Percorso n. 5

Isola del Giglio


Premessa: L'isola del Giglio, come molti altri luoghi del Mediterraneo è un esempio di quanto sia inutile andare a cercare lontano da casa nostra il mare color turchese. L'arcipelago Toscano e tutti gli altri arcipelaghi e isole del nostro Mediterraneo sono paradisi da vedere, conoscere, proteggere. Il percorso che propongo qui è semplicemente stupefacente, per l'incanto dei paesaggi e l'intensità dei colori.


Come arrivare. Consiglio caldamente di lasciare l'auto a P. Santo Stefano, (per il parcheggio vedi il percorso n 4) l'isola in estate è già sufficientemente congestionata e non c'è bisogno che diamo il nostro contributo. Occorre prima scaricare il Kayak al porto e poi prendere verso il cimitero dove si può parcheggiare tutto il giorno. Si recupera il kayak e si prende una nave, Toremar o Maregiglio, a scelta. La traversata dura circa un'ora. Arrivati a Giglio Porto, colpisce il colore dell'acqua: di solito nei porti l'acqua è scura e limacciosa, qui no, è turchese e trasparente, addirittura sembra che la nave si areni invece di approdare, visto che in pratica il pontile di attracco dà su una minuscola falcatura sabbiosa. E' un aperitivo di quello che vedremo.

Si scende e subito a destra abbiamo pochi metri di spiaggia con una fontana davanti. Prima di partire consiglio un'occhiata alla pasticceria prospicente, e se poi uno è vermente privo di pudore c'è anche una gelateria, ottima, in un vicolino a pochi metri. Comunque consiglio di usufruirne al ritorno.


Condizioni. Il percorso che propongo è un giro completo dell'Isola del Giglio, però deve essere chiaro che non è una cosa semplice e bisogna essere allenati. Poi occorre essere sicuri che non farà vento se non il normale termico giornaliero che in assenza di altri venti al Giglio non è mai molto forte. Se hai la fortuna che ho avuto io, cioè di beccare un giorno del tutto privo di vento, ti godrai il mare liscio e sarà un piacere, però farà molto caldo. In particolare la parte occidentale dell'isola è impegnativa, perchè è lunga e non ci sono possibilità di sosta se non verso la fine vicino a Campese.

Prendi il primo traghetto (7.30) ed entra in acqua prima possibile, per sfruttare al massimo le ore della giornata in cui non c'è vento e fa fresco. Con i venti occidentali, il giro è proibitivo, però la costa orientale è riparata. Con lo scirocco è un rischio e io non lo faccio.


Percorso. Io consiglio di dividere il giro in due tappe: Porto - Campese e Campese - Porto, in senso orario in modo da fare per primo il pezzo più lungo che quindi è bene percorrere di prima mattina. Il percorso è fattibile dalla mattina alla sera, ma esiste anche un'altra possibilità che descriverò alla fine. Fondamentale prendersela con calma, partire piano e distribuire bene le forze: in una sola parola, godersela, fino a sera c'è tempo.

Dunque, se tutto va bene alle nove circa si entra in acqua da una minuscola spiaggia dentro il porto. Si supera l'imboccatura e si piega a destra. Dopo poco si incontrano le due spiagge del lato orientale, le Cannelle e le Caldane, i due golfi si possono anche tagliare. Poco dopo le Caldane conviene stare a contatto degli scogli perchè si può trovare una spiaggetta minuscola di difficile accesso da terra. Da tenere presente per una piccola e suggestiva sosta. gig7.jpg (28411 byte)

Qui si può sostare indisturbati

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Verso Punta Capel Rosso.

Da qui la costa si fa spettacolare, l'acqua alterna il blu cobalto al turchese al verde smeraldo, ci sono insenature e cavità, i gabbiani sono dappertutto; caso mai è bene portare qualcosa da mangiare per scusarsi del disturbo.
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Punta Capel Rosso

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L'acqua turchese tipica del Giglio

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Un antro si apre sull'acqua color smeraldo

Oltrepassato l'albergo "La Posta", una struttura raggiungibile solo via mare o via mulo, si va per la punta Capel Rosso. Prima di raggiungerla si scorge in alto a destra l'imponente struttura del faro. Si doppia la punta con una virata secca e il sole che prima arrostiva l'omero e il collo dalla parte sinistra da qui in poi strinerà il collo, la spalla e la scapola destra. Portarsi una cremina. A questo punto del percorso si deve fare la valutazione della situazione. Siamo ad un terzo della prima tappa, qui occorre valutare le condizioni del mare e le proprie condizioni fisiche: se si sta bene e non c'è vento contrario si va tranquilli altrimenti è meglio tornare indietro perchè per un altro terzo di tappa non ci sarà nessun luogo dove fermarsi. Io qui, preciso come un cronometro, faccio sempre uso della mezza bottiglia. (vedi pagina "Occorrente").

Appena girata la punta, dopo pochi metri si vedono degli scalini in cemento su uno scoglio. Questo posto è raggiungibile a piedi dal porto attraverso un sentiero oppure arrivandoci da Castello che è tutta discesa. Io consiglio di venirci una di quelle giornate di Novembre con il tempo a tramontana e il sole che splende; la passeggiata è impegnativa ma regala rare immagini; specialmente l'ultimo tratto dall'Hotel "La Posta" al faro si svolge in una vera macchia mediterranea, il silenzio e i colori sono indescrivibili. Arrivato sul luogo fatti un bagno, l'acqua è tiepida come in agosto. Prima di tuffarti butta in acqua qualche mollica di pane e ti troverai a nuotare in un'acquario tropicale. Chiusa parentesi.

Siamo nella parte più selvaggia dell'isola, insenature turchesi, vasti anfiteatri si aprono all'improvviso, e su tutto il lamento dei gabbiani.

Per fermarsi a riposare bisogna arrivare alla cala del Corvo, un' insenatura con ciottoli di granito grossi come pagnotte, occorre fare uso della tecnica della pagaia (FAQ). Bisogna stare attenti perchè questi ciottoli sono degli autentici  traditori: sembrano solidi e stabili, e invece non ce n'è uno che non sia in bilico, grandi e grossi a vederli, ma se ci metti un piede sopra si muovono e se ci aggiungi le gambe non proprio elastiche dopo più di due ore di pozzetto, il risultato può essere una caduta ridicola quando va bene. Non è il luogo migliore per slogarsi una caviglia gig6.jpg (34024 byte)

La foto è un po' scura, comunque il kayak è quel coso rosso a sinistra.

Qui si può sostare solo se il mare è piatto, altrimenti  per scendere si sbatte forte; in questo caso è meglio andare ancora avanti e usufruire delle spiaggette che da  qui in poi non mancano. Nel frattempo il mare si sarà popolato di barche, barchette e gommoni. A questo punto se il tuo metabolismo è simile al mio avrai una fame da lupo e difficilmente resisterai alla tentazione di far fuori tutti i panini che ti sei portato anche se sono solo le undici. Non fare questo errore o quando riparti il mare sembrerà pesante come il piombo. Mangia qualcosa, riposati mezz'ora ma poi riparti che a Campese c'è di meglio.

gig5.jpg (28739 byte) Si costeggia fino alla punta di Mezzo Franco, è questa una zona abbastanza frequentata perchè qui ci sono molti sentieri che arrivano da Campese e in acqua i gommoni imperversano. Occhio alla Punta del Gesso, stai sottocosta perchè quando la doppi all'improvviso, bello e sinistro si staglia il Faraglione di Montecristo.

 

Victor Hugo nel suo romanzo "L'uomo che ride" ha descritto uno scoglio simile, Ortach, davanti alle coste della Cornovaglia. La mole del faraglione richiama molto le parole dello scrittore francese. Merita una circumnavigata e soprattutto dalla parte in pendenza è spettacolare. Si vira di bordo e appare la civiltà chiassosa.

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Il faraglione è l'ultimo di una serie pinnacoli che scendono in mare

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Magnifico e impressionante, prosegue sott'acqua per parecchi metri

Dopo quattro ore di mare gli ombrelloni in fila sulla spiaggia di Campese sembrano una colonia penale. Comunque anche degli spiriti liberi come noi devono mangiare e poi ci vuole assolutamente un po' di ombra.

Io consiglio di dirigersi verso alla fine della spiaggia di Campese, a ridosso della torre, perchè c'è un pezzetto di spiaggia libera e una pizzeria - bar, che dà direttamente sulla spiaggia e dove puoi rifocillarti tenendo d'occhio il kayak. Fatti una bella sosta e stai all'ombra, caso mai risali a bordo e portati dalla parte opposta della spiaggia dove puoi riposare all'ombra di alcune rocce.

Ristorato e riposato non fare l'errore che ho fatto io di risalire sul kayak all'una e mezzo e prendere la nave alle 15.20. sono arrivato al Porto veramente stanco e non mi sono goduto il percorso. Lascia passare le ore calde e riparti verso le quattro, avrai tutto il tempo di fare l'ultima tappa che richiede un'ora e mezzo circa.

Allora, si riparte da Campese e si punta il faro sulla Punta Fenaia, ben visibile e vicina. Qui la virata non è secca, ma graduale e solo dopo aver doppiato Punta del Morto si risale verso il Porto. Questo è il punto più bello della seconda tappa, mare spettacolare, scogli affioranti, gabbiani, silenzio, davanti a noi i Monti dell'Uccellina e l'Argentario. Doppiata Punta di Radice si intravede anche Giannutri. Da qui in poi la costa è antropizzata da ville e villette, consoliamoci con la visione severa, in alto, del castello di Giglio Castello. Doppiata Punta Gabbianara siamo davanti al Porto. Se non ci sono traghetti in partenza o in arrivo consiglio di entrare direttamente nel porto e spiaggiarsi accanto al traghetto ormeggiato. La situazione è ideale: siamo a tre metri dall'imbarco e a meno di dieci da una meritatissima botta di edonismo.

E così con la mente piena di malinconia per i gabbiani, le insenature turchese, il contatto con la natura che abbiamo appena lasciato, cerchiamo di consolarci con una coppa di gelato da cinquemila cioccolato e stracciatella (dopo tanto azzurro qualche colore un po' più terragno non guasta).

Fatto il biglietto e saliti sulla nave può capitare di fare un incontro caratteristico da queste parti: ci sono dei gabbiani che prendono il traghetto per andare dall'altra parte. Non sono i soliti gabbiani che sfruttano la scia come vediamo dappertutto. No, questi salgono proprio a bordo e scendono solo quando la nave attracca. Risparmiano energie e si rimpinzano di bocconi che la gente gli butta. gg1.jpg (31721 byte)

Un'ultima cosa. Volendo si può fare il giro anche in questo modo: si prende la nave il tardo pomeriggio, e si entra in acqua a sera. Ci si ferma nella piccola spiaggia che ho descritto sopra, tenendo presente che la si può vedere solo se si sta molto sotto costa. Pernottare all'aria aperta è proibito, ma se uno tiene un profilo basso nessuno dice nulla, quindi niente falò e canti con la chitarra che fa molto Baglioni ma non è una cosa praticabile. Occorre anche essere sicuri che il vento non giri a tramontana, altrimenti si va a mollo. Da tenere presente che la notte vicino al mare fa freddo e umido. Quello che frega è che la temperatura si mantiene estiva fino oltre mezzanotte, poi, verso le due scende bruscamente e se uno si è addormentato leggero la mattina si ritrova con il mal di gola e gli occhi gonfi. Quindi coprirsi bene.

Dormire qui offre il vantaggio di poter entrare in acqua la mattina all'alba e di farsi tutto il giro nel silenzio più assoluto, al fresco e senza barche, barchette e gommoni.  

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