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nuovi temperamenti dell'arte II


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10 - 30 ottobre 1998

Nuovi temperamenti dell'arte II

da Brera al Jamaica

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artisti in mostra

marco grimaldi
setsuo kondo
anna nutini
rossella rapetti
giuseppe rumi
elena strada
liù yung-je

Da Brera al Jamaica
di Claudio Cerritelli

Le mostre al Bar Jamaica dei giovani artisti che sono stati allievi dell'Accademia di Brera costituiscono un appuntamento non più sporadico, sono un'avventura dall'apparenza duratura, fino a poter essere considerata come un momento della cultura artistica milanese che ha il suo senso in un rinnovato rapporto con la tradizione di quel luogo che è il quartiere di Brera.

Sotto il titolo "Nuovi temperamenti dell'arte II" si è svolta durante il 1997 una seconda serie di mostre personali che, seguendo le orme del precedente ciclo, mira a verificare la dimensione professionale dei giovani autori proponendo le opere nello splendido locale di retto dal Mainini, incrocio di umori e di passioni diverse.

Il modello espositivo di queste brevi rassegne ha evidenziato la dinamica della pittura così come vengono vissute da parte di ogni singolo artista, attraverso l'individuazione del percorso creativo che, pur legato alla formazione scolastica, si porta oltre, volta per volta acapace dio offrire allo spettatore i sintomi di una ricerca tutta in divenire.

Anche quest'anno le scelte si sono orientate verso una forte prevalenza della pittura così detta anioconica, astratta, informale: insomma, verso il fermento del colore allo stato puro, senz'altro sostegno che quello della propria natura interiore, del proprio lirico sentimento cromatico.

Si Tratta di esperienze che hanno un'ampia elaborazione nell'ambiente scolastico e si identificano con un largo orizzonte del gusto che a Brera ha diversi docenti in prima linea. Tuttavia, oggi, tra i giovani attivi non solo a Milano il versante della pittura, con annessi strumenti e pensieri poetici, incontra serie difficoltà ad essere recepito, amato e compreso, forse per il fatto di subire una sorta di schiacciamento da parte del dibattito sulle tecnologie e sui vari "medalismi" con cui il medesimo ruolo del dipingere è stato stravolto, nel tentativo di volerne a tutti i costi ridefinirne il destino.

In questo, "Nuovi temperamenti dell'arte II" è un progetto espositivo che si rivolge al cuore del problema-colore senza altro desiderio che quello di partecipare alla sua vita, mai messa in attesa di giudizio, ma affrontata sempre nel suo valore più profondo, quello dell'attivazione del corpo visibile invisibile dell'immaginario. anche se il procedimento creativo si attesta su evidenti strutture grammaticali del linguaggio pittorico va riconosciuto a questi giovani lo sforzo di aderire agli eventi del colore, un impegno che non è mai simulazione ma tendenza a sentire l'impulso del dipingere come strumento di esplorazione dell'universo visivo. Dunque, la questione non riguarda un ennesima evoluzione della pittura, che sarebbe discorso al quale del resto non crede più nessuno; riguarda semmai la possibilità di immaginare la ricerca del colore come un viaggio che, attraverso diversi orizzonti, incontra sempre il medesimo desiderio: fare pittura.

I pittori assumono tutte le posizioni utili all'idea dell'arte, vale a dire al loro sentimento della visione, tutto ciò che permette di interrogare lo spazio, la luce, il rapporti tra le cose, anche irapporti immaginari.

Ed ognuno di questi giovani ama materializzare sulla superficie i propri sogni: Marco Grimaldi fantasmi spaziali, Liu Yung-Jen respiri cromatici, Setsuo Kondo percezioni tattili, Anna Nutini metamorfosi figurali, Rossella Rapetti magici memoriali, Giuseppe Rumi densità materiche Elena Strada profumi vegetali.

Con questo complesso di modi e di modelli pittori "Nuovi temperamenti dell'arte II" prosegue l'esperienza di un divenire espositivo in atto, con relativi incontri e confronti.

Come è accaduto per la scorsa edizione, ogni mossa comporterà un arricchimento e una diversa percezione delle opere, con quel tanto di imprevedibilità necessaria alla vita delle forme pittoriche.

Come in ogni laboratorio che si rispetti, anche in questo caso vige un senso di apertura e di slancio verso il futuro: inattesa di altre indicazioni, di nuovi soggetti dell'arte sospesi tra la memoria di Brera e l'attualità del Jamaica.


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