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Gli storici hanno chiamato l'età di Leonardo: Rinascimento. Rinascere vuol dire nascere di nuovo, avere una nuova vita. Ma che cosa, in quell'epoca aveva avuto una nuova vita? Cosa stava cambiando rispetto al periodo medievale precedente?   Cambiano l'arte, l'architettura, l'urbanistica, gli studi e anche il pensiero che prendono ispirazione dallo studio della civiltà greca e latina. Seguendo l'esempio degli antichi, si dà valore all'uomo che diventa il centro della pittura e della scultura, ma nascono anche nuove scienze che studiano l'uomo, come l'anatomia. Questo periodo, per la storia del pensiero è stato chiamato Umanesimo.
LE CITTA'
Nel rinascimento la città era il centro della vita comunitaria. Le città facevano a gara tra loro per diventare sempre più belle. Si costruivano nuove chiese e nuovi edifici del potere. Le nuove città  nascevano dopo un accurato progetto:i Signori cominciarono ad abbellirle,ad organizzarne  la costruzione con "piani regolatori".
Le strade, predisposte dagli architetti, erano larghe e rettilinee al posto di quelle strette e curve del periodo medievale precedente. C'erano grandi piazze dove si affacciavano edifici monumentali (chiese, il municipio…).

C'erano anche edifici pubblici come i teatri dove si tenevano concerti oppure si poteva assistere alle commedie. Venivano costruite nuove cinte murarie, sempre circondate da fossati, con sistemi di controllo delle acque.
Le nuove mura erano più basse delle medievali, ma spesse e con terrapieno, adatte alle nuove armi da fuoco. Questo periodo, per quanto riguarda le città, potremo chiamarlo: l'età delle città progettate.

LE ABITAZIONI
Si costruivano diversi tipi di case: quelle dei nobili signori, dei borghesi, dei commercianti e dei poveri. I palazzi signorili che nascevano nelle città, si ispiravano all'architettura classica della Roma antica: avevano  bellissimi giardini dove c'erano fontane con giochi d'acqua; orti dove si coltivavano i semplici e piante rare che provenivano da tutto il mondo allora conosciuto; una biblioteca e un teatro per gli spettacoli di corte. I palazzi erano costruiti in pietra, dove le cave erano vicine, ed erano molto massicci e sontuosi. La facciata era ricoperta da un bugnato (un rivestimento di pietra tagliata a diamante),o decorata ad affresco. Gli edifici erano di solito a tre piani ed erano coronati con un cornicione sporgente e molto ornato. Al piano terra e sotto i tetti, viveva la servitù, le finestre erano piccole e quadrate. Le finestre ai piani superiori erano ampie e luminose ed erano disposte con ordine e regolarità. Erano caratterizzate da colonne ed archi e corrispondevano alle stanze dei signori. All'interno della casa c'era un cortile quadrato con porticati, che dava luce nelle stanze superiori. Le comunicazioni tra i vari piani avvenivano attraverso un ampio scalone principale. Nel palazzo esistevano altre scale di servizio anguste e nascoste. I saloni avevano pareti decorate con stucchi, affreschi, arazzi. I pavimenti erano fatti di materiali importanti come marmo o mattonelle smaltate. I soffitti avevano cassettoni in legno dipinti o intagliati. I camini in ogni stanza assicuravano un buon riscaldamento. Le camere di solito erano al secondo piano ed erano locali più piccoli, meno decorati, ma ben arredati. Nella camera il letto era alto, su delle predelle, di solito con un ricco baldacchino. La biancheria era custodita in cassoni di legno di noce solitamente ricoperti di cuoio con borchie e decorazioni in ferro battuto. Nella cucina e nel salone c'erano sedie più o meno comode, con o senza schienale, ma tutte ben lavorate e con forme armoniche. I tavoli per le sale erano imponenti e finemente decorati con un appoggio unico o con una colonna. A volte i piani del tavolo erano lavorati con un mosaico di pietre dure a vari colori. Per quanto riguarda le abitazioni, questo periodo può essere definito l'età dei palazzi.
Le abitazioni dei borghesi erano tutte allineate sulla strada, addossate le une alle altre. Di solito, al pianterreno vi era una bottega; il piano ammezzato era destinato a uffici e a deposito. Al piano superiore c'era l'abitazione dei proprietari. Nel cortile posteriore si trovavano una stalla per il cavallo, la legnaia, il pozzo, il pollaio. Nelle stanze da letto c'era la cassapanca che conteneva gli abiti e la biancheria e veniva usata come sedile. A quei tempi gli armadi erano molto rari. Nella camera padronale (dei padroni di casa) faceva bella mostra di sé il cassone, la cassapanca di nozze che la sposa aveva portato con la biancheria di corredo. Il letto era coperto da un baldacchino con pesanti tendaggi che proteggevano dal freddo e degli insetti. Nelle stanze c'era anche un comodino che reggeva una brocca e un catino per lavarsi. Certe volte, le camere erano così comode e ben arredate che venivano usate come salotto per ricevere le persone. Le cucine erano gli ambienti più arredati: oltre ai mobili c'erano piatti d'ottone, pentole di rame appese alle pareti e un grande camino per scaldarsi e cucinare.

La gente più povera viveva in piccole stanze sovraffollate in grandi edifici a più piani. Le scale erano piccole e strette. Le finestre, anch'esse piccole e strette, d'inverno venivano chiuse con telai di legno per tenere lontano il freddo. All'interno le case erano illuminate con lumini alimentati da grasso puzzolente o dal camino sul quale si cucinavano i cibi. Non c'erano i servizi e per prendere l'acqua bisognava andare in cortile nel pozzo oppure alla fontana della piazza. Quando dovevano mangiare allestivano la tavola appoggiandola su due cavalletti per poterla togliere con facilità perché nella stessa stanza si dormiva. Per sedersi si usavano delle panche. I letti erano pagliericci stesi sul pavimento. Il mobile più importante era costituito da casse di legno di olmo o di pioppo, dove si riponevano le cose più importanti.
LE DIFESE
Le città-stato erano continuamente in lotta tra di loro perché volevano estendere il loro territorio. Gli eserciti dovevano essere costituiti dai cittadini: i nobili e i ricchi fornivano la cavalleria; i cittadini poveri, invece, costituivano la fanteria. Ma spesso nelle città i soldati erano dei mercenari. Venivano "assoldati" con contratti di un anno. Il comandante mercenario, il condottiero, metteva i suoi uomini ai posti di frontiera, per sorvegliare le città e i villaggi. In caso di guerra cercava di affrontare un numero ridotto di battaglie e preferiva circondare il nemico piuttosto che colpirlo e rischiare di far morire i suoi soldati:
Le armi che usavano erano balestre e picche ma verso il 1500 le prime armi da fuoco entrarono in circolazione, gli archibugi, e sostituirono le balestre. Per quanto riguarda il nuovo modo di fare la guerra, potremmo chiamare questo periodo:
l'età delle armi da fuoco e per la difesa delle città, l'età delle mura con terrapieno e bastioni.
I COMMERCI
Nelle città c'erano ancora le corporazioni degli artigiani che controllavano la qualità e il prezzo delle merci e lavoravano nelle botteghe. I mercanti europei non volevano più portare personalmente le loro merci nei mercati. Usavano spedizionieri specializzati per il trasporto e inoltre degli agenti per dirigere gli affari, all'estero. Erano pratici nello sviluppare pratiche finanziarie e commerciali. Molte città come Venezia diventarono importanti per i loro centri commerciali e si ingrandirono enormemente. Venezia, città di commercianti, possedeva un centinaio di navi commerciali. I veneziani andavano in Estremo Oriente a prendere  spezie, seta, profumi e commerciavano nel Mediterraneo. Grazie ai commerci Venezia era diventata una città molto ricca, ma il suo potere stava per diminuire perché nuove terre erano state scoperte e un mare nuovo stava diventando il centro dei traffici commerciali:l'Oceano Atlantico. Dal punto di vista dei viaggi e dei commerci potremmo chiamare questo periodo:
l'età del Nuovo Mondo.
L'ARTE
In Italia si produssero molti capolavori nell'architettura, nell'oreficeria, nella scultura e nella pittura.
Gli artisti sperimentavano sempre nuove tecniche; i pittori in particolare iniziarono a usare la prospettiva che rendeva più realistico il disegno dando l' illusione della realtà.
Molti nobili mercanti e chi governava le città, pagavano per avere delle opere d'arte. Gli scultori studiavano le statue romane e greche, mettendo in luce nuovi metodi di intaglio delle pietre per renderne più espressivi i volti. Applicarono nuovi metodi di fusione del bronzo per realizzare statue alte fino a 10mt. di altezza. Dal punto di vista artistico, per i nuovi studi della prospettiva e delle ombre, potremo chiamare questo periodo l'età delle tre dimensioni. I migliori artigiani, orafi, scultori e pittori, avevano delle botteghe proprie. Essi lavoravano per clienti importanti. Avevano degli aiutanti artigiani e giovani apprendisti. I ragazzi entravano in bottega a sette anni: mescolavano i colori e facevano piccoli lavori. A 13 anni erano pronti per dipingere sfondi e alberi, verso i 18 anni erano pronti per iniziare l'apprendistato e restavano in bottega per occuparsi di lavori di minore importanza. Chi era molto bravo si apriva una bottega propria.
VITA A CORTE

I signori e i sovrani del rinascimento vivevano in sontuosi palazzi con una corte, cioè una schiera di dignitari e funzionari. C'erano inoltre degli artisti, pittori, scultori, architetti musici, letterati, poeti, un alchimista, un astrologo, un medico, un buffone (spesso nano): sono i cortigiani, cioè le persone che vivevano a corte.
Le qualità di un cortigiano dovevano essere la raffinatezza, l'eleganza nel modo di vestire e nel parlare. I cortigiani si intrattenevano a guardare le commedie e le recite, ballavano, cacciavano, assistevano o partecipavano ai tornei, gareggiavano nei giochi di società e cercavano di  conversare in modo dotto e spiritoso. Erano pagati e mantenuti interamente dal Signore, avevano una vita dura a corte perché potevano" cadere in disgrazia". Le corti erano ben organizzate dai maestri d'ostello che si occupavano di dirigere la casa, dai ciambellani che controllavano gli appartamenti del signore in modo che fossero sempre puliti e in ordine, dagli scudieri che curavano le armi, le bandiere, le scuderie e l'educazione dei paggi.

L'ABBIGLIAMENTO
Il vestito doveva far capire l'importanza del cortigiano. La moda da città a città era diversa: in Lombardia i gentiluomini usavano abiti a quattro colori; a Venezia le maniche erano a sbuffo e strette al polso e a Firenze si usava spesso il cappuccio.
Si consigliava il cortigiano di avere l'abito pulito e in ordine e che avesse cura di tutta la persone, comprese la capigliatura e le calzature.
L'abbigliamento cambiava a seconda delle occasioni. Per andare al lavoro consigliavano abiti neri o di colore scuro, invece per le feste gli abiti potevano avere colori chiari e allegri, potevano essere ornati di frange, pomposi e superbi.
Le donne vestivano abiti confezionati con tessuti come il broccato, il velluto, la seta. Il modello era composto da un bustino alto e attillato da cui partiva, arricciata in morbide pieghe, la gonna, spesso rialzata e sostenuta con ganci d'oro e d'argento. Le maniche lunghe erano attaccate alle spalle con cordoni ed erano tagliate orizzontalmente oppure verticalmente per far uscire a sbuffo la camicia.
Gli uomini amavano i colori vivaci, portavano le calze e seguivano la moda francese del giustacuore: le maniche avevano spesso dei tagli verticali dai quali usciva una candida camicia. I giovani s'imbottivano di fieno per allargare le spalle e il torace. Si usavano le giubbe, le cappe,le palandrane, i tabarri e, per il capo, berretti di forme svariate.
Gli uomini e le donne usavano cosmetici, profumi e gioielli: anelli, braccialetti, collane, fibbie, medaglie lavorati finemente in oro argento e con pietre preziose; si mettevano con piacere calze e guanti: i guanti nel rinascimento erano segno di lusso: fatti di stoffa o maglia di seta, di pelli ricamate, erano profumati e con molti anelli sovrapposti. I più preziosi erano intessuti con fili d'oro e venivano usati come premio per i vincitori di palii, di corse o di gare.

Le donne si fabbricavano i cosmetici usando sostanze minerali e vegetali spesso portate dall'oriente a caro prezzo. Allora truccarsi si diceva "verniciarsi o lisciarsi": Si curavano anche i capelli, il volto, le mani, le orecchie, le unghie, i denti. Gli specchi erano primitivi ma sufficienti per specchiarsi.
Le donne si pettinavano in modo semplice tenendo la fronte scoperta e ornandosi con nastri e veli. A volte i capelli erano trattenuti da una reticella intrecciata con fili d'oro, perle e pietre preziose.
I copricapo usati erano il cappuccio, la cupola a bordo rialzato, il mazzocchio, una specie di turbante che avvolgeva il capo e poi ricadeva sulla spalla con una falda abbastanza lunga.
L'ALIMENTAZIONE A CORTE (In particolare alla corte di Urbino)
Il Signore si sedeva a tavola con la sua corte formata da gentiluomini e gentildonne con l'aggiunta di buffoni, giocolieri, letterati... La tavola era apparecchiata con tovaglie di lino, bicchieri di cristallo, posate preziose e vasellame finemente decorato a mille colori. Per addobbare venivano sistemati fiori e sparso profumo. Schiere di servitori in livrea si muovevano per la sala servendo i Signori seduti a tavola. Per primo piatto si servivano maccheroni, lasagne, tagliolini, minestre di riso per i bambini. I secondi piatti erano costituiti da frittate, lumache, funghi, una torta di frattaglie di pollo, carni di vitello, di suino, pollame e capretti. La selvaggina era importante per la dieta dei Signori. Per questo si cacciavano lepri, daini, cinghiali, tordi, starne e quaglie che poi venivano consumate durante i banchetti. I pesci erano prevalentemente di acqua salata; venivano serviti persici, alborelle, alici aringhe, anguille, tinche, molluschi. Il Signore apprezzava anche i formaggi.
Si gustavano molti tipi di dolci: i marzapani, le castagne con lo zucchero, i cannoncini, confetture, le sfogliate, i fiadoni, i lattaioli e le pignoccate.
Il Signore riceveva spesso in dono fiaschi di vino che gradiva molto. Anche i liquori erano molto apprezzati. Si diceva che il liquore moltiplicava le forze, coloriva la faccia, faceva venir l'appetito, scacciava la malinconia e aveva mille altri pregi.
LA VITA PRIVATA
Nel tempo libero, si facevano dei giochi, si ascoltava la musica, si ballava, si partecipava a feste, o ci si poteva dedicare allo studio.
I giochi  di allora erano gli scacchi, la dama e una specie di roulette.
Gli strumenti musicali erano il liuto, il flauto dolce, il pianoforte,la viola da gamba: gruppi di quattro musicisti suonavano questi strumenti in molte case private.
Anche le famiglie più modeste possedevano strumenti musicali, giochi da tavolo e altri oggetti di svago.
L'EDUCAZIONE

A quel tempo le famiglie erano tutte cristiane e si consigliava ai genitori di appendere in casa dei quadri con rappresentati i Santi, la Vergine Maria, Gesù e il Battista per ben abituarli. Solo i figli maschi avevano l'opportunità di imparare a leggere. Se i figli si comportavano male la mamma li doveva castigare, ma se si comportavano bene li doveva premiare. I bambini dovevano essere vestiti con abiti semplici e dai colori sobri, per non abituarsi ad essere vanitosi e superbi. Dovevano frequentare i "buoni" perché se frequentavano cattive compagnie sarebbero diventati malvagi. I genitori per essere ascoltati non dovevano mai mostrare ai figli lo sguardo dolce ma sempre serio.
I figli erano obbligati a ringraziare il padre quando prendevano le "botte", tacere al cospetto dei genitori e rispondere con riverenza. I bambini a sette anni imparavano a leggere, dovevano essere nutriti bene perché dovevano diventare forti e aitanti.

Le bambine invece le mettevano in cucina a cucinare e venivano nutrite in modo che avessero il sufficiente per vivere. Dovevano imparare a fare il pane, il bucato, i letti, a filare, a ricamare, a cucire e a fare la calza. "Non stava bene" che una fanciulla imparasse a leggere a meno che non volesse farsi monaca e in questo caso veniva mandata in un monastero.
LA SCUOLA
L'educazione dei figli di nobili era molto importante. Imparavano a leggere e a scrivere. Le scuole erano aperte a tutti i cittadini e certe città avevano una propria università. Le lezioni venivano svolte nella scuola e gli insegnanti trasmettevano ai loro alunni il loro sapere e li incoraggiavano a partecipare alle discussioni. Si potevano seguire corsi di economia e ragioneria, legge e altre materie necessarie per il lavoro del commercio. C'era anche un altro tipo di educazione: prevedeva lo studio dei testi greci e latini. dalla grammatica all'oratoria (le capacità di fare "discorsi"). A quel tempo non esistevano esami o attestati nemmeno all'università per cui gli allievi abbandonavano i corsi quando erano chiamati agli affari di famiglia o ritenevano di aver studiato a sufficienza.

FONTI:
Consigli di Baldassare Castiglione, funzionario alla corte dei signori di Urbino. Fra Giovanni Dominici e Paolo da Certaldo " Il libro dei buoni costumi".

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