MIGLIONICO: Storia, Arte Cultura e Tradizioni
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AMATI GIACOMO

                          

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 08.09.02 LA FESTA DELLA PORTICELLA E LA SAGRA DEI FICHI           
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MIGLIONICO. Il valore della preghiera, la magia dell’ambiente agreste, i piaceri della gastronomia, la sagra dei fichi. Sono questi gli elementi distintivi della festa della Madonna della Porticella che si celebra domani, seconda domenica di settembre, nel piccolo santuario ubicato nel mezzo di due contrade tra le più rinomate della campagna miglionichese, quelle di “Conche” e di “Fontana di Noce”. La zona è una vera e propria oasi di benessere sia per la tranquillità assoluta che vi regna, sia per l’aria salubre che si respira, nonché per il suggestivo panorama che si può ammirare. “La festa, spiega l’arciprete, don Mario Spinello, ha un’origine antichissima, risale al quarto secolo avanti Cristo. Allora si svolgeva in onore della dea Demetra, cui veniva sacrificato il gallo più grosso per invocare l’abbondanza dei raccolti nei campi. Poi, fu Ettore Fieramosca, barone di Miglionico, a predisporne lo svolgimento in campagna al fine di offrire ai “faticali” (lavoratori a giornata) che vivevano sempre in campagna, alle dipendenze dei facoltosi proprietari terrieri, l’opportunità di liberarsi, almeno per un giorno, dalle loro durissime fatiche quotidiane”. Oggi la festa costituisce un momento di preghiera e di invocazione alla Madonna delle Grazie per propiziare la riconciliazione, l’amore e la solidarietà tra le persone. Tre sono i momenti religiosi più significativi della festa: il primo si ha nelle prime ore del mattino di domenica col trasporto della statua della Madonna dalla chiesa Madre al santuario; il secondo è rappresentato dalla celebrazione della santa messa che avviene alle 17 nel piazzale della cappella; il terzo è costituito dal ritorno in paese della Madonna, scortata da un lungo corteo di auto. Due saranno gli aspetti culturali della festa: l’estemporanea di pittura sul tema, “Cima da Conegliano, le attese del terzo millennio, a cura del pittore miglionichese, Cesare Santomassimo; la consegna degli ambiti premi, “Porticella d’oro” e “Porticella d’argento” che vengono attribuiti alle personalità più meritevoli dell’anno. Tra le iniziative di folklore spicca la famosissima “sagra dei fichi”. A mezzogiorno si va diritto al cuore dei sapori della gastronomia locale: c’è l’appuntamento con i piatti tipici ed è il tripudio della pasta fresca fatta a mano (orecchiette, tagliatelle, cavatelli, gnocchi) e del pollo nostrano ripieno o arrostito o del coniglio allo spiedo. Sotto le querce secolari o all’ombra dei pergolati i buongustai, prima si fanno venire l’acquolina in bocca al solo pensiero di dover gustare tante delizie e poi si abbandonano ai piaceri della tavola. In serata, l’apoteosi finale con l’intrattenimento a carattere musicale con il gruppo bandistico, “M. Grieco” e i balli di gruppo in piazza Popolo, con l’esibizione di un complesso musicale locale.

La sagra dei fichi. Senza dubbio, il fico, originario dell’Asia, è una delle piante da frutto tra le più generose tra quelle presenti nell’agro miglionichese: la prima raccolta inizia nel mese di giugno con i celebri ‘klum, cioè i grossi fioroni; prosegue a settembre con i fichi di tre varietà: neri a buccia scura e polpa rossa, giallastri a buccia verde e polpa chiara, verdi a buccia verde e polpa rossa; si conclude in autunno avanzato con i “cimaroli”. I fichi vengono gustati freschi, ma si prestano anche all’essiccazione: prima vengono adagiati sulle “canizze” e poi spaccati a metà e ripieni con mandorle e semi di finocchio. Il frutto, una vera squisitezza, piace sia per la sua dolcezza che per il profumo che emana. Non a caso, una volta, in passato, con i fichi si festeggiavano persino le nozze. Inoltre, il fico è considerato un forte rimedio contro la frigidità e l’impotenza e lo si donava, per scaramanzia, agli sposi. Del resto, proprio in virtù di questo motivo, al dio Pan, noto per le sue capacità amatorie, i Greci dedicarono il fico. E che dire di Adamo ed Eva che rendendosi conto di essere nudi si coprirono con le foglie di fico?