La distribuzione GNU/Linux RedHat è ottenibile presso l'URI http://metalab.unc.edu/pub/Linux/distributions/redhat/current/, oltre che dai vari siti speculari e dalle varie riproduzioni su CD-ROM.
L'essenziale della distribuzione RedHat, così come appare nei vari FTP, è composto dalle directory seguenti.
Contiene i pacchetti RPM dei sorgenti. Questi file non sono necessari per l'installazione. | |||||||||||||||||||
Contiene tutto quello che riguarda la distribuzione destinata ai PC. I CD-ROM contengono solitamente quello che discende da questa directory o da un'altra equivalente, in base alla piattaforma.
| |||||||||||||||||||
Contiene gli aggiornamenti alla versione corrente. Si suddivide in funzione della piattaforma.
|
Con la distribuzione RedHat si devono preparare uno o due dischetti per avviare il sistema la prima volta quando si vuole installare GNU/Linux nel disco fisso; eventualmente ne è disponibile anche uno da utilizzare quando si hanno dei problemi da risolvere (gravi) in una precedente installazione.
Si tratta precisamente del dischetto di avvio (boot) che viene usato per primo ed è sufficiente da solo per i tipi di installazione per il quale è stato predisposto, ed eventualmente di un dischetto supplementare che viene chiesto dalla procedura di installazione in occasioni particolari. L'ultimo dischetto a cui si è accennato è quello da usare in caso di emergenza (rescue).
File-immagine | Scopo |
images/boot.img | Installazione da CD-ROM o da disco fisso. |
images/bootnet.img | Installazione dalla rete: NFS, FTP o HTTP. |
images/pcmcia.img | Dischetto supplementare per le interfacce PCMCIA. |
images/resque.img | Dischetto supplementare di emergenza. |
I dischetti si preparano a partire dai file-immagine. Se si ha a disposizione un sistema operativo Dos si può utilizzare il programma RAWRITE.EXE
nel modo seguente:
RAWRITE <file-immagine> A: |
Se invece si dispone già di un sistema GNU/Linux, si può utilizzare semplicemente il programma cp
nel modo seguente (bisogna operare come utente root
).
cp <file-immagine> /dev/fd0 |
L'installazione può avvenire a partire da diverse fonti (utilizzando il dischetto di avvio adatto per il tipo prescelto). La directory RedHat/
può risiedere in uno dei posti seguenti.
CD-ROM (immagine È la situazione più comune, quando si acquista un CD-ROM o una pubblicazione contenente un CD-ROM. | |
Disco fisso (immagine Quando si scarica la distribuzione GNU/Linux da Internet o quando si hanno difficoltà inizialmente con il lettore di CD-ROM. Può trattarsi di una partizione Second-extended (Ext2) o Dos. | |
Directory condivisa in rete attraverso il protocollo NFS (immagine È possibile installare la distribuzione partendo da una directory condivisa in rete con il protocollo NFS. Si può accedere indicando l'indirizzo IP dell'elaboratore in cui risiede, o il nome se si dispone di un DNS server (del quale occorre però conoscere l'indirizzo IP). | |
Directory condivisa in rete attraverso il protocollo FTP (immagine Funziona quasi come nel caso del protocollo NFS. | |
Directory condivisa in rete attraverso il protocollo HTTP (immagine Funziona quasi come nel caso del protocollo NFS. | |
PCMCIA (oltre al dischetto di avvio serve quello supplementare per la gestione dell'interfaccia PCMCIA) Se si dispone di un elaboratore portatile è molto probabile che si usi un'interfaccia PCMCIA per connettere il lettore CD-ROM, un'unità SCSI o per avere accesso alla rete. |
Il programma di installazione della distribuzione RedHat utilizza una sorta di interfaccia grafica basata su una matrice di caratteri. In questo senso, il programma mostra informazioni e richieste utilizzando degli elementi tipici degli ambienti grafici, che devono essere gestiti dall'utente attraverso la tastiera. Nello stesso tempo, sono disponibili diverse console virtuali, organizzate in modo da facilitare il compito di chi installa questa distribuzione.
Appare generalmente un cursore, o una zona evidenziata, che rappresenta un'opzione attiva o semplicemente la posizione corrente a cui possono fare riferimento i comandi della tastiera. Si possono utilizzare i seguenti comandi di navigazione-selezione:
i tasti freccia spostano il cursore nella direzione della freccia; | |
il tasto [Tab], e la combinazione [Alt+Tab], permettono di passare da un elemento all'altro (rispettivamente in avanti e indietro); | |
per selezionare un tasto grafico occorre posizionare il cursore sul tasto stesso e quindi premere la [barra spaziatrice], oppure [Invio]; | |
per selezionare una voce da una lista, occorre posizionare il cursore sulla voce desiderata e successivamente si deve premere [Invio]; | |
per selezionare o deselezionare una casella di selezione (check box), si deve posizionare il cursore sulla casella desiderata e premere la [barra spaziatrice]. |
In quasi tutti i punti della procedura di installazione è possibile rinunciare a una o più scelte fatte, ritornando sui propri passi. Questa facoltà è abbinata generalmente alla selezione dei tasti grafici >Cancel
< o >Previous
<.
L'installazione avviene utilizzando automaticamente la prima console virtuale, e se tutto procede normalmente non c'è alcun bisogno di utilizzare le altre. Tuttavia, quando succedono imprevisti, specialmente quando si vuole eseguire un'installazione che va al di fuori dei canoni tradizionali, le informazioni su ciò che avviene possono essere di grande aiuto. La tabella elenca l'uso che viene fatto delle console virtuali da parte del sistema di installazione della distribuzione RedHat.
Console | Combinazione tasti | Descrizione |
1 | [Alt+F1] | Interazione con il programma grafico di installazione. |
2 | [Alt+F2] | Una shell di emergenza. |
3 | [Alt+F3] | Messaggi diagnostici del programma di installazione. |
4 | [Alt+F4] | Messaggi diagnostici di sistema. |
5 | [Alt+F5] | Altri tipi di messaggi diagnostici. |
È il caso di sottolineare che la seconda console virtuale, quella che mette a disposizione una shell di emergenza, non è disponibile immediatamente. Questo problema verrà chiarito in seguito.
Il kernel utilizzato nei dischetti di avvio per l'installazione della distribuzione è di tipo modulare. Di conseguenza, si possono incontrare difficoltà quando si dispone di hardware non comune. In questi casi, durante la fase di installazione, occorre indicare le caratteristiche di questo hardware, se il sistema non è già in grado di riconoscerlo. In pratica, si utilizzano una serie di moduli per il kernel che vengono attivati solo quando si presenta la necessità.
L'attivazione dei moduli può creare qualche problema di fronte a dispositivi che non vengono riconosciuti automaticamente. In tal caso occorre dare qualche indicazione attraverso dei parametri.
La prima fase dell'installazione è quella più delicata: serve a raggiungere i file della distribuzione da installare. Si è detto all'inizio del capitolo da quali fonti è possibile eseguire l'installazione, tuttavia, quella che si fa a partire da un CD-ROM è sempre la più semplice, e gli altri tipi sono da riservarsi alle situazioni di necessità o agli utenti esperti. Solo quando si supera questa prima fase è disponibile la shell nella seconda console virtuale.
In queste sezioni si vuole mostrare come procede l'installazione della distribuzione RedHat, nella situazione più semplice che si possa presentare: un PC con disco fisso IDE/EIDE e un lettore CD-ROM IDE/ATAPI. Vengono escluse volutamente le possibilità di avviare l'installazione a partire dal sistema operativo Dos o attraverso l'avvio del CD-ROM stesso (per quanto queste siano comunque possibili); inoltre non viene affrontato il problema delle interfacce PCMCIA.
Welcome to RedHat Linux! o To install or upgrade a system running RedHat Linux 2.0 or later, press the <ENTER> key. o To enable the expert mode, type expert <ENTER>. Press <F3> for more information about expert mode. o This disk can no longer be used as a rescue disk. Press <F4> for information on the new rescue disk. o Use the function key listed below for help with all topics. [F1-Main] [F2-General] [F3-Expert] [F4-Rescue] [F5-Kickstart] [F6-Kernel] boot: |
Si inizia avviando il sistema con il dischetto di avvio (images/boot.img
). Sono disponibili diverse possibilità per l'installazione e si possono leggere alcuni file di guida premendo i tasti [F1], [F2], ecc. In situazioni normali basta premere [Invio] per iniziare.
La prima richiesta che viene fatta è di decidere il linguaggio utilizzato dal programma di installazione. Non ha niente a che vedere con il risultato finale dell'installazione. Benché la traduzione in italiano sia ragionevolmente buona, qui si mostra l'installazione in inglese.
Si seleziona il linguaggio spostando il cursore sull'elenco, attraverso l'uso dei tasti freccia. Una volta evidenziato il nome del linguaggio desiderato, basta confermare premendo la [barra spaziatrice] o [Invio].
+--------| Choose a Language |---------+ | | | What language should be used during | | the installation process? | | | | English | | Czech | | Danish | | Finnish | | French | | German | | Italian | | Norwegian | | | | +----+ | | | Ok | | | +----+ | | | +--------------------------------------+ |
È importante disporre di una tastiera configurata correttamente già in fase di installazione. Per questo, viene richiesta subito la sua selezione. Si possono usare i tasti freccia per spostare il cursore lungo l'elenco di tastiere, e così facendo si potrà indicare quella italiana (it
). Una volta evidenziata, basta premere [Invio], corrispondente alla selezione del tasto grafico >Ok
<.
Figura 205.3:
La scelta della mappa della tastiera.
La selezione della tastiera farà in modo che, da quel momento in poi, la tastiera risulti configurata secondo la mappa scelta, e questa impostazione verrà mantenuta anche nell'installazione finale di GNU/Linux.
Si è detto che il modo più semplice di installare la distribuzione RedHat è quello di utilizzare un CD-ROM, e in tal caso deve essere stato usato un dischetto di avvio ottenuto dall'immagine images/boot.img
. Se il lettore è un'unità IDE/ATAPI il programma di installazione non ha bisogno d'altro, altrimenti, se si tratta di un'unità con scheda proprietaria, o SCSI, occorre dare al programma delle indicazioni aggiuntive, in modo che possa caricare opportunamente il modulo del kernel necessario.
+----| Installation Method |----+ | | | What type of media contains | | the packages to be installed? | | | | Local CDROM | | Hard drive | | | | +----+ +------+ | | | Ok | | Back | | | +----+ +------+ | | | +-------------------------------+ |
Per selezionare un'installazione da CD-ROM locale, basta che la voce corrispondente, Local CDROM
, sia evidenziata prima di premere [Invio].
Una volta definita l'origine dell'installazione, ammesso che sia andato tutto bene, è il momento di specificare cosa si vuole fare: aggiornare una vecchia versione o installare da zero. Quindi, se si dispone di unità SCSI, è il momento di dichiararlo (se il programma di installazione non è già in grado di riconoscerle da solo).
Figura 205.5:
Si può installare GNU/Linux da zero oppure si può scegliere di aggiornare una versione precedente della distribuzione RedHat.
È però da sottolineare che non ci si possono attendere aggiornamenti intelligenti che siano in grado ci recuperare e riadattare la configurazione precedente. Di sicuro, i vecchi file di configurazione vengono salvati rinominandoli, in modo che terminino con l'estensione .rpmorig
, ma questo significa che poi si deve provvedere a adeguare i nuovi file di configurazione alle vecchie esigenze.
Più spesso di quanto non ci si aspetti, l'aggiornamento di un'installazione precedente fallisce. Se si intende procedere veramente a un aggiornamento, è praticamente indispensabile fare prima delle copie di sicurezza di tutto il sistema. |
In aiuto agli utenti inesperti, e a chi non ha tempo, è disponibile la selezione tra diversi tipi di installazione, definiti «classi» dalla distribuzione RedHat. Si distingue tra: Workstation
, Server
e Custom
. Come si può intuire, la classe Custom
permette di definire in modo dettagliato come si vuole installare GNU/Linux, ed è anche ciò che viene mostrato nelle prossime sezioni. Tuttavia, è importante tenere da conto anche le altre due possibilità che possono facilitare molto il lavoro.
Scegliendo questa classe, vengono cancellate tutte le partizioni Linux che il programma di installazione è in grado di trovare nei dischi installati, e viene utilizzato tutto lo spazio che non è occupato da altre partizioni. È il programma di installazione a decidere come organizzare le partizioni. | |
Scegliendo questa classe, vengono cancellate tutte le partizioni dei dischi esistenti. Come nel caso della classe |
+-----| Installation Class |-----+ | | | What type of machine are you | | installing? For maximum | | flexibility, choose "Custom". | | | | Workstation | | Server | | Custom | | | | +----+ +------+ | | | Ok | | Back | | | +----+ +------+ | | | +--------------------------------+ |
La definizione del filesystem per l'installazione che si sta facendo è una fase un po' delicata, in quanto può tradursi in un intreccio di partizioni connesse in diversi punti di innesto. In questi esempi si mostra l'installazione più semplice per il principiante: quella che utilizza una sola partizione, anche se non si tratta della soluzione ottima per tutte le situazioni.
Figura 205.7:
Il programma di installazione chiede all'utente di scegliere lo strumento preferito per la modifica delle partizioni.
Per prima cosa, il programma di installazione permette di scegliere tra due programmi differenti per la modifica delle partizioni: Disk Druid e fdisk
. Se si ha la pazienza di leggere almeno una volta come funziona fdisk
, questo programma è alla fine il più semplice da usare. Negli esempi verrà mostrato appositamente l'uso di fdisk
.
fdisk
è il più semplice, spartano, ed efficace programma per la modifica delle partizioni. Dopo averlo selezionato come programma preferito per questa installazione, viene richiesto di indicare su quale disco intervenire (il disco intero; non solo una particolare partizione).
Figura 205.8:
Il programma di installazione chiede all'utente di scegliere il disco su cui verrà installato GNU/Linux.
La figura mostra il caso in cui ci sia a disposizione un solo disco fisso IDE. I tasti grafici indicati in basso rappresentano il tipo di azione da compiere: >Done
< indica che il lavoro di modifica delle partizioni è terminato su tutti i dischi in cui si voleva intervenire; >Edit
< attiva invece fdisk
per il disco fisso che risulta evidenziato nell'elenco.
Per proseguire, si deve quindi selezionare il tasto >Edit
<, portandovi sopra il cursore attraverso la pressione di [Tab] (tante volte quanto necessario), e premendo la [barra spaziatrice], o [Invio], alla fine. Quello che si ottiene è quindi l'avvio di fdisk
.
*1*
This is the fdisk program for partitioning your drive. It is running on /dev/hda. Command (m for help) Disk /tmp/hda: 16 heads, 63 sectors, 1024 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 bytes Device Boot Begin Start End Blocks Id System /tmp/hda1 * 1 1 82 41296+ 6 DOS 16-bit >=32M /tmp/hda2 83 83 1024 474768 6 DOS 16-bit >=32M |
Per ottenere questa situazione in cui si trovano due partizioni Dos era stato utilizzato il programma FIPS.EXE
: la prima delle due è la partizione Dos che resta, la seconda è vuota e verrà sostituita. Si procede quindi a eliminare la seconda partizione.
d
[Invio]
Partition number (1-4): |
2
[Invio]
A questo punto resta una sola partizione.
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 16 heads, 63 sectors, 1024 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 bytes Device Boot Begin Start End Blocks Id System /tmp/hda1 * 1 1 82 41296+ 6 DOS 16-bit >=32M |
Si procede con l'inserimento di una partizione da utilizzare per lo scambio (la memoria virtuale), e successivamente con l'inserimento della partizione che ospiterà GNU/Linux. Con il comando n
si intende creare una nuova partizione.
n
[Invio]
Command action e extended p primary partition (1-4) |
Si seleziona un tipo di partizione primaria.
p
[Invio]
Partition number (1-4): |
Trattandosi della seconda partizione, si inserisce il numero due.
2
[Invio]
Viene richiesta quindi l'indicazione del primo cilindro a partire dal quale inizierà la nuova partizione. Vengono già proposti il valore minimo e quello massimo.
First cylinder (83-1024): |
83
[Invio]
Quindi viene richiesta l'indicazione dell'ultimo cilindro, o della dimensione minima della partizione. In questo caso si richiede una dimensione minima di 32 Mbyte.
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (83-1024): |
+32M
[Invio]
Per visualizzare il risultato basta utilizzare il solito comando p
.
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 16 heads, 63 sectors, 1024 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 bytes Device Boot Begin Start End Blocks Id System /tmp/hda1 * 1 1 82 41296+ 6 DOS 16-bit >=32M /tmp/hda2 83 83 148 33264 83 Linux native |
Come si vede è stata aggiunta una partizione di tipo Linux-nativa di 33264 blocchi da 1024 byte. La partizione Linux-nativa è adatta ad accogliere un filesystem Ext2 e non lo scambio della memoria, quindi occorre cambiare il tipo di identificazione della partizione.
t
[Invio]
Partition number (1-4): |
2
[Invio]
Hex code (type L to list codes): |
Come suggerito, conviene visualizzare l'elenco dei codici.
L
[Invio]
0 Empty 9 AIX bootable 75 PC/IX b7 BSDI fs 1 DOS 12-bit FAT a OS/2 Boot Manag 80 Old MINIX b8 BSDI swap 2 XENIX root 40 Venix 80286 81 Linux/MINIX c7 Syrinx 3 XENIX usr 51 Novell? 82 Linux swap db CP/M 4 DOS 16-bit <32M 52 Microport 83 Linux native e1 DOS access 5 Extended 63 GNU HURD 93 Amoeba e3 DOS R/O 6 DOS 16-bit >=32 64 Novell Netware 94 Amoeba BBT f2 DOS secondary 7 OS/2 HPFS 65 Novell Netware a5 BSD/386 ff BBT 8 AIX |
Il codice di una partizione di scambio di Linux è 82 (Linux swap) e così viene indicato.
82
[Invio]
Changed system type of partition 2 to 82 (Linux swap) |
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 16 heads, 63 sectors, 1024 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 bytes Device Boot Begin Start End Blocks Id System /tmp/hda1 * 1 1 82 41296+ 6 DOS 16-bit >=32M /tmp/hda2 83 83 148 33264 82 Linux swap |
Si procede richiedendo la creazione di una nuova partizione.
n
[Invio]
Command action e extended p primary partition (1-4) |
Si seleziona un tipo di partizione primaria.
p
[Invio]
Partition number (1-4): |
Trattandosi della terza partizione, si inserisce il numero tre.
3
[Invio]
Viene richiesta quindi l'indicazione del primo cilindro a partire dal quale inizierà la nuova partizione. Viene già proposto l'intervallo di valori possibili.
First cylinder (149-1024): |
149
[Invio]
Quindi viene richiesta l'indicazione dell'ultimo cilindro, o della dimensione minima della partizione. In questo caso si richiede la dimensione massima indicando il numero dell'ultimo cilindro.
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (149-1024): |
1024
[Invio]
Per visualizzare il risultato basta utilizzare il solito comando p
.
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 16 heads, 63 sectors, 1024 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 bytes Device Boot Begin Start End Blocks Id System /tmp/hda1 * 1 1 82 41296+ 6 DOS 16-bit >=32M /tmp/hda2 83 83 148 33264 82 Linux swap /tmp/hda3 149 149 1024 441504 83 Linux native |
Si conclude utilizzando il comando w
per registrare le modifiche.
*2*
w
[Invio]
A questo punto fdisk
termina di funzionare e riappare la richiesta vista in precedenza. Se il lavoro di modifica delle partizioni non è finito, si può selezionare nuovamente il tasto grafico >Edit
<, oppure si può indicare un disco differente e ancora selezionare il tasto >Edit
< per modificare le partizioni al suo interno. Quando tutto è terminato, si seleziona il tasto >Done
< e si procede con la definizione dei punti di innesto del filesystem.
Dopo la preparazione delle partizioni viene richiesta l'indicazione dei vari punti di innesto, dove per prima cosa occorre specificare quale sia la partizione di root, cioè quella montata nella directory principale (la radice, cioè /
). Seguendo gli esempi mostrati sopra non c'è scelta; ci sono a disposizione solo tre partizioni: una Dos-FAT, una di scambio per la memoria e una per GNU/Linux.
+-------------------------| Current Disk Partitions |--------------------------+ | Mount Point Device Requested Actual Type | | /dos hda1 41M 41M DOS 16-bit >=32M | | hda2 33M 33M Linux swap | | / hda3 441M 441M Linux native | | | | | | | | | | | | Drive Summaries | | Drive Geom [C/H/S] Total Used Free | | hda [ 1024/16/63] 528M 528M 0M [############] ] | | | | | | | +-----+ +------+ +--------+ +----+ +------+ | | | Add | | Edit | | Delete | | Ok | | Back | | | +-----+ +------+ +--------+ +----+ +------+ | | | +------------------------------------------------------------------------------+ F1-Add F2-Add NFS F3-Edit F4-Delete F5-Reset F12-Ok |
L'esempio mostrato nella figura rappresenta le partizioni con i punti di innesto già determinati. Per farlo in pratica, si utilizza il tasto grafico >Edit
< per definire quanto riguarda la partizione evidenziata con la barra di scorrimento. Si osservi che /dev/hda3
è la partizione principale, che conterrà il filesystem root (ovvero il filesystem principale), mentre /dev/hda1
è la partizione contenente il sistema operativo Dos che, quando si avvia GNU/Linux, risulterà montata a partire dalla directory /dos/
.
Al termine, per proseguire, si deve selezionare il tasto >Ok
<.
Dopo la definizione dei punti di innesto viene proposta la selezione delle partizioni di scambio, cioè quelle da dedicare alla memoria virtuale. Il programma di installazione mostra quelle esistenti e permette di attivarne l'utilizzo attraverso una casella di selezione che vi appare a fianco, come si può vedere nella figura.
Figura 205.10:
Le partizioni di scambio prima dell'inizializzazione.
Attivando una casella di selezione apposita, è possibile richiedere esplicitamente il controllo delle partizioni durante l'inizializzazione, in modo da verificare che non esistano settori difettosi.
L'inizializzazione e il controllo eventuale di queste partizioni viene fatto subito, in modo da poter attivare la memoria virtuale prima di procedere con le operazioni successive. Anche le indicazioni date in questa fase servono per costruire il file /etc/fstab
finale.
L'indicazione delle partizioni normali da inizializzare viene data subito dopo quelle destinate alla memoria virtuale. Anche in questo caso è possibile richiedere un controllo della partizione durante l'inizializzazione, come si vede nella figura.
Figura 205.11:
Le partizioni da inizializzare.
L'inizializzazione di queste partizioni (in questo caso una sola) non avviene subito; si attende che vengano selezionati i pacchetti da installare, e quindi, a cose fatte, verrà avviata l'inizializzazione e l'installazione dei pacchetti, lasciando libero l'utente di occuparsi d'altro.
La distribuzione GNU/Linux della RedHat permette di selezionare i pacchetti in modo piuttosto semplificato, per gruppi di pacchetti, e solo se lo si richiede espressamente, anche in modo dettagliato. Per poter ottenere un'installazione minima si possono deselezionare tutti i gruppi di pacchetti: verrà installato solo ciò che è indispensabile. In alternativa si può anche eseguire un'installazione totale, se si ritiene di disporre di spazio sul disco a sufficienza. *3*
La gestione dei pacchetti dopo l'installazione è abbastanza agevole, quindi, le prime volte non è il caso di crearsi troppi problemi sulla scelta dei pacchetti da installare.
In questa fase si possono definire i gruppi di pacchetti che si vogliono installare. Se si vuole eseguire un'installazione minima in assoluto, basta deselezionare tutti i gruppi; se si desidera installare tutto si può selezionare l'ultima voce: Everything
.
Figura 205.12:
Selezione di massima dei pacchetti da installare.
Se si conosce già bene GNU/Linux, e gli applicativi che con esso di possono utilizzare, si può selezionare la voce Select individual packages
, in modo da rifinire le richieste di massima definite in questa prima fase.
Se durante la scelta dei gruppi di pacchetti era stato richiesto di indicare in modo dettagliato quali pacchetti installare, appare un menu dei gruppi di pacchetti, da cui si può ottenere un elenco dettagliato dove selezionare o deselezionare quanto desiderato. Inizialmente, appare un elenco dove vengono proposte le categorie dei pacchetti che possono essere installati (si tratta di una classificazione differente è già più dettagliata di quanto visto nella fase precedente).
+-------------------------| Select Group |--------------------------+ | | | Choose a group to examine Installed system size: 278M | | Press F1 for a package description | | | | + [o] Amusements/Games 4.2M # | | + [o] Amusements/Graphics 4.1M X | | + [*] Amusements/Multimedia 0.2M X | | + [o] Applications/Archiving 0.8M X | | + [o] Applications/Communications 0.6M X | | + [ ] Applications/Databases X | | + [o] Applications/Editors 0.5M X | | + [ ] Applications/Emulators X | | | | +------+ +------+ | | | Done | | Back | | | +------+ +------+ | | | +-------------------------------------------------------------------+ |
Utilizzando i tasti [+] e [-
] è possibile selezionare o deselezionare la categoria evidenziata dalla barra del cursore. In tal caso si può osservare un asterisco (*
) o uno spazio all'interno della casellina di selezione che vi appare a sinistra. Precisamente, l'asterisco rappresenta la selezione di tutti i pacchetti di quella categoria, mentre la casellina vuota indica che non è stato selezionato alcun pacchetto del gruppo relativo. Inoltre, su alcune categorie appare già la lettera «o» che indica la selezione di alcuni dei suoi pacchetti (in base alla selezione dei gruppi fatta in precedenza).
È possibile accedere all'elenco dei pacchetti di una categoria premendo la [barra spaziatrice]. A questo punto, i tasti [+] e [-
], oppure anche la [barra spaziatrice], servono per includere o escludere un pacchetto preciso.
+-------------------------| Select Group |--------------------------+ | | | Choose a group to examine Installed system size: 278M | | Press F1 for a package description | | | | + [o] Amusements/Games 4.2M # | | + [o] Amusements/Graphics 4.1M X | | + [*] Amusements/Multimedia 0.2M X | | - [o] Applications/Archiving 0.2M X | | [ ] dump X | | [ ] lha X | | [*] sharutils 0.2M X | | [ ] unarj X | | | | +------+ +------+ | | | Done | | Back | | | +------+ +------+ | | | +-------------------------------------------------------------------+ |
In conclusione, in questa fase si può rifinire quanto indicato in linea di massima attraverso la precedente selezione dei gruppi di pacchetti. Naturalmente, così facendo si rischia di non soddisfare tutte le dipendenze che ci possono essere tra i pacchetti. Se ciò accade, il programma di installazione avvisa e richiede se si vogliono installare anche i pacchetti necessari a soddisfare le dipendenze.
Dopo la selezione dei pacchetti da installare, si passa alla fase dell'installazione di questi nel filesystem organizzato secondo quanto visto in precedenza. Prima però, vengono inizializzate le partizioni che erano state definite. L'installazione dei pacchetti è un processo automatico che non richiede interventi, a parte quando si verificano errori di qualche tipo.
Al termine dell'installazione dei pacchetti inizia la fase della configurazione conclusiva, di ciò che non sia già stato definito durante l'installazione. Quasi tutto viene configurato attraverso programmi che poi sono disponibili anche nel sistema GNU/Linux che si ottiene, in modo da poter modificare le impostazioni agevolmente.
In particolare, la configurazione della rete potrebbe essere già stata definita all'inizio dell'installazione, quando si utilizza una distribuzione RedHat accessibile solo attraverso la rete. Se necessario, si può modificare quanto già impostato.
La configurazione del mouse può essere ripetuta anche dopo che il sistema GNU/Linux è stato installato, utilizzando il programma mouseconfig
. Viene fatta inizialmente una scansione delle porte su cui potrebbe essere connesso un mouse. Se viene trovato, viene richiesto di confermare la scelta del protocollo (cioè del tipo di mouse).
Figura 205.15:
Indicazione del tipo di mouse.
La distribuzione RedHat utilizza questa definizione sia per la gestione del mouse con i programmi che utilizzano lo schermo a matrice di caratteri, sia per la configurazione del sistema grafico X, quando questa viene fatta attraverso gli strumenti della distribuzione stessa. Questa affermazione non è ovvia, perché si tratta di due cose indipendenti.
Con il sistema grafico X è importante avere a disposizione tre tasti del mouse. Se si dispone solo di due, il terzo deve essere emulato in qualche modo. La figura mostra una casella di selezione con l'etichetta Emulate 3 buttons?
. Selezionando tale casella si ottiene questa emulazione.
A questo punto è possibile configurare la connessione in rete. Se l'installazione è stata fatta utilizzando la rete, questa configurazione è già avvenuta, e può essere semplicemente lasciata così com'è. In ogni caso, se l'elaboratore su cui si installa GNU/Linux è connesso a una rete, è opportuno definire questa connessione in questa fase (purché lo si sappia fare). Successivamente si potranno utilizzare solo strumenti grafici che richiedono il sistema grafico X.
La gestione delle reti TCP/IP con GNU/Linux viene descritta a partire dal capitolo 68.
La configurazione dell'ora locale richiede in pratica l'indicazione della capitale, Europe/Rome
. È opportuno fare in modo che l'orologio interno dell'elaboratore sia posizionato sull'ora di riferimento definita dal tempo universale (in origine si indicava come GMT, o Greenwich Mean Time). La configurazione dell'ora locale può essere modificata in qualunque momento utilizzando il programma timeconfig
.
Figura 205.16:
Scelta dell'ora locale in base alla zona oraria.
La configurazione dei servizi da attivare quando si avvia il sistema può essere ripetuta anche dopo che GNU/Linux è stato installato, utilizzando il programma ntsysv
.
Perché un servizio sia attivato, basta fare in modo che la casella corrispondente sia selezionata; il contrario se si vuole escludere un certo servizio.
Figura 205.17:
Selezione dei servizi da attivare automaticamente durante la procedura di inizializzazione del sistema.
La configurazione delle stampanti è un'operazione piuttosto articolata, a seconda che si tratti di stampanti locali o remote. Il programma che viene utilizzato non è più disponibile dopo l'installazione. Al suo posto si deve adoperare un programma analogo che richiede il sistema grafico X, oppure si deve intervenire direttamente sui file di configurazione. Qui viene mostrata solo la configurazione di una stampante locale.
Figura 205.18:
Dopo avere specificato che si intende installare una stampante, viene richiesta l'indicazione della coda di stampa: il nome e il percorso.
Dopo avere specificato che si intende installare una stampante (nel nostro caso si tratta di una stampante locale), il programma di configurazione propone il nome di una coda di stampa e la sua collocazione nel filesystem. L'esempio mostrato nella figura presenta il caso della coda lp
, che è tradizionalmente il nome predefinito della coda di stampa principale.
Viene richiesto quindi di indicare la porta parallela a cui è connessa tale stampante. Il programma stesso cerca di individuarla e la propone all'utente. È importante tenere presente che la corrispondenza tra i nomi dei dispositivi e le porte dipende da diversi fattori, quindi il fatto che il programma aiuti a individuare le porte presenti è di grande utilità.
+-----------| Local Printer Device |------------+ | | | What device is your printer connected to | | (note that /dev/lp0 is equivalent to LPT1:)? | | | | Printer Device: /dev/lp0______ | | | | Auto-detected ports: | | | | /dev/lp0: Detected | | /dev/lp1: Not Detected | | /dev/lp2: Not Detected | | | | +----+ +------+ | | | Ok | | Back | | | +----+ +------+ | | | +-----------------------------------------------+ |
Alla coda di stampa (e non alla porta parallela) si deve poi abbinare un tipo di emulazione di stampa. L'esempio mostra la scelta di una stampante PostScript. In realtà è più probabile che si tratti di un tipo diverso.
Figura 205.20:
Scelta dell'emulazione della stampante.
Successivamente viene richiesto di indicare la risoluzione della stampa, il formato normale della carta utilizzata, e infine l'eventuale correzione della scalettatura. Chi non conosce cosa sia la scalettatura (stair
) farebbe bene a selezionare la casella corrispondente.
-
stepping
Figura 205.21:
Impostazione della stampante, in base al tipo di emulazione scelto.
Il problema della stampa con GNU/Linux viene descritto in modo più approfondito a partire dal capitolo 56.
Prima che l'installazione sia conclusa, viene chiesto all'utente di definire la password dell'utente root
. Ciò rappresenta il minimo possibile della sicurezza, per evitare che il sistema appena installato sia in balia di ogni possibile attacco. Il lavoro di definizione degli utenti potrà essere fatto dopo l'installazione.
La figura mostra questa richiesta da parte del programma di installazione. Come al solito, a titolo precauzionale, viene richiesto il suo inserimento per due volte.
Figura 205.22:
Definizione della password dell'utente root
.
Dopo aver definito la password dell'utente root
, viene richiesto di specificare alcuni elementi generali del sistema di autenticazione. Per la precisione si tratta di indicare l'utilizzo o meno del NIS, l'uso delle password shadow, l'utilizzo di password cifrate attraverso la firma MD5.
L'utente inesperto che non ha la necessità di proteggere il proprio sistema in modo particolare, può fare a meno (inizialmente) di queste funzioni. Per quanto riguarda il NIS, è evidente che occorre una rete locale già configurata e provvista di questo servizio.
L'ultima cosa fondamentale da definire, prima di concludere definitivamente il procedimento di installazione, è il modo in cui si deve avviare il sistema. In pratica, viene proposto di predisporre un dischetto di avvio di emergenza e di configurare LILO in modo da avviare il sistema automaticamente.
La creazione di un dischetto di avvio è molto importante, e non dovrebbe essere saltata, specialmente le prime volte. Oltre a ciò, è bene tenere presente che la configurazione che si può ottenere con LILO, attraverso il programma di installazione, è piuttosto limitata, quindi il dischetto di avvio è sempre una buona cosa per cominciare bene.
Quando è il turno di configurare LILO, viene presentata solo la scelta di installare il settore di avvio nell'MBR, cioè il primo settore del disco fisso, oppure nel primo settore della partizione in cui risiede GNU/Linux. Purtroppo ci sono situazioni in cui queste due possibilità sono troppo poche, per quello che si vuole fare, quindi conviene utilizzare il dischetto di avvio per poter avviare il sistema e quindi configurare LILO come si vuole.
Figura 205.23:
Specificazione del settore su cui installare LILO.
Nella situazione più semplice, si lascia che LILO modifichi l'MBR, in modo da dare a questo il controllo dell'avvio di GNU/Linux e degli altri eventuali sistemi operativi. Se per qualche motivo ciò non può essere fatto, installandolo nel primo settore della partizione contenente GNU/Linux occorre poi affidare a un altro programma (detto bootloader) l'avvio di quel settore.
LILO, come altri sistemi di avvio di GNU/Linux, permette di indicare alcuni parametri per il kernel che potrebbero rendersi necessari in presenza di dispositivi particolari che non vengono individuati correttamente, o in altre situazioni simili. Per sapere come comporre tali parametri occorre conoscere questo meccanismo, descritto in particolare nel capitolo 13. L'utente medio non dovrebbe preoccuparsi di questa riga, lasciando la maschera come si vede nella figura.
Figura 205.24:
Indicazione opzionale dei parametri di avvio per il kernel.
LILO e il sistema di avvio di GNU/Linux è descritto in modo più dettagliato nel capitolo 8.
Se tra i pacchetti installati c'è anche il sistema grafico X, per la precisione XFree86, viene richiesto all'utente di definire la sua configurazione attraverso il programma Xconfigurator
, che potrà essere utilizzato anche in seguito per modificarla.
Il programma di configurazione esegue una scansione diagnostica alla ricerca della scheda video. Se si tratta di una scheda PCI è molto probabile che venga identificata. Se la ricerca fallisce, viene richiesto all'utente di scegliere un tipo di scheda, o direttamente il server grafico. Successivamente si passa all'indicazione del tipo di monitor.
Figura 205.25:
Scelta del monitor.
È poco probabile che si riesca a trovare il proprio modello tra quelli proposti dall'elenco, per cui è quasi obbligatorio indicare il tipo Custom
. Si deve quindi indicare la frequenza orizzontale e verticale. È importante che le frequenze selezionate non superino i limiti stabiliti dalla casa costruttrice del monitor.
Figura 205.26:
Scelta della frequenza orizzontale.
Figura 205.27:
Scelta della frequenza verticale.
A seconda del tipo di scheda video disponibile potrebbe essere richiesta la selezione del cosiddetto RAMDAC. Se viene richiesto, in caso di dubbio si può rinunciare a specificarne il valore.
Un punto delicato è dato invece dal cosiddetto Clockchip. Se non si sa di cosa si tratti, è bene non indicare alcunché, come si vede nella figura.
Figura 205.28:
Scelta del clockchip.
Successivamente deve essere selezionata la quantità di memoria a disposizione della scheda video. È importante non indicarne più di quanta realmente presente.
Figura 205.29:
Indicazione della memoria video disponibile.
Infine, si devono indicare le modalità video, cioè la dimensione dello schermo espressa in punti. Per evitare fastidi inutili, sarebbe conveniente indicare una sola risoluzione per tutti i tipi di profondità di colori. La figura mostra in particolare un esempio in cui è stata selezionata solo la risoluzione 800x600, sia per la profondità di colori a 8 bit, sia per la profondità a 16, escludendo quella a 24 bit.
Figura 205.30:
Indicazione delle modalità video utilizzabili.
Al termine, viene provato l'avvio del server grafico selezionato, utilizzando la configurazione indicata, in modo da permettere una verifica del suo funzionamento. In modalità grafica viene presentata una finestra di dialogo per richiedere la conferma del funzionamento. Se la risposta è affermativa, viene anche chiesto se si intende avviare immediatamente il sistema operativo in modo grafico. A parere di chi scrive, sarebbe meglio evitare questo tipo di soluzione, lasciando che sia l'utente a decidere quando avviare il sistema grafico.
Il sistema grafico X e la sua configurazione con GNU/Linux viene descritto in modo più approfondito a partire dal capitolo 60.
Dopo la configurazione di LILO e del sistema grafico, il sistema viene fermato e riavviato. È necessario togliere il dischetto utilizzato per l'installazione per verificare se funziona il sistema di avvio di GNU/Linux.
Mano a mano che gli utenti installano una nuova versione della distribuzione, vengono evidenziati i problemi di questo o quel pacchetto. Per questo, nei CD-ROM, così come negli FTP, si trova la directory updates/
contenente gli aggiornamenti riferiti a una versione particolare della distribuzione RedHat.
Il problema sta nel fatto che il programma di installazione non cerca automaticamente di installare la versione più aggiornata dei pacchetti. Perciò questo resta il compito dell'amministratore. Tuttavia, l'utente inesperto non dovrebbe preoccuparsene.
Teoricamente, non c'è bisogno di strumenti particolari di amministrazione di un sistema GNU/Linux. L'amministratore esperto è in grado di configurare tutto intervenendo direttamente sui file di configurazione.
Tuttavia, le distribuzioni GNU/Linux più raffinate tendono a fornire una serie di programmi di utilità che facilitano questo compito. In questa sezione vengono riepilogati gli strumenti che offre la distribuzione RedHat.
Purtroppo, l'assenza di standardizzazioni fa sì che manchi una direzione univoca verso un sistema di configurazione integrata. Nel caso della distribuzione RedHat, i sistemi di configurazione sono diversi; fondamentalmente: setup
, control
e -
panellinuxconf
.
La distribuzione RedHat, allo stato attuale, fornisce pochi strumenti utilizzabili con uno schermo a matrice di caratteri, cioè al di fuori del sistema grafico X. Si tratta dell'elenco seguente.
Permette di richiamare gli altri programmi di amministrazione utilizzabili senza X. | |
Configurazione del sistema di autenticazione. | |
Sistema di configurazione della mappa della tastiera. | |
Sistema di configurazione del mouse. | |
Sistema semplificato di configurazione di X. | |
Definisce la configurazione della scheda sonora. | |
Definire la zona oraria locale e l'eventuale allineamento dell'orologio interno all'elaboratore, con il tempo universale. | |
Attivazione e disattivazione di servizi all'interno della procedura di inizializzazione del sistema in stile System V. |
Le ultime versioni delle distribuzioni RedHat, includono anche linuxconf
, un sistema di configurazione quasi completo, utilizzabile attraverso i terminali a carattere, o attraverso X, o anche attraverso un navigatore web.
La distribuzione RedHat fornisce molti strumenti di amministrazione del sistema in forma grafica, utilizzabili solo con X.
Si tratta di un menu da cui si avviano i programmi di amministrazione riservati all'utente | |
Configurare della rete: interfacce, indirizzi IP, riferimenti ai servizi DNS (name server) e ai router. | |
Configurazione delle stampanti e definizione dei filtri di stampa. Si tratta di un programma molto importante perché il problema dei filtri di stampa non è di facile soluzione in generale. | |
Modifica dell'orario e della data del sistema, possibilmente senza intervenire sull'orologio hardware. | |
Interfaccia al programma |
The Official Red Hat Linux Installation Guide | |
RedHat, On-Line Documentation | |
RedHat, On-Line Documentation, RedHat Linux | |
RedHat Package Manager |
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Appunti Linux 1999.07.12 --- Copyright © 1997-1999 Daniele Giacomini -- daniele @ evo.it
1.) Il programma di installazione crea i file di dispositivo in modo dinamico, utilizzando la directory temporanea. Per questo motivo, fdisk
mostra dei nomi di dispositivo insoliti: /tmp/hda1
, /tmp/hda2
,...
2.) Se invece di salvare le modifiche si desidera annullare ciò che è stato fatto con fdisk
, si può usare semplicemente il comando q
.
3.) Per ottenere un'installazione minima, occorre agire in un modo piuttosto strano: si devono selezionare e subito dopo deselezionare tutte le voci.
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