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FEDERICO, NICOLA, MICHELE, ALCIBIADE CARDANOBILE

MOSTRA DI FEDERICO CARDANOBILE
PRESSO LA GALLERIA D’ARTE “L’ARCACCIO” – MODUGNO (29.05.1982 ore 19,00) – Inaugurazione : Sindaco di Modugno prof. Angelantonio Corriero; parroco: Don Nicola Martino
Presentazione : prof. Paolo De Benedictis

Nicola Cardanobile Alcibiade Cardanobile Federico Cardanobile Lucia Miollo Michele Cardanobile Invitato a presentare la mostra di Federico Cardanobile, ho accettato volentieri tale incarico per dovere di stima,simpatia,amicizia,pur essendo pienamente consapevole dei miei limiti e della mia inadeguatezza  ad analizzare criticamente un lavoro di pittura.

Dirò brevemente le mie impressioni su quello che ho visto o vedo insieme a voi in questa bella sala dell’”Arcaccio” che l’avvocato Paolo Colavecchio con munifica liberalità ha messo a disposizione dell’artista.

A parte le mie impressioni , che valgono quello che valgono, io desidero dire due parole sui fini di questa mostra.

Anzi aggiungerò che in un certo senso ho accettato di parlare a voi  anche perché mi si offrisse la possibilità di mettere nel debito rilievo la nobiltà del gesto di Federico Cardanobile , un “gesto” che altamente lo onora e per la spontaneità dell’offerta e per la purezza delle intezioni e per la bellezza dell’azione, un’azione che definisce e delinea e vivifica il profilo di un uomo.

Come modugnese, come uomo di scuola, come appassionato d’arte, non mi stancherò di additare alla pubblica opinione ed alla pubblica ammirazione questo gesto che, specie in un’epoca come la nostra caratterizzata da sfrenati egoismi  e da esasperati interessi privati ,merita la più alta considerazione.

Il ricavato della vendita dei quadri – nella misura di un terzo – per espresso desiderio dell’autore, sarà devoluto  a favore della Scuola Media 3° Gruppo di Modugno, ultima nata fra le scuole medie  della nostra città e perciò più delle altre bisognosa di banchi, di sedie, di cattedre, di lavagne, di attrezzature scientifiche, di sussidi didattici , in una parola di tutto ciò che oggi serve ad una scuola per essere all’altezza dei tempi ed in armonia con le più recenti conquiste della scienza pedagogica. 

Quale maniera migliore per far capire l’uomo ed i sentimenti che lo animano, per capire l’artista le cui opere sono davanti ai nostri occhi per la gioia dei  nostri occhi?

Dire che le sue opere continuano l’uomo ,che le sue opere sono la proiezione esterne dell’uomo è dire, forse, cosa ovvia , ma mai come in questo caso vera ed assoluta.

Mai come in questo caso v’è più perfetta identità fra l’uomo e la sua opera e mai come in questa circostanza è facile risalire dall’uomo all’opera o dall’opera all’uomo.

Buono, modesto, generoso, aperto ai bisogni degli altri  forse più che ai propri, con qualche non rara impennata d’orgoglio, garbato, gentile, discreto e dotato di non comune senso della misura, ecco le qualità che io ho trovato in Cardanobile in una lunga consuetudine di lavoro in ambiente scolastico ed ecco le qualità che io ritrovo nelle sue opere pittoriche. Non vorrei essere frainteso – Non vorrei si pensasse ad un artista dagli orizzonti limitati e dalle ambizioni mediocri, ad un  artista che trovi appagamento nella modestia di un’opaca e ripetitiva quotidianità, ad un artista incapace di slanci creativi  e di fresche intuizioni – Ci sono queste (le intuizioni) e quegli (gli slanci) e se i risultati non sempre sono pari all’impegno profuso  non è colpa dell’artista che ha tentato, ma se mai dell’arte che è difficile e consente solo conquiste lente, progressioni faticose, arricchimenti graduali.

Ma è tempo di vederla da vicino l’arte di Cardanobile, di quest’artista cui dovrebbe toccare – bisogna dirlo subito – migliore fortuna e maggiore fama di quelle di cui attualmente gode.

E’ un impegno di verità l’arte di Cardanobile, un impegno sorretto da una piena conoscenza del dipingere e da una visione quasi sempre ottimistica della vita.

Non segue mode pittoriche o, se proprio la si vuol catalogare, la sua arte è contro le mode che spesso deformano la naturale inclinazione dell’artista.

E’ per una pittura sana, ariosa, libera da simbolismi (talvolta inutilmente difficili e spesso fuorvianti), per una pittura autonomamente leggibile e godibile.Per dirla in breve per una pittura che non ha bisogno di interpreti.

Ma l’impegno di verità ,cui si accennava prima, non è un puro dato  senza vita riprodotto dall’abile mano del pittore.

Sarebbe solo tecnicismo questa operazione di abilità e nulla di più.

E’ la trasfigurazione del dato  che interessa  e dà valenza all’opera dell’artista. Se osservate, il dato  per Cardanobile ,è sì, fondamentale, ma è un momento, il primo momento di quell’atto misterioso, magico, divino che precede il nome di “creazione”.

Come la cultura non è la nozione, ma passa attraverso la nozione, così la pittura di Cardanobile non è rappresentata dal dato, ma passa di necessità attraverso il dato, ne rappresenta la base.

E poiché il dato è un elemento della realtà che ci circonda, ecco che di conseguenza la pittura di Cardanobile  non è altro che la rappresentazione della realtà trasfigurata dalla mano e dalla fantasia dell’artista.

E’ la natura  la grande privilegiata nelle opere di Cardanobile, una natura vista con occhio sgombro da ideologismi, una natura che parla attraverso gli uomini, i bambini, gli animali, gli attrezzi agricoli e che si presenta ai nostri occhi non alterata, non guasta dalle brutture del mondo.

Tutto è filtrato e reso sulla tela allo stato puro, come se il tempo, il passato fosse stato dimenticato e gli oggetti rappresentati fossero i segni di un mondo lontano e ora richiamati in vita come per miracolo in forza di una memoria storica più che di una memoria visiva..

Un mondo sepolto, allora? No, un mondo vivo che la pennellata, ora lieve e tremula, ora grossa e turgida riesce a fissare  sulla tela con gesto sciolto, sicuro, inconfondibile, inimitabile. I miti della natura, in tal modo, ritornano trasfigurati e ogni opera reca il segno rassicurante, inviolata e capace di resistere agli assalti impietosi della cosiddetta civiltà dei consumi.

V’è in tutte le tele un senso di ordine ,di  pulizia, di armonia,direi, cui obbedisce la rappresentazione senza mai discostarsene, cui mira l’artista nel suo sogno di chiarezza,di semplificazione,di illuminazione diretta. Non che Cardanobile non abbia, come tutti gli uomini, i suoi problemi,non viva i suoi drammi, ma dai suoi quadri si direbbe che i suoi drammi li tenga per sé, li macini per conto suo nell’animo suo.

Di questo suo interno travaglio egli fa apparire  ben poco o meglio questo suo interno travaglio (o tormento che dir si voglia), che egli risolve o cerca di risolvere fra sé e sé, non lo incattivisce, anzi lo purifica delle sue scorie, lo rende saggio, comprensivo, paziente con sé  e con gli altri in una visione di pensoso ottimismo, dico pensoso, non sciocco, fatuo, un ottimismo ricavato dalla riflessione sulle cose del mondo.

Di qui nascono i diversi temi delle sue opere, temi ora tenui ora densi, ora patetici ora esaltanti, ora lieti ora tristi e come velati da dolce melanconia. Ma non c’è nulla di dolciastro nei suoi lavori : l’ha ben avvertito l’autore questo pericolo, il pericolo cui va incontro, fatalmente direi, un tal genere di pittura. E l’ha evitato con maestria e consumato senso d’arte.

A me questa sera tocca il gradito compito di rivolgere a Federico Cardanobile il saluto e l’augurio che alla sua mostra arrida il più ampio successo; assolvo a questo compito con VIVO piacere non solo perché lo merita pienamente, ma anche perché il suo è un contributo di non scarso rilievo a quella “rinascenza umanistica nell’arte e nel disegno di oggi” di cui tanto si parla. (Vedere quanto scrive il critico Franco Simongini sul TEMPO del 15.03.1982).

V’è da qualche anno, nel campo dell’arte, una tendenza verso un ritorno al passato, non a tutto il passato, si capisce, ma a un passato filtrato ed epurato dalle scorie che ogni fatto umano, ed in particolare l’arte, porta con sé, e non meraviglia che nelle cronache artistiche si trovino sempre più frequenti parole come RI-LETTURA,RI-SCOPERTA,RI-PROPOSTA,RI-VISITAZIONE,RI-DISEGNO,RI-TORNO,OBBLIGATO VIAGGIO NEL PASSATO e così via, quasi ad indicare che non si può cancellare il passato, che  il passato è come indispensabile premessa per ogni avventura o viaggio o impresa nel presente e nel futuro.

Con sempre maggiore insistenza si chiede un’arte chiara, solare, si chiedono opere non elaborate per una èlite intellettuale ,si chiedono artisti che usino un linguaggio che sia agevole decifrare e rompano il muro della incomunicabilità fruitiva che allontana o rende diffidente tanta gente che all’opera d’arte si accosta nell’intento di capire, di gioire con l’artista o di soffrire con lui.

Parecchi artisti, per fortuna da tempo in via di diminuzione, si preoccupano di essere attuali, a la page , come si dice con espressione francese, e  dimenticano la frase lapidaria di un moderno pittore tedesco (DIETER KOPP, 43 anni):”L’unica maniera di essere attuale è quella di essere eterno”. Ed ancora :”Certo è sorprendente che…ci sia potuto accadere di ammirare Andy WARHOL e Piero MANZONI”

Per chi non lo sapesse, Warhol è un esponente della POP-ART e predilige la riproduzione fotografica per la sua dichiarata oggettività, Manzoni (non è il grande Alessandro!) è un esponente dell’ARTE POVERA  e CONCETTUALE, famoso più che per le sue pitture, per alcune opere, diciamo così, extrapittoriche come, ad esempio, i palloncini gonfiati dal fiato dell’artista o le uova sode (con le impronte digitali dell’artista!) date in pasto al pubblico.

A questo punto non deve sorprendere  se  l’ultimo numero dell’ESPRESSO, a proposito della mostra del pittore ROY LICHTEN STEIN, un transfuga della pop-art, abbia intitolato un articolo di Mauro Calamandrei con queste parole: “POP-ART,ADDIO…”.

Meglio di così non si poteva dire e la mostra, che verrà inaugurata a Firenze il 29 maggio 1982, testimonia in maniera esauriente il mutamento di rotta cui si è accennato.

Ma torniamo a Cardanobile. La digressione non è stata inutile, mi pare, in quanto ci consente di capire meglio in quale ottica va vista, in quale dimensione va collocata, in quale chiave va letta la pittura di Cardanobile.

Il diluvio astratto-informale-concettuale lo ha lasciato quasi indenne; tutto teso com’è nella direzione del recupero oggettivo dell’immagine, s’è impadronito con discrezione solo di quelle novità che potessero agevolmente inserirsi nel mondo della sua pittura.Esemplificativi a tale riguardo possono definirsi  il vecchio con candela, il clown e i cavalli dell’Apocalisse in cui sono ben visibili i modelli lessicali e sintattici di tanta pittura contemporanea.

Ma detto e riconosciuto tutto questo, è bene aggiungere subito che l’ossatura dei suoi quadri non subisce sostanziali modifiche e che i suoi sensi continuano a privilegiare la natura nelle sue forme più diverse, nelle sue CROMIE più intense, nelle sue visioni più suggestive.

Non c’è mai violenza nelle sue tele sia a livello di soggetto che di colore;la sua pittura non è mai (o raramente) istinto ed emozione del momento, ma lenta sedimentazione, direi quasi pietrificazione dei sentimenti che vengono come rivisitati  e deliberati(?) un po’ per volta prima di assumere definitiva sistemazione nelle forme che l’artista giudicherà più convenienti.

E l’invenzione pittorica allora ,e solo allora, si manifesta in tutta la sua pienezza e crea opere che sono dei piccoli gioielli. E nascono così nature morte, interni, marine, paesaggi, pescatori, vecchietti, “rottami” carichi di tempo, tutto il mondo di Cardanobile insomma, avvolto come da una cortina di silenzio, dove i personaggi ti danno l’impressione di essere in attesa di qualche presagio, di un incontro arcano, personaggi che sembrano fermi nel tempo, quasi fissati per sempre in un gesto, in un atteggiamento che è quello e non può essere altro, specie quando quello di cui stanno godendo è il momento della quiete, del riposo dopo la fatica.

Gli interni poi sono piccoli mondi chiusi ad ogni rapporto con il di fuori, quasi a meglio indicare la delicatezza e l’intensità di certi legami che vanno goduti e assaporati nel segreto della propria intimità.

A conclusione di questa presentazione, non mi pare azzardato affermare che Federico Cardanobile, così misurato nella pennellata, nei gesti, nelle parole, nei comportamenti, sia riuscito a darci, attraverso questa serie di oli, di carboncini, di chine nere e marrone, il suo più vero, genuino, sincero ritratto di se stesso.

Modugno 29.05.1982                                                       prof. Paolo De Benedictis


Created by Antonio Labriola - Luglio 1999