MIGLIONICO. Sono
cari i prezzi dei prodotti ortofrutticoli venduti in paese? Il loro costo è
di non meno di un euro al chilo. Secondo le massaie, che quotidianamente
sono alle prese con la spesa per preparare il pranzo e la cena, i prezzi
tendono a crescere. Sono ritenuti alti non solo i prezzi delle cosiddette
primizie, ma anche quelli della merce stagionata. Per esempio, sono pochi
gli ortaggi che hanno un prezzo d’acquisto inferiore a un euro. Tra la
frutta, solo il prezzo dell’anguria è al di sotto dei cinquanta centesimi;
ma già per acquistare un chilo di melone bisogna sborsare ottanta centesimi.
Come si può spiegare questa tendenza? Quali sono le ragioni che determinano
il rincaro dei prezzi degli alimenti ortofrutticoli? Secondo i grossisti il
prezzo di partenza dei prodotti di stagione, nei mercati all’ingrosso,
sarebbe nettamente inferiore, più basso di quattro volte rispetto a quello
praticato nei negozi. Risultato: il consumatore pagherebbe un prezzo
decisamente superiore a quello di partenza. Quali possono essere, allora, i
fattori che causano il rincaro dei prezzi nel passaggio che avviene dal
produttore al consumatore? Ce ne sarebbero parecchi: c’è chi chiama in causa
l’aumento del prezzo del petrolio; altri se la prendono con l’introduzione
dell’euro; ma i più ce l’hanno con i commercianti. Sarebbero loro i veri
responsabili della lievitazione dei prezzi. Il costo al consumo della
verdura e della frutta, osservano i contadini, aumenta parecchio rispetto a
quello offerto ai produttori. Gli incrementi dei prezzi sono generalizzati
ed evidenti anche in confronto a quelli registrati nello stesso periodo
dell’anno scorso.
Cosa si può fare per contrastare la corsa all’aumento dei prezzi degli
alimenti? Semplice: bisognerebbe frenarne il consumo oppure converrebbe
rivolgersi direttamente al produttore. Ma cosa pensano in merito i
commercianti? Essi respingono ogni tipo di accusa in relazione alla
dilatazione dei prezzi dei prodotti che vendono, osservando come siano
costretti a sostenere numerosi costi: sono quelli legati al trasporto della
merce, al suo immagazzinamento, agli scarti che ne derivano, per non parlare
del pagamento delle tasse. In definitiva, i commercianti non si ritengono
responsabili degli aumenti eccessivi dei prodotti che vendono e declinano
ogni responsabilità in merito alle speculazioni che finiscono col causare il
caro vita e il susseguente disagio sociale.
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