I
recenti lavori di restauro della chiesa conventuale di Miglionico hanno
riacceso le luci sullo scottante problema dell’abbandono e del degrado che
interessa l’intero stabile francescano. Il convento del piccolo centro lucano
vanta un’antichità di tutto rispetto risalendo al 1439 come fondazione
religiosa, costruito sui ruderi di un vecchio castello del quale a tutt’oggi
rimangono alcune tracce architettoniche. Hanno inoltre vissuto all’ombra delle
sue maestose mura religiosi in concetto di santità, fra questi Padre
Eufemio Matera per il quale, al presente, è in piedi un processo di
beatificazione. La chiesa sottoposta a consolidamento e restauro, chiusa al
culto per le conseguenze nefaste del sisma del 1980, ha riservato non poche
sorprese in termini di scoperte storico-artistiche nel recento consolidamento;
è riaffiorata dall’abbattimento dell’altare maggiore addirittura una statua in
pietra acefala di Maria appartenuta ad un presepe opera di Paolo da
Cassano, del quale era noto solo un San Giuseppe conservato attualmente
nella matrice. Ma proprio in virtù del recupero del sacro tempio si pone la
raccapricciante urgenza di sanare lo stabile contiguo all’edificio che
minaccia rovina dai tetti alle
fondamenta.
Le ultime torrenziali piogge e le consistenti nevicate hanno riproposto il
dramma degli allagamenti che lasciano costantemente in pericolo le adiacenti
mura del sacro tempio e i vuoti sepolcrali venuti alla luce sotto il calpestio
di questo. Sarà d’uopo a tal punto gettare uno sguardo a quello che rimane
degli affreschi che decoravano il chiostro, oggi in condizioni spaventose per
i sollevamenti e le cadute di colore e le infiltrazioni di umidità.
Ma sempre discorrendo sull’intero convento, la vera condanna per la sua
integrità architettonica coincise con l’allontanamento dei religiosi col saio
che determinò il cambiamento d’uso dello stabile, affidato dal Fondo per il
Culto al Municipio di Miglionico. Siamo nel 1867, il Verbale di Cessione
chiudeva il lungo periodo della parmanenza dei frati e riadeguava l’edificio
alle nuove funzioni, fatta eccezione per la chiesa riaperta al culto grazie ad
un manipolo di volontari del posto che diedero vita all’attuale Congrega del
SS. Crocifisso mantenendo inalterata la funzione sacra almeno del piccolo
edificio.
Circa un ventennio fa la costruzione di una nuova casa municipale, peraltro un
infelice progetto architettonico, determinò l’ultimo grave abbandono del
casermone che ora è in condizioni inimmaginabili, con tetti nella maggior
parte crollati, solai sfondati, lesioni profonde nei muri maestri, architravi
spezzati, intonaci caduti, porte sfondate, finestre senza vetri e persiane,
mancanza di grondaie e canali di scolo, intere stanze bruciate, infiltrazioni
vistose di umidità, invasioni
di ratti e uccelli. È inutile dire che l’intero quartiere è in uno stato di
degrado al pari del convento, subendone irrimediabilmente l’influsso.
A questo punto sorgono spontanee le domande: come si può salvare l’immobile?
Nessuno ha proposte da fare? Come e a chi destinare lo stabile prima e dopo un
suo eventuale recupero? Si potrebbero intravedere possibili soluzioni in tal
senso nelle “Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia” della
Gazzetta Ufficiale n° 129 del 3 giugno 1985 (legge 20/05/1985 n° 222, articoli
6-7-8). Ma non sarebbe meglio aprire un tavolo di discussioni?
Quando credono di rispondere in maniera propositiva, su questo e su altri temi
altrettanto importanti per la nostra comunità, i componenti delle diverse
aggregazioni partitiche locali: a quindici giorni dalla conclusione della
prossima campagna elettorale? Non sarebbe meglio iniziare a parlarne, pur
nella consapevolezza del ritardo sui tempi, sin d’ora. La verità è che a
Miglionico il dialogo politico sui temi che riguardano la comunità e il
patrimonio storico e artistico si concentra nel solo periodo elettorale con le
solite promesse faraoniche. Questa volta ci si augura di vero cuore una
inversione di tendenza!
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FRANCESCANO CON TANTE ALTRE FOTO SUL SUO STATO DI DEGRADO |