MIGLIONICO
- Niente messa funebre alla, vigilia della festa patronale. Una regola
liturgica, che può cozzare con la sensibilità di chi perde un parente
particolarmente caro. E' il caso della famiglia Biscaglia, che lo scorso 27
giugno ha subìto la perdita, di un congiunto residente a Miglionico, ed ha
chiesto la celebrazione della "classica" messa solenne, incontrando il secco
diniego del parroco don Mario Spinelli: «Siamo ai primi vespri dei santi
Patroni Pietro e Paolo (28 Giugno n.d.r.) - ha spiegato il prete -
perciò è impossibile officiare la messa funebre,
per non turbare il clima di una celebrazione solenne definita dalla Chiesa.”
Una realtà che la famiglia, Biscaglia
non vuole accettare, come testimonia una nota, stampa di protesta, inviata al
Quotidiano. “Il parroco don Mario Spinello – scrive Antonio Biscaglia –
non ha voluto far celebrare la santa messa in oore del nostro defunto
parente, ma ha dato solo la benedizione e quindi l’estrema unzione. La stessa
mattina del funerale, in paese, non ha fatto suonare neanche le campane per
avvisare la comunità miglionichese per la perdita del loro concittadino.
Sottolineo che i rapporti tra la nostra famiglia e il parroco sono molto buoni
e sono costituiti da estrema collaborazione e carità, abbiamo anche finanziato
numerose opere relative alla chiesa e alle sue iniziative”. La famiglia
Biscaglia ha interessato della vicenda anche il vicario della diocesi di
Matera-Irsina, monsignor Franco Conese, che secondo il racconto di Antonio
Biscaglia, avrebbe cercato di far intervenire il parroco di Grottole, Don
Vincenzo Di Lecce il quale sarebbe stato frenato da un no deciso da parte
di Don Mario Spinelli – spiega ancora Biscaglia – che ha asserito di
non voler celebrare il suo uffizio per non creare problemi alla comunità.
Monsignor Conese, interpellato sulla vicenda dal Quotidiano, ha confermato il
racconto, spiegando altresì che la liturgia non prevede la possibilità di una
messa funebre nel caso di specie, “ma – ha detto Conese –
è possibile procedere con la cosiddetta liturgia
della parola, consistente nel suono delle campane, nell’ingresso del feretro
in chiesa per le preghiere di rito e l’uscita con il nuovo suono delle
campane”.
Una pratica che sembra sia stata
osservata a Miglionico, almeno a sentire don Mario, interpellato
telefonicamente dal Quotidiano, “Abbiamo
garantito al povero defunto la liturgia della parola, con una piccola
processione cui ho partecipato ed il suono delle campane. Tra l’altro era una
persona particolarmente cara alla nostra parrocchia, tanto che più volte
l’abbiamo assistita con i nostri ministranti, portandogli la Comunione. Io mi
sono limitato a rispettare una regola liturgica, come da sempre avviene a
Miglionico; tanto che persino in occasione della scomparsa di un membro del
Comitato feste, a ridosso della celebrazione patronale, non fu fatta la messa,
ma soltanto la liturgia prevista, ed allora nessuno protestò”.
Dunque, sembra non ci sia stata
alcuna inadempienza da parte del parroco, ma la famiglia Biscaglia resta
ugualmente amareggiata e si dice quasi perseguitata da questa prassi. “Il
compito di un parroco non dovrebbe essere anche quello di curare la
spiritualità di un’anima e di confortare il dolore di una famiglia straziata
dalla perdita di un suo caro” – si chiede Antonio Biscaglia provocatoriamente
– O bisogna scegliersi anche il giorno adatto per morire? E’ importante
– conclude – che si sappia che
avvenimenti simili sono già accaduti, in precedenza, alla nostra famiglia (il
motivo della volta precedente era la celebrazione dell’Epifania: il funerale,
celebrato a Miglionico, coincideva con la data del 6 Gennaio 2001)”.
Una questione
certamente delicata, che tocca da un lato la sensibilità di un parroco di
provincia, chiamato a rispettare la liturgia e la sua comunità, dall’altro una
famiglia legittimamente turbata dalla perdita di una persona cara. |