I NUOVI PADRI:

STORIE DI PADRI

 I papà raccontano

Gianluigi, milanese quarantaduenne, è un padre attento, affettuoso e molto consapevole delle proprie capacità e dei propri limiti: un vero "padre nuovo" che parla volentieri dei problemi - non pochi - affrontati alla nascita di due gemelli, arrivati dopo un bambino di soli 2 anni.

<< Nessun caso di gemelli in famiglia - ci racconta ridendo - un vero fulmine a ciel sereno, scoperto durante la prima ecografia, al terzo mese di gravidanza della mia compagna. La legge sui congedi parentali, uscita proprio in quel periodo, ci ha salvato la vita, non so proprio come avremmo fatto senza. Carmen lavora infatti in un suo laboratorio che non può assolutamente lasciare e così abbiamo deciso che io mi sarei occupato di più dei gemelli e lei più del primogenito Svevo Federico>>

Superato dunque lo choc iniziale Gianluigi ha subito affrontato gli scogli sul lavoro: la richiesta del congedo di due mesi invece di uno alla nascita dei bambini e, trascorso questo periodo, la richiesta del permesso giornaliero per l'allattamento di quattro ore invece di due. Il suo contratto gli concede infatti di restare a casa un mese alla nascita del figlio e poi la legge 53 dà diritto a due ore giornaliere per l'allattamento durante tutto il primo anno di vita del bambino. Gianluigi ha chiesto tutto doppio (due mesi e quattro ore giornaliere) visto che i figli erano due e ci spiega che non è stato semplice nè così scontato. Lavorava per un importante ente pubblico dove svolge mansioni di una certa importanza: per stare coi suoi gemelli ha coraggiosamente accettato di essere messo un po' da parte. Gli chiediamo se questo gli ha creato problemi.

<<Sicuramente qualche battuta da parte dei colleghi (non credevamo che potessi allattare!) e la sensazione di essere un po' emarginato. Non avevo più un incarico preciso, prosegue, dovevo fare il jolly dove e quando serviva, non mi informavano delle riunioni che venivano fatte ma non me la sono presa più di tanto e ho superato le difficoltà. Del resto credo che in certi periodi della vita si possa mettere il lavoro in secondo piano e la nascita di un figlio, due nel mio caso, lo richiedeva decisamente. La cosa più innovativa della legge è che il padre può usufruire del congedo anche se la madre non ha un lavoro dipendente; col nostro primo figlio non avevamo potuto farlo. Appena nati i bambini dunque Carmen ha ricominciato subito a lavorare e io sono rimasto a casa due mesi con Giaime Alessandro e Elin Chiara. Nello stesso periodo ho anche dovuto preparare un concorso per passare di ruolo (ora sono all'ottavo livello), il tempo di studiare era davvero poco ma per fortuna l'esame è andato bene.>>

Gli chiediamo come se l'è cavata da solo con i gemelli piccolissimi e ci racconta che si sentiva sicuro nei compiti più pratici come cambiarli o dar loro da mangiare ma che andava un po' nel panico se piangevano, magari contemporaneamente. Avevo paura di non riuscire a capire che cosa avessero e di non essere capace di consolarli.

<<Penso che con i neonati siano decisamente più brave le donne ma ora i bambini hanno compiuto un anno ed è più facile e divertente stare con loro. Quando li porto fuori certo non passiamo inosservati, molte persone si complimentano con me e non solo perchè faccio il bravo papà ma anche perchè i bambini sono gemelli, come se questo fosse merito mio, cosa che mi stupisce molto. Mi chiedo se i commenti di solidarietà ci sarebbero lo stesso se fossi una donna!>>

L'organizzazione familiare ha dunque richiesto una precisa divisione di compiti e ruoli, anche, per esempio, per le notti: la mamma dormiva con Svevo e il papà coi gemelli.

<<E le notti sono state dure! E lo sono ancora. Però - ci tiene a precisare Gianluigi - non ho mai trascurato Svevo, gelosissimo dei fratellini, giocando il più possibile con lui appena tornava a casa con la mamma e ora sto con lui molto più di prima>>.

E' molto piacevole stare ad ascoltare questo papà che ci parla di fatica, rinunce, notti bianche e momenti di inadeguatezza col sorriso sulle labbra e conclude dicendo: <<Problemi con Carmen non ce ne sono stati perchè siamo entrambi convinti del fatto che per un bambino i genitori debbano essere due e che i ruoli possono e debbano essere intercambiabili con molta elasticità. Ora che i gemelli hanno compiuto un anno ho ripreso il lavoro dalle 9.00 alle 15.00. I bambini stanno con i nonni, io ritorno abbastanza presto e mi occupo di loro fino a quando arriva a casa la mamma. Svevo intanto ha incominciato ad andare all'asilo, ha tre anni compiuti, quando esce sta con noi tre e poi tutti insieme aspettiamo Carmen. Più il tempo passa, più mi accorgo che con i bambini bisogna vivere giorno per giorno, apprezzando i progressi che fanno, senza fare troppi programmi. Del resto ritengo che il ruolo di genitori, per quanto faticoso e difficile, sia un'esperienza straordinaria>>.

 

Un altro ottimo esempio di organizzazione familiare ed equa divisione di compiti è il caso di Massimo, 36 anni, di Milano, impiegato bancario nella stessa filiale dove ha conosciuto la moglie, Sabina.

<<  A febbraio 2001 è nato il nostro bambino Federico; mia moglie è rimasta a casa un mese prima del parto e quattro mese dopo, poi ne ha presi altri quattro di aspettativa percependo il 30% dello stipendio. A novembre ha ripreso il lavoro e sono stato io a rimanere a casa con Federico. Sabina comunque arriva alle 15.00 perchè usufruisce delle due ore giornaliere per l'allattamento. Per non restare assente troppo a lungo dal lavoro ho deciso di stare a casa un mese si e uno no alternandomi con mia moglie.>>

L'intenzione di Massimo e Sabina è di usufruire degli undici mesi di aspettativa consentiti dalla legge sui congedi, 6 la madre e 5 il padre di cui solo 6 retribuiti al 30% dello stipendio e arrivare così al settembre 2002 quando Federico avrà un anno e mezzo e potrà essere inserito al nido.

<< Salti mortali per me e per mia moglie, ci spiega Massimo, ma in questo modo possiamo dividerci  equamente il tempo da passare con nostro figlio senza che nessuno di noi due resti troppo a lungo lontano dal lavoro. Questo è molto importante per entrambi: per lei che così non si sente troppo sola col bambino e per me che non rischio di perdere i contatti in banca e di restare indietro. La cosa più brutta sarà l'estate prossima non poter passare le vacanze assieme, del resto quest'estate siamo rimasti a Milano e per Federico non è stato l'ideale. L'anno prossimo, facendo come dicevo le ferie alternate, potremo portarlo via per un periodo lungo. Io sono anche sindacalista presso la banca dove lavoro, dunque conosco molto bene la legge sui congedi parentali, anzi, sono stato il primo ad usufruirne, così ne parlo e la spiego ai colleghi. Penso sia una legge intelligente, l'ideale sarebbe poter arrivare all'anno con la retribuzione del 30% dello stpendio>>.

<<E a parte la legge?>> chiediamo noi.

<< A parte questo, trovo che i genitori siano veramente soli a dover fronteggiare tutti i problemi che si presentano alla nascita di un bambino, strutture pubbliche non ne esistono, gli asili nido sono pochi e carissimi, i pediatri spesso fanno solo venire l'ansia dicendoti che il bambino non cresce abbastanza. Ogni famiglia si deve proprio arrangiare come può, dicono tanto che nascono pochi bambini ...ma come si fa? Io e Sabina, poi, non abbiamo nonni qui a Milano su cui poter contare, meno male che c'è tra noi una buona sintonia e così ce la caviamo. Fin dalla nascita di Federico ci siamo occupati di lui insieme e il sabato, ad esempio, lo porto fuori io per lasciare Sabina un po' tranquilla. Nel quartiere ci conoscono tutti, ci salutano, chiacchierano con noi: questo piace molto a Federico.>>

<<E come è andata quando il bambino era piccolo piccolo?>> chiediamo ancora.

<< All'inizio, quando era piccolissimo, è stata dura, Sabina lo allattava, non sapevamo mai se il latte era abbastanza, si dormiva poco, ma ora va molto meglio, Federico è un bellissimo bambino, sano e cresce benissimo. Certo per farlo mangiare la mamma è più paziente di me, ma insomma anch'io me la cavo e mi piace molto giocare con lui. Penso che abbiamo scelto il modo migliore per stare con nostro figlio: come ho già detto mi sento di dividere equamente il compito di genitore con mia moglie e mi accorgo ogni giorno che per me è un importante arricchimento dal punto di vista umano. Io ho perso mia madre quando avevo 16 anni e non vedevo molto mio padre, troppo preso dal lavoro, non voglio che la cosa si ripeta con mio figlio, desidero e mi piace vederlo crescere, seguire i suoi progressi, è una grossa opportunità per me. A parte comunque la mia personale esperienza ritengo che i padri delle generazioni passate siano stati troppo assenti dalla vita dei loro figli, c'era proprio una cultura diversa, ora per fortuna le cose stanno cambiando, anche se lentamente. Come uomo e come sindacalista, poi, trovo assurdo che all'interno delle aziende si pensi a tante cose (esempio: Cral, mensa, sconti e agevolazioni varie) e così poco al problema dei figli, problema che riguarda davvero tutti. Sarebbe auspicabile, naturalmente, istituire dei nidi all'interno delle aziende: se ne parla da tanto ma per ora credo siano davvero pochissimi. Tutti ne sarebbero molto contenti perchè lavorare sapendo il proprio figlio vicino deve essere molto piacevole e rassicurante. La banca dove lavoriamo io e mia moglie concede comunque già alcune buone agevolazioni: una piccola somma premio alla nascita del figlio e incoraggia il part-time se viene fatto per un periodo lungo di 5 o 6 anni, con un bonus mensile oltre lo stipendio. Consente inoltre un part time molto elastico negli orari anche per diversi mesi>>.

 

 Domenico è nato a Palermo ma vive a Melzo da quando era molto piccolo. Ha 31 anni, è sposato e ha 2 bambini, Mattia  di 11 anni e Miriam di 2 anni e mezzo. Lavora come magazziniere presso una grossa società di trasporti.

 

<<A 19 anni ho conosciuto Monica di 21 anni. Dopo solo un anno ci siamo sposati, contro la volontà dei genitori di lei, che avevano qualche pregiudizio sul fatto che fossi siciliano>>

Per 5 anni hanno vissuto coi genitori di Domenico, bene, senza problemi, lavoravano entrambi e hanno così potuto mettere da parte un po' di soldi per comprarsi la casa. Nel '91 è nato Mattia Gheoghios, chiamato così per ricordare l'isola greca dove era stato concepito. Abitavano ancora coi genitori di Domenico, Monica lavorava part time ed è rimasta a casa in maternità il tempo consentito dalla legge, poi ha ripreso il lavoro, sempre part time, e di Mattia al mattino si occupavano i nonni. A un anno e mezzo il bambino è andato al nido e, compiuti i 3 anni, all'asilo, da dove lo riprendeva il nonno perchè nel frattempo la mamma aveva incominciato a lavorare a tempo pieno.

<< La fortuna, ci spiega Domenico, è che Melzo è abbastanza piccola e le due case sono vicine. Nel frattempo eravamo andati ad abitare nella nostra. Nel '99 è nata Miriam Eghina (il nome sempre in ricordo dell'isola di Egina davanti al Pireo). Anche per la bambina mia moglie è rimasta in maternità i mesi consueti, due prima del parto e tre dopo, poi, quando Miriam ha compiuto 6 mesi, l'abbiamo inserita al nido. E' lo stesso nido del fratello e anche lei, come lui del resto, ci va molto volentieri>>.

Mentre frequentava un corso per la sua azienda Domenico è venuto a conoscenza della legge sul congedo parentale, ha subito fatto domanda all'INPS e alla sua azienda per poterne usufruire e gli hanno risposto affermativamente, per iscritto, senza problemi. Ha così ottenuto l'astensione dal lavoro per un mese e mezzo, quando Miriam aveva 2 anni e 3 mesi e Mattia 10 anni. Era estate e Domenico se li è portati al mare sull'Adriatico insieme ai nonni. In agosto ha poi preso le ferie insieme alla moglie e sono stati una settimana in montagna e una in Egitto dove i bambini si sono divertiti moltissimo. Finita l'estate entrambi hanno ripreso il lavoro, i bambini la scuola e il nido.

<<Intendo usufruire del congedo in modo spezzettato, ogni volta che ce ne sarà bisogno, per esempio il prossimo Natale per godermi i miei figli quando saranno a casa>>.

Come già sappiamo la legge concede questa possibilità fino all'ottavo anno di vita del bambino. Chiediamo a Domenico di raccontarci la giornata tipo della sua famiglia.

<<La sveglia suona molto presto, verso le 6.00, io esco a prendere il latte, pane, giornale, alle 7.40 carico in macchina tutta la famiglia, accompagno Miriam al nido, poi mia moglie al lavoro, a tre chilometri da Melzo, ritorno a Melzo e lascio MMattia a scuola. Alle 8.30 vado a lavorare fino alle 17.30, poi riprendo Miriam al nido e Mattia dai nonni (sta con loro dopo la scuola) e finalmente torno a casa con i bambini. Monica arriva a casa dal lavoro con un collega verso le 18.00 Per fortuna è tutto molto vicino altrimenti non saprei proprio come fare e l'aiuto dei miei genitori è indispensabile>>.

 Mattia è legatissimo ai nonni, ha una sua cameretta anche da loro e ci va spesso a dormire il fine settimana. Ci sembra inutile ma chiediamo ugualmente a Domenico se ha problemi di ruolo quando fa il papà a tempo pieno e lui ci risponde di no assolutamente, anzi, è convinto che ci debba essere parità tra uomo e donna in tutti i sensi e che è molto infastidito dai tanti padri che vede assenti dalla vita dei figli e poco collaborativi in casa con le mogli. Ci racconta di quando è stato al mare da solo coi bambini, era fine giugno, in spiaggia era l'unico papà in mezzo a tante mamme e questo l'ha molto divertito. Con i colleghi nessun problema, salvo naturalmente, al rientro dal permesso, qualche battuta "hai finito di allattare?" assolutamente innocente e poi, anzi, diversi colleghi gli hanno chiesto consigli su come usufruire della legge sul congedo parentale.

 

Massimiliano è un operaio turnista presso un'industria dolciaria, lavora a settimane alterne dalle 6.00 alle 14.00 o dalle 14.00 alle 22.00. Ha 31 anni, è di Milano, vive a S.Giuliano Milanese, è sposato e ha una bambina, Federica, di un anno e mezzo. 

<< Ho saputo della legge sui congedi parentali per caso: durante un'assemblea in azienda per la festa della donna, l'8 marzo 2000, distribuivano un volantino che parlava della legge appena uscita. Il volantino era dell'Associazione per la famiglia di Milano. Stava per nascere mia figlia e ho così deciso di informarmi subito sia presso la mia azienda sia all'INPS, ma nessuno sapeva niente. Allora ho telefonato all'Associazione per la famiglia e finalmente ho avuto tutte le informazioni di cui avevo bisogno. sono ritornato all'ufficio del personale dove però continuavano a farmi difficoltà fino a quando hanno telefonato loro stessi all'Associazione. Dopo finalmente mi hanno concesso il permesso richiesto, tra l'altro, una sola settimna>>.

Un iter difficile, dunque e ancora oggi, trascorso un anno e mezzo da allora, nessun altro nell'azienda ha richiesto il congedo parentale, viste le difficoltà per ottenerlo. Massimiliano aggiunge che non poteva permettersi di restare a casa più a lungo col 30% dello stipendio perchè guadagna troppo poco. Comunque quando è nata la bambina sua moglie ha preso qualche mese di aspettativa, oltre ai mesi di maternità ed è rimasta a casa fino a quando Federica ha compiuto 9 mesi. Lavorava da McDonald e faceva orari impossibili, ora per fortuna ha cambiato posto di lavoro e ha ritmi più accettabili. Massimiliano si occupa dunque di sua figlia durante tutte l ore libere dal lavoro: ci spiega che non gli piacciono per niente i turni ma almeno gli consentono di stare di più con Federica. Per fortuna può contare sul'aiuto dei nonni, materni e paterni, molto disponibili a tenere la bambina mentre lui lavora. Come a tutti questi nuovi papà, anche a Massimiliano piace parlare di sua figlia:

<<E' una bellissima bambina, per fortuna assomiglia alla mamma e non a me che sono brutto, è molto vivace, simpatica e  io sono innamoratissimo di lei. Sia io che mia moglie vorremmo avere altri figli, magari due perchè i bambini ci piacciono tanto. Ho intenzione di usufruire ancora dei permessi concessi dalla legge se Federica si dovesse ammalare o comunque quando servirà, magari un giorno alla volta o per brevi periodi. Ritengo sia importante per i bambini ma anche per noi stesi partecipare alla loro vita, seguirli, giocarci insieme, è una cosa che molti papà ancora non sentono tanto, ma invece va fatto. Nella nostra situazione io ho più tempo di mia moglie per stare a casa e così mi occupo anche delle faccende, della spesa oltre che della bambina, lei può farlo la sera e il sabato e la domenica. A me del resto sta bene così perchè per me è un piacere oltre che un dovere stare con mia figlia>>

 

Giudice del lavoro in un grande centro dell'hinterland milanese, 42 anni, sposato da 13 anni, una figlia adottata in Romania un anno fa, ci racconta questa sua straordinaria esperienza umana.

<<Tre anni fa mia moglie ed io abbiamo deciso di adottare un bambino, visto che noi non potevamo averne; non è stata una decisione sofferta, ne abbiamo parlato, ci abbiamo pensato con calma e abbiamo deciso di farlo. L'unica cosa che desideravamo era che fosse ancora piccolo. La procedura da seguire in questi casi è la seguente: si fa richiesta al Tribunale dei minori, si sostengono vari colloqui con assistenti sociali che valutano se si è idonei o meno e dopo vari mesi si ottiene l'idoneità all'adozione - ci chiama così - nazionale o internazionale. In Italia purtroppo tutto è più lungo e complicato, così abbiamo deciso per l'adozione internazionale e abbiamo scelto la Romania, paese molto povero e con moltissimi bambini abbandonati.

Ad agosto dell'anno scorso ci hanno chiamato da lì per conoscere una bambina di 2 anni e 4 mesi che era disponibile per essere adottata. Così siamo partiti per la Romania per conoscere Roxana, eravamo molto emozionati, ci siamo recati presso la famiglia dove viveva e quel primo giorno siamo rimasti lì con lei; nei giorni successivi l'abbiamo portata un po' in giro e a fare qualche gita, sempre con un assistente sociale rumeno presente. Stavamo con lei durante il giorno e dormivamo in un albergo lì vicino; è passata così una settimana. Roxana non era intimorita nè diffidente, ci veniva in braccio, era curiosa e stava con noi volentieri. Ci è piaciuta subito e riuscivamo anche a comunicare abbastanza bene, calcolando la diversità delle lingue. Tornati in Italia abbiamo dato subito il consenso per l'adozione all'autorità rumena e da lì è iniziata la procedura per la sentenza straniera. A dicembre siamo ritornati in Romania a prenderci Roxana e Natale lo abbiamo passato  insieme a casa nostra. All'inizio la bambina era solo un po' più indietro, per la sua età, nel linguaggio, e un po' troppo vivace ma per il resto non presentava disagi: giocava, mangiava e dormiva regolarmente. I primi giorni era un po' frastornata e tendeva a prendere più cibo di quanto potesse mangiarne, o a tenersi stretti tutti i giocattoli, ma questa fase è durata poco. La cosa più bella è che dopo pochissimo tempo che era con noi ci sembrava proprio nostra da sempre. Appena arrivati in Italia con lei ho chiesto di usufruire dell'astensione facoltativa dal lavoro per un breve periodo e inoltre ho preso ferie per poter stare il più possibile con Roxana in un momento così delicato. Mia moglie non lavora più, non era particolarmente soddisfatta di quello che faceva e ha deciso, una volta adottata la bambina, di dedicarsi completamente a lei. Ad aprile Roxana ha compiuto 3 anni, il linguaggio era molto migliorato e ora l'ha arricchito di molte più parole, è cresciuta tantissimo e sta proprio bene. A giugno ho richiesto altre due settimane di astensione facoltativa dal lavoro, per portare al mare nostra figlia, che non l'aveva mai visto. Siamo stati a Lampedusa, lei era incantata dall'acqua, abbiamo passato una bellissima vacanza. Così anche ad agosto per le ferie siamo ritornati al mare, questa volta in Croazia. Ora Roxana frequenta la scuola materna, io l'accompagno o la riprendo ogni volta che mi è possibile; ci va molto volentieri, sta bene con gli altri bambini, non ha problemi. L'asilo è vicinissimo a casa quindi molto comodo>>.

Chiediamo al giudice cosa hanno pensato dell'adozione le altre personaa di famiglia o se ci sono stati problemi.

<<Assolutamente nessuno. Le nonne (i nonni purtroppo non ci sono più) erano talmente felici di avere finalmente una nipotina che non hanno avuto nessun tipo di diffidenza nè prima nè tantomeno dopo aver conosciuto la bambina. E poi c'è una zia, che tra l'altro insegna alle elementari, che stravede per lei>>.

<<Insomma un esperienza felice - diciamo noi - senza lati negativi, Roxana è stata proprio fortunata a trovare voi>>

<<Noi siamo stati fortunati a trovare lei!>> è la risposta. Avevamo iniziato l'intervista un po' intimoriti dal luogo in cui ci trovavamo, un tribunale, dalla persona che dovevamo intervistare, un giudice, serio, pacato nei modi ma poi, man mano che ci raccontava la sua storia , eravamo sempre più toccati dalle sue parole e pensavamo quanto generosa e disponibile deve essere una coppia per fare una cosa così grande come adottare un bambino. E questo nostro speciale papà conclude dicendo:

<<Le ripeto, ci siamo piaciuti reciprocamente da subito, certo siamo molto attenti a lei, ma la sgridiamo se necessario e cerchiamo, come tutti i genitori, credo, di fare del nostro meglio. Abbiamo intenzione di non nasconderle nulla del suo passato e di parlare con lei esplicitamente quando sarà il momento giusto>>.

 

Gianfranco è un tecnico della Snam di S.Donato milanese, ha 37 anni, vive a Codogno, dove è anche nato, con la moglie e le 2 figlie, Martina di 5 anni e mezzo e Francesca di 21 mesi.

<<Ho usufruito due volte del congedo parentale sempre in agosto, per tre settimane alla volta e sempre per poter stare insieme alla mia famiglia. Le ferie le avevo già usate tutte per problemi di salute che ha avuto Francesca a un mese e mezzo di vita, problemi per fortuna ampiamente risolti, ma che ci hanno causato preoccupazioni e spavento>>.

la neonata è stata ricoverata tre volte prima che i medici riuscissero a capire cosa avesse e per fortuna si trattava di un problema esofageo e non respiratorio come sembrava. Ora sta benissimo, è solo un po' delicta di bronchi, è una bambina espansiva, allegra e un po' monella, soprattutto con la sorellina maggiore che spesso subisce i suoi dispetti. Però è attaccatissima a Martina, se non c'è la cerca e quando è a casa vuole sempre giocare con lei. La grande ha un carattere completamente diverso, introversa, sensibile, racconta poco ma è molto materna e protettiva con Francesca. Gianfranco ci racconta che gli piace molto stare con le sue bambine, ha più pazienza con loro della moglie, il bagno, ad esempio, glielo fa sempre lui, le porta fuori a piedi o in bici, al campo giochi o in giro.

<<In casa dò una mano un po' per tutto, fuorché stirare il resto lo faccio. La nostra fortuna è che anche i nonni, sia paterni che materni, abitano a Codogno e le tre case sono dislocate nel giro di cento metri: ci possiamo salutare dalla finestra. Martina l'hanno tenuta molto i nonni, a turno; per Francesca abbiamo preferito prender una tata al mattino che poi l'accompagna dai nonni, loro vanno anche a riprendere la grande alla scuola materna e poi aspettano me e mia moglie che ritorniamo dal lavoro verso le 18.00.

Io sono cresciuto a casa di mia nonna e di mia zia, i miei genitori lavoravano e vivevano a Milano, tornavano a Codogno solo per il fine settimana, facevano entrambi un lavoro pesante quindi avevano poco tempo per me. Quando sono andati in pensione avevo ormai 18 anni e sono rimasto a vivere dalla zia. da piccolo ho molto sofferto dell'assenza dei miei genitori, mi ricoro ancora come piangevo la domenica sera quando partivano, oggi che sono adulto posso anche capirli, ma per le mie figlie voglio essere un genitore diverso, ci tengo ad essere presente nella loro vita, a vederle crescere: penso che sono piccole una volta soltanto e i primi anni di vita sono fondamentali. Voglio essere per loro un punto di riferimento preciso e poi fa bene anche a me stare con loro. Per questo ho preso il congedo parentale in agosto, il mio lavoro non è così pressante, nella mia società non hanno fatto storie, all'ufficio del personale nemmenoe poi è un diritto poterne usufruire e dunque perchè non farlo? La legge era uscita da poco, sono stato forse il primo a parlarne dove lavoro, io l'avevo letta sulla rivista Altro Consumo dove era spiegata molto bene. Non mi sembra però che ne facciano uso molti papà, forse in certe aziende non si può proprio, cioè si potrebbe in teoria, ma poi te la fanno pagare quando rientri. Problemi di ruolo rispetto a mia moglie non ce ne sono, lei fa un lavoro molto impegnativo e che le piace tanto, spesso deve anche andare via e poi in casa non ci sta volentieri. Come ho già detto, con le bambine ho più pazienza io anche se naturalmente ogni momento libero lo passiamo tutti e quattro assieme e ci divertiamo molto>>.

 

Rosario di Pompei, 31 anni, da 10 a Milano, vive a Sesto San Giovanni con la moglie di Monza, lavora al Comando di Polizia Municipale: fa il vigile. Ha una bambina, Federica, che ha compiuto un anno lo scorso giugno.

<<Appena mia moglie ha ripreso il lavoro, dopo la maternità, ho usufruito fino all'anno della bimba di un'ora al giorno di permesso facoltativo iniziando a lavorare alle 14.15 invece che alle 13.15. Questo per aspettare il rientro di mia moglie>>.

Rosario ha fatto richiesta al suo superiore per ottenere il cambiamento di turno, ha scambiato il turno con un collega, <<è una cosa legittima e prevista>> ci spiega <<purchè i turni restino sempre coperti>> (l'ufficio è operativo dalle 7 alle 20), il funzionario ha acconsentito e così ha potuto usufruire di quell'ora importantissima per il mènage della famiglia. Ha chiesto anche di poter fare i turni sempre di pomeriggio e fortunatamente non ci sono stati problemi di nessun tipo, neanche coi colleghi. Molti di loro hanno figli piccoli e si trovano nella stesa situazione.

<<Così la mattina sto io con Federica, prosegue Rosario, la cambio, le dò da mangiare, la porto fuori e il pomeriggio ci sta mia moglie. Fin da quando è nata, la gestione della bambina è stata di tutti e due, o insieme o separati, ma io non ho nessun problema anche se sono da solo. Sia io che mia moglie desideravamo un bambino, anzi ne vorremmo altri; per ora facciamo il possibile per crescere bene Federica e vogliamo tenerla con noi fino ai tre anni perchè pensiamo che sia molto importante. Ora  ha un anno e mezzo, è curiosa, vivace, non sta ferma un momento, bisogna stare molto attenti, se sta troppo in silenzio è perchè sta combinando un guaio. Io la lascio abbastanza fare, trovo che per crescere bene i ragazzini abbiano bisogno di sperimentare, salire, scendere, trafficare>>.

<<Usciamo spesso tutti e tre insieme appena è possibile: poco fa per esempio abbiamo festeggiato quattro anni di matrimonio, la bimba è venuta con noi e per la prima volta ha mangiato la pizza seduta a tavola e si è molto divertita>>.

<<E la sua famiglia d'origine?>> chiediamo noi.

<<Loro stanno a Pompei, ci risponde Rosario, ma siamo ugualmente una famiglia molto unita, di quattro fratelli. Ho avuto un padre e una madre eccezionali, ma è soprattutto con mio padre che ho avuto un rapporto importantissimo, appena poteva ci portava allo zoo, al circo, ci aiutava a fare i compiti; ha fatto parecchi sacrifici per noi ed è stato sempre presente nella nostra vita anche quando ha dovuto partire per poter lavorare. E' stato a Pavia 5 anni, ma veniva il più possibile a trovarci e ha sofferto molto per la lontananza. Spero di essere capace di fare per mia figlia almeno la metà di quello che lui ha fatto per me. Noi andiamo a trovare i miei genitori per le feste comandate e in estate e poi mandiamo tanti filmini di Federica così la vedono crescere. Certo mi dispiace essere così lontano ma qui mi trovo bene sia per il lavoro che per il resto. I miei suoceri inceve stanno abbastanza vicino a noi, ma sono anziani, andiamo a trovarli spesso ma non vogliamo chiedere aiuti, finchè possiamo cerchiamo di cavarcela da soli.

 

Alcuni dati regionali

Nelle due tabelle che seguono trovate qualche dato sulle lavoratrici-madri e i lavoratori-padri che nel corso del 1999 e nel corso del 2000 hanno fatto ricorso alla legge per l'astensione facoltativa dal lavoro in Lombardia. Come si può vedere, il numero complessivo (donne + uomini) di coloro che hanno usufruito dei benefici della legge è aumentato nei 2 anni del 10% circa. Se però consideriamo solo il dato dei lavoratori-padri, vediamo che nel corso del 2000 - che corrisponde grosso modo al primo anno di applicazione della nuova legge sui congedi parentali, entrata in vigore nel febbraio - il loro numero, pur restando ancora modesto, è addirittura quasi triplicato! Questo ci sembra un segnale importante dell'efficacia degli incentivi introdotti dalla nuova legge. Le presenze degli uomini di distribuiscono tra tutti i settori, con l'esclusione dell'artigianato e dell'agricoltura, ma risultano sensibilmente aumentate soprattutto nel settore industriale, forse per merito della capillare campagna informativa promossa dal sindacato.

 

LAVORATRICI MADRI CHE HANNO USUFRUITO DEL CONGEDO PARENTALE

     

SETTORE DI ATTIVITA'

ANNO 1999 ANNO 2000
Industria 11788 10293
Credito 445 536
altri settori 3163 7272
Commercio 5363 5297
Agricoltura 233 201
Artigianale 2070 1928
Agricoltura 201 180
Totale 23263 25707

 

 

LAVORATORI PADRI  CHE HANNO USUFRUITO DEL CONGEDO PARENTALE

     

SETTORE DI ATTIVITA'

ANNO 1999 ANNO 2000
Industria 18 103
Credito // 5
altri settori 32 60
Commercio 13 12
Artigianale 5 //
Servizi // 2
Totale 68 182

 Fonte: ispettorato regionale del lavoro

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