GIACOMO AMATI |
VIGNETI, DANNI DA PERONOSPERA |
La Gazzetta
del Mezzogiorno
25 Agosto
2004 |
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MIGLIONICO. Emergenza peronospera, il flagello dell’uva. C’è amarezza e
rabbia tra i contadini miglionichesi. Interi vigneti sono stati distrutti
dalla peronespera, la più insidiosa malattia che attacca l’uva e la distrugge.
Nelle contrade dell’agro, da Piano dell’Oste alle Serre a Elce-Pilieri, tra le
più rinomate zone nella produzione della vite, vi è uno scenario di
impressionante desolazione: in alcuni vigneti, l’uva non c’è più: è stata come
bruciata in un forno; in altri, la produzione dei grappoli si è salvata nella
misura del cinquanta per cento. Tra gli agricoltori c’è voglia di piangere: si
sentono beffati; un intero anno di lavoro è andato in fumo. Elevati i danni.
L’economia agricola locale è stata duramente colpita. E’ in ginocchio.
A memoria d’uomo, nelle campagne miglionichesi, non si era mai vista nulla di
simile. Come è potuto accadere una cosa del genere? “Il micidiale
parassita, spiega l’agronomo Mario Pellegrini, si sviluppa quando
nell’ambiente c’è un’elevata percentuale di umidità. Quest’anno l’infezione ha
colpito tutte le parti verdi della pianta, dalle foglie ai grappoli dell’uva.
Quest’ultimi, purtroppo, sono stati attaccati precocemente, durante la
fioritura. Le abbondanti piogge cadute in primavera hanno creato le condizioni
climatiche più favorevoli allo sviluppo della malattia. In pratica, conclude
l’agronomo, la peronospera è un fungo microscopico, parassita della famiglia
delle peronosporacee che determina la comparsa di una muffa bianca prima sulle
foglie della pianta e poi sul frutto che, in pochi giorni, diventa secco”.
Nell’agro miglionichese è stata colpita qualsiasi varietà di viti coltivate a
ceppo, in filari, sia a spalliera che a pergolato ed a tendoni. E’ stata
danneggiata o distrutta sia l’uva da vino che quella da tavola. “Un vero
flagello si è abbattuto sui nostri vigneti, dichiara Nino Comanda, capo
diga di San Giuliano, con la passione per l’agricoltura ed una spiccata
competenza nel settore viticolo. A nulla sono serviti i numerosi
trattamenti specifici eseguiti periodicamente sulle piante con l’uso di
anticrittogamici”.
Cosa bisogna fare adesso per salvare la qualità dell’uva rimasta integra? “E’
necessario selezionare i grappoli che sono ancora in vita, risponde il
dott. Pellegrini, evitando di vendemmiare quelli già colpiti dalla
malattia e che denotano la fuoriuscita della muffa bianca”. Tra le varietà
più comuni dell’uva da vino, spiccano la “Malvasia”, il “Moscato bianco e
nero” e il “Primitivo”; per quanto riguarda, invece, quella da tavola,
predomina il famoso “Sacrone nero”.
La produzione dell’uva e del vino, unitamente a quella dell’olio e del grano
rappresenta l’elemento fondante dell’economia agricola locale.
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