C'erano anche edifici pubblici
come i teatri dove si tenevano concerti oppure si poteva assistere
alle commedie. Venivano costruite nuove cinte murarie, sempre
circondate da fossati, con sistemi di controllo delle acque.
Le nuove mura erano più basse delle
medievali, ma spesse e con terrapieno, adatte alle nuove armi da
fuoco. Questo periodo, per quanto riguarda le città, potremo
chiamarlo: l'età delle città progettate.
LE ABITAZIONI Si costruivano diversi tipi
di case: quelle dei nobili signori, dei borghesi, dei commercianti e
dei poveri. I palazzi signorili che nascevano nelle città, si
ispiravano all'architettura classica della Roma antica: avevano
bellissimi giardini dove c'erano fontane con giochi d'acqua;
orti dove si coltivavano i semplici e piante rare che provenivano da
tutto il mondo allora conosciuto; una biblioteca e un teatro per
gli spettacoli di corte. I palazzi erano costruiti in pietra, dove le
cave erano vicine, ed erano
molto massicci e sontuosi. La facciata era ricoperta da un bugnato
(un rivestimento di pietra tagliata a diamante),o decorata ad
affresco. Gli edifici erano di solito a tre piani ed erano coronati
con un cornicione sporgente e molto ornato. Al piano terra e sotto i
tetti, viveva la servitù, le finestre erano piccole e quadrate. Le
finestre ai piani superiori erano ampie e luminose ed erano disposte
con ordine e regolarità. Erano caratterizzate da colonne ed archi e
corrispondevano alle stanze dei signori. All'interno della casa c'era
un cortile quadrato con porticati, che dava luce nelle stanze
superiori. Le comunicazioni tra i vari piani avvenivano attraverso un
ampio scalone principale. Nel palazzo esistevano altre scale di
servizio
anguste e nascoste. I saloni avevano pareti decorate con stucchi,
affreschi, arazzi. I pavimenti erano fatti di materiali importanti
come marmo o mattonelle smaltate. I soffitti avevano cassettoni in
legno dipinti o intagliati. I camini in ogni stanza assicuravano un
buon riscaldamento. Le camere di solito erano al secondo piano ed
erano locali più piccoli, meno decorati, ma ben arredati. Nella camera
il letto era alto, su delle predelle, di solito con un ricco
baldacchino. La biancheria era custodita in cassoni di legno di noce
solitamente ricoperti di cuoio con borchie e decorazioni in ferro
battuto. Nella cucina e nel salone c'erano sedie più o meno comode,
con o senza schienale, ma tutte ben lavorate e con forme armoniche. I
tavoli per le sale erano imponenti e finemente decorati con un
appoggio unico o con una colonna. A volte i piani del tavolo erano
lavorati con un mosaico di pietre dure a vari colori. Per quanto
riguarda le abitazioni, questo periodo può essere definito l'età dei
palazzi. Le abitazioni dei borghesi erano tutte allineate sulla strada,
addossate le une alle altre. Di solito, al pianterreno vi era una
bottega; il piano ammezzato era destinato a uffici e a deposito. Al
piano superiore c'era l'abitazione dei proprietari. Nel cortile
posteriore si trovavano una stalla per il cavallo, la legnaia, il
pozzo, il pollaio. Nelle stanze da letto c'era la cassapanca che conteneva gli
abiti e la biancheria e veniva usata come sedile. A quei tempi gli
armadi erano molto rari. Nella camera padronale (dei padroni di casa)
faceva bella mostra di sé il cassone, la cassapanca di nozze che la
sposa aveva portato con la biancheria di corredo. Il letto era coperto
da un baldacchino con pesanti tendaggi che proteggevano dal freddo e
degli insetti. Nelle stanze c'era anche un comodino che reggeva una
brocca e un catino per lavarsi. Certe volte, le camere erano così
comode e ben arredate che venivano usate come salotto per ricevere le
persone.
Le cucine erano gli ambienti più arredati: oltre ai mobili c'erano
piatti d'ottone, pentole di rame appese alle pareti e un grande camino
per scaldarsi e cucinare.
La gente più povera viveva in piccole stanze sovraffollate in grandi
edifici a più piani. Le scale erano piccole e strette. Le finestre,
anch'esse piccole e strette, d'inverno venivano chiuse con telai di legno per
tenere lontano il freddo. All'interno le case erano illuminate con
lumini alimentati da grasso puzzolente o dal camino sul quale si
cucinavano i cibi. Non c'erano i servizi e per prendere l'acqua
bisognava andare in cortile nel pozzo oppure alla fontana della
piazza. Quando dovevano mangiare allestivano la tavola appoggiandola su
due cavalletti per poterla togliere con facilità perché nella stessa
stanza si dormiva. Per sedersi si usavano delle panche. I letti erano
pagliericci stesi sul pavimento. Il mobile più importante era
costituito da casse di legno di olmo o di pioppo, dove si riponevano
le cose più importanti. LE DIFESELe città-stato erano continuamente in lotta tra di loro perché
volevano estendere il loro territorio. Gli eserciti dovevano essere
costituiti dai cittadini: i nobili e i ricchi fornivano la cavalleria;
i cittadini poveri, invece, costituivano la fanteria. Ma spesso nelle
città i soldati erano dei mercenari. Venivano "assoldati" con contratti
di un anno. Il comandante mercenario, il condottiero, metteva i suoi
uomini ai posti di frontiera, per sorvegliare le città e i villaggi.
In caso di guerra cercava di affrontare un numero ridotto di battaglie
e preferiva circondare il nemico piuttosto che colpirlo e rischiare di
far morire i suoi soldati:
Le armi che usavano erano balestre e picche ma verso il 1500 le prime
armi da fuoco entrarono in circolazione, gli archibugi, e sostituirono
le balestre. Per quanto riguarda il nuovo modo
di fare la guerra, potremmo chiamare questo periodo:
l'età delle
armi da
fuoco e
per la difesa delle città, l'età delle mura con
terrapieno e bastioni.
I COMMERCI Nelle città c'erano ancora le corporazioni degli artigiani che
controllavano la qualità e il prezzo delle merci e lavoravano nelle
botteghe. I mercanti europei non volevano più portare personalmente le loro merci nei mercati. Usavano spedizionieri specializzati per il
trasporto e inoltre degli agenti per dirigere gli affari, all'estero.
Erano pratici nello sviluppare pratiche finanziarie e commerciali.
Molte città come Venezia diventarono importanti per i loro centri
commerciali e si ingrandirono enormemente. Venezia, città di
commercianti, possedeva un centinaio di navi commerciali. I veneziani
andavano in Estremo Oriente a prendere spezie, seta, profumi e commerciavano nel Mediterraneo.
Grazie ai commerci Venezia era diventata una città molto ricca, ma il
suo potere stava per diminuire perché nuove terre erano state scoperte
e un mare nuovo stava diventando
il centro dei traffici commerciali:l'Oceano Atlantico. Dal punto di vista dei viaggi e dei commerci potremmo chiamare questo periodo:l'età del
Nuovo Mondo.
L'ARTE
In Italia si produssero molti capolavori nell'architettura,
nell'oreficeria, nella scultura e nella pittura.
Gli artisti sperimentavano sempre nuove tecniche; i pittori in
particolare iniziarono a usare la prospettiva che rendeva più
realistico il disegno dando l' illusione della realtà.
Molti nobili mercanti e chi governava le città, pagavano per avere delle
opere d'arte. Gli scultori studiavano le statue romane e greche,
mettendo in luce nuovi metodi di intaglio delle pietre per renderne
più espressivi i volti. Applicarono nuovi metodi di fusione del bronzo
per realizzare statue alte fino a 10mt. di altezza. Dal punto di vista
artistico, per i nuovi studi della prospettiva e delle ombre, potremo
chiamare questo periodo l'età delle tre dimensioni. I migliori
artigiani, orafi, scultori e pittori, avevano delle botteghe proprie.
Essi lavoravano per clienti importanti. Avevano degli aiutanti
artigiani e giovani apprendisti. I ragazzi entravano in bottega a
sette anni: mescolavano i colori e facevano piccoli lavori. A 13 anni
erano pronti per dipingere sfondi e alberi, verso i 18 anni
erano pronti per iniziare l'apprendistato e restavano in bottega per
occuparsi di lavori di minore importanza. Chi era molto bravo si
apriva una bottega propria.
VITA A CORTE
I signori e i sovrani del rinascimento vivevano in sontuosi palazzi
con una corte, cioè una schiera di dignitari e funzionari. C'erano
inoltre degli artisti, pittori, scultori, architetti musici,
letterati, poeti, un alchimista, un astrologo, un medico, un buffone
(spesso nano): sono i cortigiani, cioè le persone che vivevano a
corte.
Le qualità di un cortigiano dovevano essere la raffinatezza,
l'eleganza nel modo di vestire e nel parlare. I cortigiani si
intrattenevano a guardare le commedie e le recite, ballavano,
cacciavano, assistevano o partecipavano ai tornei, gareggiavano nei
giochi di società e cercavano di conversare in modo dotto e
spiritoso. Erano pagati e mantenuti interamente dal Signore, avevano
una vita dura a corte perché potevano" cadere in disgrazia". Le corti
erano ben organizzate dai maestri d'ostello che si occupavano di
dirigere la casa, dai ciambellani che controllavano gli appartamenti
del signore in modo che fossero sempre puliti e in ordine, dagli
scudieri che curavano le armi, le bandiere, le scuderie e l'educazione
dei paggi. L'ABBIGLIAMENTO Il vestito doveva far capire l'importanza del cortigiano.
La moda da città a città era diversa: in Lombardia i gentiluomini
usavano abiti a quattro colori; a Venezia le maniche erano a sbuffo e
strette al polso e a Firenze si usava spesso il cappuccio.
Si consigliava il cortigiano di avere l'abito pulito e in ordine e che
avesse cura di tutta la persone, comprese la capigliatura e le
calzature.
L'abbigliamento cambiava a seconda
delle occasioni. Per andare al lavoro consigliavano abiti neri o di
colore scuro, invece per le feste gli abiti potevano avere colori
chiari e allegri, potevano essere ornati di frange, pomposi e superbi.
Le donne vestivano abiti confezionati con tessuti come il broccato, il
velluto, la seta. Il modello era composto da un bustino alto e
attillato da cui partiva, arricciata in morbide pieghe, la gonna,
spesso rialzata e sostenuta con ganci d'oro e d'argento. Le maniche
lunghe erano attaccate alle spalle con cordoni ed erano tagliate
orizzontalmente oppure verticalmente per far uscire a sbuffo la
camicia.
Gli uomini amavano i colori vivaci, portavano le calze e seguivano
la moda francese del giustacuore: le maniche avevano spesso
dei tagli verticali dai quali usciva una candida camicia. I giovani
s'imbottivano di fieno per allargare le spalle e il torace. Si usavano
le giubbe, le cappe,le palandrane, i tabarri e, per il capo, berretti di forme svariate.
Gli uomini e le donne usavano cosmetici, profumi e gioielli: anelli,
braccialetti, collane, fibbie, medaglie lavorati finemente in oro
argento e con pietre preziose; si
mettevano con piacere calze e guanti: i guanti nel rinascimento erano
segno di lusso: fatti di stoffa o maglia di seta, di pelli ricamate,
erano
profumati e con molti anelli sovrapposti. I più preziosi erano intessuti con fili d'oro
e venivano usati come
premio per i vincitori di palii, di corse o di gare.
Le donne si fabbricavano i cosmetici usando sostanze minerali e
vegetali spesso portate dall'oriente a caro prezzo. Allora truccarsi si
diceva "verniciarsi o lisciarsi": Si curavano anche i capelli, il
volto, le mani, le orecchie, le unghie, i denti. Gli specchi erano
primitivi ma sufficienti per specchiarsi.
Le donne si pettinavano in modo semplice tenendo la fronte scoperta e
ornandosi con nastri e veli. A volte i capelli erano trattenuti da una
reticella intrecciata con fili d'oro, perle e pietre preziose.
I copricapo usati erano il cappuccio, la cupola a bordo rialzato, il
mazzocchio, una specie di turbante che avvolgeva il capo e poi
ricadeva sulla spalla con una falda abbastanza lunga.
L'ALIMENTAZIONE A CORTE (In particolare alla corte di Urbino)
Il Signore si sedeva a tavola con la sua corte formata da gentiluomini
e gentildonne con l'aggiunta di buffoni, giocolieri, letterati... La
tavola era apparecchiata con tovaglie di lino, bicchieri di cristallo,
posate preziose e vasellame finemente decorato a mille colori. Per
addobbare venivano sistemati fiori e sparso profumo. Schiere di
servitori in livrea si muovevano per la sala servendo i Signori seduti
a tavola. Per primo piatto si servivano maccheroni, lasagne,
tagliolini, minestre di riso per i bambini. I secondi piatti erano
costituiti da frittate, lumache, funghi, una torta di frattaglie di
pollo, carni di vitello, di suino, pollame e capretti. La selvaggina
era importante per la dieta dei Signori. Per questo si cacciavano
lepri, daini, cinghiali, tordi, starne e quaglie che poi venivano
consumate durante i banchetti. I pesci erano prevalentemente di acqua
salata; venivano serviti persici, alborelle, alici aringhe, anguille,
tinche, molluschi. Il Signore apprezzava anche i formaggi.
Si gustavano molti tipi di dolci: i marzapani, le castagne con lo
zucchero, i cannoncini, confetture, le sfogliate, i fiadoni, i
lattaioli e le pignoccate.
Il Signore riceveva spesso in dono fiaschi di vino che gradiva molto.
Anche i liquori erano molto apprezzati. Si diceva che il liquore
moltiplicava le forze, coloriva la faccia, faceva venir l'appetito,
scacciava la malinconia e aveva mille altri pregi.
LA VITA PRIVATA
Nel tempo libero, si facevano dei giochi, si ascoltava la
musica, si ballava, si partecipava a feste, o ci si poteva dedicare allo studio.
I giochi di allora erano gli scacchi, la dama e una specie di
roulette.
Gli strumenti musicali erano il liuto, il flauto dolce, il
pianoforte,la viola da gamba: gruppi di quattro musicisti suonavano
questi strumenti in molte case private.
Anche le famiglie più modeste possedevano strumenti musicali, giochi
da tavolo e altri oggetti di svago.
L'EDUCAZIONE
A quel tempo le famiglie erano tutte cristiane e si consigliava ai
genitori di appendere in casa dei quadri con rappresentati i Santi, la
Vergine Maria, Gesù e il Battista per ben abituarli.
Solo i figli maschi avevano l'opportunità di imparare a leggere.
Se i figli si comportavano male la mamma li doveva castigare, ma se si
comportavano bene li doveva premiare.
I bambini dovevano essere vestiti con abiti semplici
e dai colori sobri, per non abituarsi ad essere vanitosi e superbi.
Dovevano frequentare i "buoni" perché se frequentavano cattive
compagnie sarebbero diventati malvagi.
I genitori per essere ascoltati non dovevano mai mostrare ai figli lo
sguardo dolce ma sempre serio.
I figli erano obbligati a ringraziare il padre quando prendevano le
"botte", tacere al cospetto dei genitori e rispondere con riverenza.
I bambini a sette anni imparavano a leggere, dovevano essere nutriti
bene perché dovevano diventare forti e aitanti.
Le bambine invece le mettevano in cucina a cucinare e venivano nutrite
in modo che avessero il sufficiente per vivere. Dovevano imparare a
fare il pane, il bucato, i letti, a filare, a ricamare, a cucire e a fare la
calza. "Non stava bene" che una fanciulla imparasse a leggere a meno
che non volesse farsi monaca e in questo caso veniva mandata in un
monastero.
LA SCUOLA
L'educazione dei figli di nobili era molto importante. Imparavano a
leggere e a scrivere. Le scuole erano aperte a tutti i cittadini e
certe città avevano una propria università. Le lezioni venivano svolte
nella scuola e gli insegnanti trasmettevano ai loro alunni il loro
sapere e li incoraggiavano a partecipare alle discussioni. Si potevano
seguire corsi di economia e ragioneria, legge e altre materie
necessarie per il lavoro del commercio. C'era anche un altro tipo di
educazione: prevedeva lo studio dei testi greci e latini. dalla
grammatica all'oratoria (le capacità di fare "discorsi"). A quel
tempo non esistevano esami o attestati nemmeno all'università per cui
gli allievi abbandonavano i corsi quando erano chiamati agli affari di
famiglia o ritenevano di aver studiato a sufficienza.
FONTI:
Consigli di Baldassare Castiglione, funzionario alla corte dei
signori di Urbino.
Fra Giovanni Dominici e Paolo da Certaldo " Il libro dei buoni
costumi".
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