PIANO TERRA




L’Ottocento apre il percorso di visita con l’opera Ritratto di Signora, del bresciano Angelo Inganni (1807-1880), decisa immagine femminile dall’incarnato luminoso sul quale spiccano i fiori vermigli di camelia. Contraltare all’eleganza severa della provincia lombarda è il Ritratto di giovinetto, attribuito al leccese Gioacchino Toma (1836-1893); libera composizione che anticipa la tecnica dell’esecuzione impressionistica, come i tre “bozzettistici” paesaggi del piemontese Enrico Reycend (1855-1928). Al clima verdiano e carbonaro, che tanta eco ebbe durante il secolo, ben si associa l’opera del marchigiano Ercole Rosa (1846-1893), autore del toccante monumento ai Fratelli Cairoli sul Pincio a Roma, a Cagliari presente con il bronzo Uomo seduto. Col fluire nel secolo nuovo, la pittura diventa “divisionista” e le forme raffigurate sono composte da infinite pennellate staccate tra loro e tenute volutamente pure nei toni di colore, dissonanti ma armoniosi nell’effetto finale. Il toscano Luigi Gioli (1854-1947), con la tela Buoi all’abbeverata, si fa interprete di questa nuova sensibilità “atmosferica” e pulviscolare, resa in scultura dal piemontese Leonardo Bistolfi (1859-1933). Del pittore fiorentino Armando Spadini (1883-1925), isolato caposcuola, è presente un Ritratto femminile. Sul suo solco ma con esiti differenti si muovono alcuni più giovani pittori, residenti nella capitale, Roma, caratterizzata dal gusto umbertino. Sono Arturo Noci (1874-1953), qui in un Ritratto di signora, e soprattutto Camillo Innocenti (1871-1961), presente con un grande e noto paesaggio, Marina. Giacomo Balla (1871-1958), straordinaria figura di artista e tecnico abilissimo, da Torino trapiantatosi nell’urbe, è rappresentato da un pastello che costituisce una delle opere di maggiore orgoglio del museo cagliaritano. Esso raffigura lo scultore genovese Giovanni Prini (1877-1958) intento al lavoro; questo artista è a sua volta presente con il marmo Busto di giovinetta. Di Lorenzo Viani (1882-1936), secessionista livornese commosso interprete dell’umanità derelitta dei paria, è esposto Figura maschile. La centrale Sala IV, scrigno dell’intero percorso, raccoglie ben 31 opere di Umberto Boccioni (1882-1916), massimo esponente del movimento futurista italiano, illustrando compiutamente l’evoluzione della sua ricerca estetica, dall’esordio al periodo divisionista e futurista sino ai dipinti realizzati nell’anno della sua morte. L’atmosfera degli anni Dieci e la Belle Époque si chiudono bruscamente con una gouache di notevoli dimensioni, appartenuta a Margherita Sarfatti, realizzata da Mario Sironi (1885-1961).

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