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Numero 2 - 24 Febbraio 1999 - Arretrati


L’angolo dello psicologo

      Ci scrive N. da Roma:

Caro “La Lavandaglia”, sono una bibliotecaria di Roma, 42enne ma con un personalino affatto male. Per il mio lavoro vengo quotidianamente a contatto con ragazzi giovani, freschi, direi anche acerbi nei loro corpi d’atleti. Li guardo, come una madre può guardare, e mi scopro a pensarli non proprio come figli. Qualcuno mi sorride, altri, i più, tirano dritto, e io li richiamo: ”C’è da firmare il registro!”. Li controllo, li schedo, sono arrivata financo ad abbinare, in modo subdolo, sedie e tavoli in modo da avere un nome per ogni posto, e ogni nome a suo posto. Li invidio quando ridono e scherzano nelle “pause” davanti alla biblioteca, allora esco: “Silenzio! C’è gente che studia...” Ma chi studia? Sono tutti lì che ridono. Io no, io non rido mai, gioco a tetris e perdo, telefono e mi casca la linea, esco per fare la spesa e le buste, prima di rompersi, mi segano le dita! I ragazzi non invecchiano mai, hanno sempre vent’anni. Solo per me il tempo passa, invecchio io al posto loro, e ci sto male...”

        Cara N. da Roma, la tua fase orale, certamente turbata da un trauma prepuberale, ristagna non permettendo al tuo super-io di rielaborare la tua condizione di donna matura. Il complesso di Edipo irrisolto, l’invidia del pene latente e il bisogno di autopunirti ti bloccano. Èleva il tuo spirito, dispiega le ali disuse al volo e sii “libera e felice come una farfalla!!!”
Umberto Race