ovvero lo Zen e l'arte di farsi fregare !

 


 

Letterina pè babbo Natale

Un monello de Favriano
se svejò quella mattina
prese carta e penna in mano
e spedì 'sta letterina

"Caro Babbo de Natale,
che me porti i regaletti,
'na richiesta 'n po' speciale
spero che me la permetterai.

'St'anno non me portà gnente
non me posso lamentà
ma 'na cosa veramente
te la vojo domannà

Tu non è che c'hai un minuto,
a riuscicce, entro l'inverno,
pe' levacce quel cornuto
che sta a capo der governo?

Questo qui sta a fa un macello
ogni giorno ne fa una
Me l'ha detto anche il bidello:
par che porta tanta sfiga.

Teremoti, teroristi,
chiude fabbriche 'a rumore,
magistrati comunisti
...forse er Milan tricolore!

Papà mio è disoccupato
e ce soffre per davero...
..quello lì j'ha consijato
de trovà lavoro in nero

Pe' le Fiat la soluzione
l'ha trovata prontamente:
"Basta de cambiaje el nome
che se vende come gnente"

Se c'hai spazio sulla slitta,
se la renna je la fa,
porta via tutta la ditta
che c'ha messo a comannà.

Mica tocca che l'ammazzi!
Basta che li porti via,
che se restano so' cazzi :
sta a stirà l'economia!

Mo te spiego come fa':
in du' sacchi belli grossi
metti Bondi e anche Saccà
Fede, Buttiglione e Bossi

e non te scordà Tremonti
e Gasparri ...pe' 'na svista.
Uno che non sa fa i conti,
l'artro che è mezzo fascista

Tu che voi bene ai monelli
e che c'hai 'na certa età
ficca su pure a Rutelli:
...Cicciobello ce l'ho già.

Poi li manni tutti insieme
nella neve co' le pale.
E' na cosa che me preme.
Se pò fa già pe' Natale?"

Dopo che passò la festa
e finì la cerimonia
giunse al piccolo 'na busta
scritta da "FORZA LAPPONIA"

Er monello ansiosamente
ce se mise a legge fitto.
Co' quel tipo de mittente
chissà che ce stava scritto!

"Giovanotto mi consenta,
ricevetti la sua lista:
con la sua son cento trenta
dal sentore comunista.

Come lei sa certamente
vesto rosso e son barbone,
ma il mio voto di recente
non lo do a Rifondazione.

Già nell'anno che è venturo
muterò molto d'aspetto.
Ben rasato di sicuro
cravattina e doppiopetto.

D'ora in poi per il Natale
scriva a "Daddy Christmas spa"
che la sede mia fiscale
l'ho spostata a Panamà.

Non mi faccia il disfattista
poichè Silvio, il cavaliere,
è da un po' nostro azionista:
ci finanzia che è un piacere.

La sua lettera è nemica,
rema contro senza tregua.
come minaccia bolscevica
che giammai mi si dilegua.

Per le sue strane richieste
e i commenti esacerbati
nelle sue prossime feste
si rivolga a Cofferati

Se non vota Berlusconi
o Alleanza Nazionale
porterò solo carboni.
Non più suo, Babbo Natale"

Er monello cor magone
pensò "Porca la puttana,
s'è venduto anche er ciccione.
Famme scrive a la Befana..."

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VIVA VIVA BERLUSCONI
( Tano )
 
Viva Viva Berlusconi
che ci tratta da coglioni,
per curare il proprio affare
lui ci chiede di votare
Forza Italia Lega e Fini
tutt'insieme con Casini:
c'è l'Italia da cambiare
occorre i giudici fermare.
 
Craxi è morto in Tunisia
"chi vuol esser lieto sia":
per fumare il calumet
son volati ad Hammamet.
Pillitteri non c'è andato
ma c'è stato Di Donato
De Michelis con Cossiga
c'era pure la strafiga.
Berlusconi che piangeva
farne a meno non poteva.
 
Prima ancor con gli albanesi
son passati tanti mesi
piange sempre il Cavaliere
che fa rima con sedere.
E' passato più di un anno
c'è da rimediar al danno:
or ch'è morto il buon ladrone
non andiamo più in prigione.
 
Vecchi nuovi stiamo insieme
siam dello stesso seme
conquistiamo il paradiso
e finisce in un sorriso.
 
 

 

A Silvio


  Silvio rimembri ancora
  quel vezzo della tua mente deforme,
  quando onesta` regnava
  nel senno dei tuoi facili rivali
  e tu, avido e stizzito, il limitare
  di giustizia salivi?

 

Sostenevan li plaudenti
adulatori, e gli altri dintorno,
la tua perpetua brama,
allor che all’opre criminale intento
in combutta esperivi detrimento
per l’ignobile avvenir che in mente avevi.

Era quel maggio infausto: e tu solevi
cosí turbare il mondo.

Noi il viver normale
talor tergendo le sudate fronti
ove l’onere nostro primo
e di noi si spendea la miglior parte,
d’in su i luoghi del penar comune
porgeam gli orecchi al suon delle tue ciarle,
e agli aberranti abusi
forieri di sventura.

Mirava lo schermo,
la propaganda e l’ingerenza,
e quinci la reazion da lungi, e quindi l’insignificanza.
Lingua inetta non dice
quel ch’io sentiva in seno.

Che enormi rovelli,
che scoramenti, che afflizioni, o Silvio iniquo!
Quale allor ci apparia
la virtu` e il giusto!
Quando sovviemmi di codeste spemi,
un tormento mi preme
mordace e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.

O Italia, o Stato,
perché non rendi poi
quel che insegnasti allor? perche´ di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che astuzia inaridisse il pregio,
da malavita combattuto e vinto,
perivi, o triste abbaglio. E non ricordavi
i molti eroi tuoi;
non t’infiammava il core
il senso del rispetto or dell'onore,
or degli sguardi invocanti lo spettato;
ne´ teco le lezioni del passato
rimembravan del ponderato agire.

Anche peria tra poco
la speranza mia derelitta: al senno mio
anche negâro i fati
la coerenza. Ahi come,
come passato sei,
caro faro dell’animo mio,
mio lacrimato abbaglio!

Questo e` il compimento? questi
i princípi, i valori, l’opre, gli eventi
onde cotanto in noi infondesti?
questa la sorte dell’oneste genti?

All’apparir del vero
tu, misero, cadesti: e con la mano
un’aberrante farsa e un tronfio satrapo
esumavi di lontano.

 

 

Filastrocca dell'allocco

La Befana vien di notte
nelle case degli allocchi.

Mi consenta . . . posso entrare?
porto tanti bei regali !

Se mi date il vostro voto
Vi condono tutto quanto !

Se mi date quei PM
li trasformo in OGM !

Se mi date Viale Mazzini
li trasformo in grandi ovini !

Se mi date anche Santoro
vi zittisco tutto il coro !

Se mi date il Parlamento
vi dò pure i licenziamenti !

Col legittimo sospetto
mi faranno baronetto !

E se mi date il Quirinale
lo ricopro di letame !