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191. Segnaccento obbligatorio (UNI 601567)

Quello che segue è la norma UNI 601567 sull'uso degli accenti. Il documento è stato ottenuto da Scienza, tecnologia e arte della stampa e della comunicazione, Preparazione del manoscritto, http://ape.apenet.it/Grafica/Grafica01/1206.html.

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Segnaccento obbligatorio nell'ortografia della lingua italiana (Uni 601567):

1. Scopo

La presente unificazione ha lo scopo di stabilire le regole ortografiche per il segnaccento nei testi stampati in lingua italiana, quando esso sia obbligatorio.

2. Definizione

2.1 Il segnaccento (o segno d'accento, o accento scritto) serve a indicare esplicitamente la vocale tonica, per esempio: andrà, colpì, temé, virtù.

2.2. Il segnaccento può essere grave (`) o acuto (').

3. Uso

Il segnaccento è obbligatorio nei casi seguenti:

3.1. Su alcuni monosillabi, per distinguerli da altri monosillabi che si scrivono con le stesse lettere ma senza accento:

ché («poiché», congiunzione causale) per distinguerlo da che (congiunzione in ogni altro senso, o pronome);

(indicativo presente di dare) per distinguerlo da da (preposizione) e da' (imperativo di dare);

(«giorno») per distinguerlo da di (preposizione) e di' (imperativo di dire);

è (verbo) per distinguerlo da e (congiunzione);

(avverbio) per distinguerlo da la (articolo, pronome, nota musicale);

(avverbio) per distinguerlo da li (articolo, pronome);

(congiunzione) per distinguerlo da ne (pronome, avverbio);

(pronome tonico) per distinguerlo da se (congiunzione, pronome atono);

(«così», o affermazione) per distinguerlo da si (pronome, nota musicale);

(pianta, bevanda) per distinguerlo da te (pronome).

3.2. Sui monosillabi: chiù, ciò, diè, , già, giù, piè, più, può, scià.

3.3. Su tutte le parole polisillabe su cui la posa della voce cade sulla vocale che è alla fine della parola, per esempio: pietà, lunedì, farò, autogrù.

4. Forma

4.1. Il segnaccento, nei casi in cui è obbligatorio, è sempre grave sulle vocali: a, i, o, u.

4.2. Sulla e, il segnaccento obbligatorio è grave se la vocale è aperta, è acuto se la vocale è chiusa:

- è sempre grave sulle parole seguenti:

ahimè e ohimè, caffè, canapè, cioè, coccodè, diè e gilè, lacchè, piè, ; inoltre sulla maggior parte dei francesismi adattati, come bebè, cabarè, purè, ecc. e sulla maggior parte dei nomi propri, come Giosuè, Mosè, Noè, Salomè, Tigrè;

- è acuto sulle parole seguenti:

ché («poiché») e i composti di che (affinché, macché, perché, ecc.), e i composti affé, autodafé, i composti di re e di tre (viceré, ventitré), i passati remoti (credé, temé, ecc., escluso diè), le parole mercé, , scimpanzé, , testé.

4.3. Anche per la o si possono distinguere i due timbri (aperto o chiuso) con i due accenti (grave ed acuto) ma solo in casi in cui l'accento è facoltativo, per esempio: còlto (participio passato di cogliere, e cólto («istruito»).

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