Giuseppe Opizzo

 

Giuseppe Opizzo – Capitano Marittimo

Giuseppe Opizzo fu un ardito navigatore, nato a Loano nel 1818 da poveri ma onesti genitori, Celestino Opizzo e Geronima Bollorino, e fin da fanciullo si diede alla navigazione passando per tutti i gradi della marineria mercantile fino al grado di Capitano.

Fino al 1849 navigò col titolo di Capitano in un bastimento della Famiglia Rocca di Loano, toccando i porti dal mar Nero all’Inghilterra. Ma l’uomo aveva in animo di veleggiare nei grandi oceani e così nel 1850, coi pochi guadagni del suo lavoro e con l’aiuto di qualche parente e amico, si fece costruire in Varazze un brigantino di nome “Antonietta” col quale intraprese i viaggi nelle Americhe, commerciando fino al 1855 tra Valparaiso e Lima e comprando un altro ‘legno’ detto “San Giorgio”.

Nei suoi viaggi dall’Atlantico al Pacifico dovette più volte doppiare il pericoloso Capo Horn dove un giorno, assalito da forte e terribile tempesta, che minacciava di capovolgere il bastimento e di perdere tutti, equipaggio e passeggeri nei vortici minacciosi, decise d’inoltrarsi nello stretto di Magellano, sebbene irto di secche e non ancora molto conosciuto dai navigatori, mai tentato sino allora da nessun veliero della marina Ligure e Sarda.  Malgrado le difficoltà lo passò felicemente e, nel lungo tragitto, ne studiò lo stato, ne delineò la natura e tracciò una ‘mappa’ per suo e altrui uso. Nel viaggio stesso trafficò cogli indigeni traendone qualche beneficio. Arrivato a Valparaiso fu oggetto di felicitazioni e applausi da tutti coloro che conoscevano l’importanza e la difficoltà dell’impresa.

Rientrato in Italia, munito degli attestati d’onorificenza avuti in America per il suo coraggio, presentò al Regio Ministro della Marina Sarda il suo piano dello stretto di Magellano e nel 1857 ebbe in ricompensa dal Re Vittorio Emanuele un brevetto d’onore e una medaglia d’argento con l’iscrizione “A Giuseppe Opizzo per ardite navigazioni”.

 L’anno seguente, veleggiando nuovamente dall’Atlantico al Pacifico, volle di proposito passare per il medesimo Stretto che superò nuovamente con successo avendo anche modo di salvare 117 persone, tutto l’equipaggio e i passeggeri di un vapore da guerra cileno che in quel passaggio era colato a fondo. Dal governo cileno fu onorato da un’altra medaglia e diploma al suo valore e alla sua perizia.

Nel 1862 comprò al Callao di Lima un altro bastimento che purtroppo, l’anno dopo, appena arrivato nei paraggi di Capo Horn, imbarcò acqua e andò perduto costringendo l’equipaggio a imbarcarsi sui tre ‘burchielli’ di bordo coi pochi viveri più indispensabili; per giorni e giorni gli 11 uomini errarono in balia del mare, inzuppati fradici, fra patimenti e spavento, mancanza d’acqua e senza più viveri finché, ormai in stato miserando, sopravissuti solo in sette, vennero raccolti da una nave baleniera che li rifocillò e riportò a Lima. L’Opizzo, che aveva perduto tutto, si fermò in America dove degli amici gli diedero ancora da governare un altro bastimento, navigando ancora sul Pacifico per alcuni anni con una discreta fortuna.

Nel 1867, vittima della febbre gialla, terminò la sua gloriosa carriera in Lima, all’età di soli quarantanove anni. 

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