, poi l'Italsider, poi basta perchè c'è il porto. Si torna indietro e si rientra con una fame da lupi. Siccome io abito a Cecina, tengo duro, resisto alla tentazione dei bar, e vado a Bolgheri, appena dentro l'arco a sinistra: gli affettati e le bruschette con l'olio d'oliva allargano il cuore.

Se rimane tempo una visita alle tombe etrusche non è male, tenendo presente che d'estate il luogo è torrido. Oppure salire fino a Populonia e visitare il suo bellissimo castello da cui si può vedere dall'alto il Promontorio. Da evitare le inevitabili chincaglierie finto-etrusche. Lasciamole ai giapponesi.

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Promontorio di Piombino: Punta delle Pianacce, novembre 1998.


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