- Peer 2 Peer: elogio del pedone che vuole perdersi, ma forse no - 

Se un virus può essere anche solo una minaccia, un virus si aggira per la rete. Non l'ha inventato un talebano e neppure il solito studente indiano o norvegese. Se ne sta annidato nella testa del burocrate americano, pensiero pensato come tutti i veri virus, pronto a calare tra i nodi. E' anche paradossale, altrimenti [epidemiC] non potrebbe omologarlo come tale. E' l'idea che, per garantire la libertà di circolazione dei segni, occorre che qualcuno si autoproclami poliziotto, dunque autorità, a guardia di uno spazio la cui natura stessa è di non avere, non necessitare, non riconoscere alcuna autorità. Achille Campanile, uno dei nostri filosofi preferiti, ci avrebbe costruito sopra uno dei suoi arzigogoli memorabili: l'autorità di garanzia di libertà di uno spazio che esiste proprio perché non ha bisogno di autorità di garanzia di libertà. Eccetera. Il paradosso non è però questo. Riguarda un aspetto più sottile della questione. La faccenda del principio di autorità è più complessa, e si riverbera su un altro principio assai più controverso nei fatti, il principio di verità. Abitare nella rete, luogo perfettamente orizzontale, comunismo attuato, totalmente a-gerarchico anche in quel suo minimo di strutture di ordinamento, abitua a intrattenere rapporti complessi con il principio di verità. In un gruppo sociale, si instaurano gerarchie di legittimità e criteri di apprezzamento dei segni che, condivisi, prevedono un potere, sia positivo sia negativo, di sanzione. E'sempre funzionato così, da prima che diventassimo stanziali, nell'età mobile e metamorfica del nomadismo: c'era sempre quello che decideva se prendere verso est o verso ovest. La complicazione sorta con la rete è che chi ci entra ed esce non fa parte di un gruppo sociale, dunque non abbisogna di autorità di apprezzamento; è un nomade allo stato puro che sta o va, e decide da solo dove e come e perché; è uno che prende o lascia ben sapendo che il segno che raccoglie non è garantito da nulla, solo dalla sua libera e perfetta decisione di assumere il segno. E' un segno vero, perché non c'è niente che lo affermi, lo postuli, lo garantisca: il mezzo ridiventa messaggio perché il messaggio è in sé problematico, è solo l'intelletto del singolo che ne decide. Certo, questo comporta questioni di sicurezza: la tua carta di credito contro la verità nuda e cruda, cattiva, rozza, sporca, bruciante, vera/falsa a un altro livello non importa. E chi se ne frega. Peer to Peer nasce da questo (fantastico, il dizionario precisa: peer: m/f). Per qualcuno il modo di rappresentazione (oh geografi!) della rete è uno spazio urbano, con i sensi unici gli incroci i semafori i vigili i divieti di sosta e l'esibizionista all'angolo che ti mostra l'uccello. Per altri è la savana, vai dove vuoi, mangi se riesci, e se c'è un masso ci giri intorno. Il burocrate vuole mettere i semafori, ma io penso che sia la savana, e ci giro intorno. Mirabile: il nostro cervello, il nostro sistema neuronale, fa lo stesso: se si produce un inciampo, la catena si riforma diversamente, e scansa. E poi dicono che l'artificiale non è vera intelligenza. Peer to Peer ha una cosa che non piace al vigile. Si va come pedoni, e non si deve dire dove e perché; non si devono mostrare permessi di circolazione, e non c'è velocità e orientamento deciso da altri; al massimo, chiedi informazione al vicino. Certo, fossimo tutti su un autobus o su un treno, ci sarebbe più ordine. Soprattutto, quello che ci mostrerebbero dai finestrini sarebbe per forza la verità, perché siamo un gruppo, di nuovo, e ce lo dice il conducente, e noi non possiamo scendere a fare un giretto per controllare. Certo, se fai un giretto magari ti rapinano, o puoi scoprire che l'esibizionista che ti mostra l'uccello _ vuoi mai _ ti piace. Però è comunque più divertente che farti rapinare e inchiappettare dal conducente. Per questo al burocrate i pedoni indisciplinati stanno sui coglioni, e vuole appiopparci il virus della sicurezza spacciato per principio di verità. flaminio gualdoni [epidemiC] crew

tratto da www.epidemic.ws