Le Tegnue del Adriatico - Le immersioni

Quello che maggiormente colpisce delle immersioni alle tegnùe, è l’improvvisa esplosione di forme viventi che si scorge passando dal fondo sabbioso a quello roccioso.
Le immersioni alle tegnùe non possono essere classificate come semplici: la visibilità è sempre scarsa, e quindi può essere difficoltoso il mantenimento del contatto con il compagno, la bussola è indispensabile, per non allontanarsi troppo dalla barca, ed è consigliabile l’uso di un lungo filo di arianna per ritornare all’ancora per la risalita.
Indispensabile è anche una buona torcia, per essere maggiormente visti dai compagni, per godere degli incredibili colori presenti nelle rocce, per guardare in tutti gli anfratti alla ricerca delle specie più rare…
Nelle tegnue sono anche presenti reti abbandonate e relativi cavi di traino, ma in genere queste non sono pericolose per i sub in quanto sono in acqua da molto tempo e quindi interamente ricoperte di sedimenti; comunque è meglio girarci al largo.

Non mi risulta sia mai stato fatto un censimento delle tegnue (sulle carte nautiche non sono riportate) e questo innesca in noi appassionati, una ricerca continua di posti nuovi, poco battuti da pescatori di frodo (che purtroppo si immergono con ara e portano via tutto il possibile) .

Comunque le tegnue sono numerose e in genere vi si fanno immersioni senza altre barche di sub intorno, e questo aumenta il senso di “scoperta” di un posto nuovo.
C’è poi l’aspetto archeologico; essendo zone mai battute dai rastrelli delle “vongolare”, può capitare di trovare reperti di barche affondate nei secoli passati; o addirittura di scambiare per tegnùa un relitto di nave romana , come è successo recentemente davanti a Caorle, dove il substrato roccioso…. era composto da anfore !
Foto e testi di Marco Costantini


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