I Cinesi

Loanesi in Cina sulla 

cannoniera fluviale Ermanno Carlotto

1921-1923

 

per onorare questi loanesi non apparsi sulla scena maggiore della Storia, e quindi condannati all’oblio, se non ricordati dal devoto ricordo dei contemporanei

 

Il movimento xenofobo dei “boxers”, scoppiato in Cina nella primavera del 1900, culminò con l’assedio delle Legazioni straniere durato 55 giorni a Pekino dal 20 giugno al 14 agosto, giorno della liberazione da parte delle potenze europee, degli Stati Uniti e del Giappone. Durante la fase critica dell’assedio un distaccamento di 38 marinai italiani, sbarcato il 30 maggio al comando del tenente di vascello Paolini e del sottotenente Olivieri raggiungeva Pekino prendendo parte alla difesa del quartiere delle Delegazioni e della Cattedrale. A dare un’idea dell’asprezza della lotta basti pensare che ben 19 furono i nostri caduti nel corso di quel periodo, incluso il sottotenente di Vascello Ermanno Carlotto, cui venne assegnata la medaglia d’oro al valor militare e poi intitolata la cannoriera in oggetto. Per il ristabilimento della pace molte nostre navi rimasero nelle acque dell’Estremo Oriente per vari anni: due piccoli incrociatori Elba e Calabria, poi gli incrociatori Vittor Pisani, Fieramosca, Vesuvio e Stromboli, seguiti dal Marco Polo e Puglia.

 

 

Nel 1914 iniziò il suo servizio in Cina la cannoniera fluviale Carlotto [218 tonn. 14 nodi, lungh. 48 metri, con un pescaggio di soli 80 centimetri!] costruita a Shanghai per la Marina Italiana e destinata a navigare lo Jang-tze-kiang nella sezione più alta del grande fiume cinese, tormentato nell’ultimo tratto navigabile da rapide di leggendaria violenza, per raggiungere i centri dell’interno dove si trovavano nuclei di nostri concittadini e missionari. Il Carlotto nel 1921-23 aveva uno stato maggiore di 3 ufficiali costituito dal comandante tenente di vascello Alberto Da Zara [poi divenuto ammiraglio] il tenente Felice Fantin [direttore di macchina] e il medico. Nello stesso periodo imbarcò anche tre nostri concittadini: Baietto Ernesto, Dell’Isola Eligio e Burlando Pietro, detto “Pedrin ù Santu.

 

                       

 

A metà febbraio 1923 il Carlotto risalì lo Jang-tze-kiang toccando Nanchino e Kiukiang, in preparazione della grande impresa che doveva portare la bandiera italiana al di là di Ichang, a oltre mille miglia dalle foci, oltre Suifu, sino ai piedi del Tibet misterioso. Oltre Ichang il fiume non si snodava più in larghi serpeggiamenti, silenzioso e maestoso in mezzo ad una vasta pianura alluvionale, ma correva impetuoso, turbolento e tortuoso in una valle particolarmente angusta, poco più ampia del letto del fiume stesso, spesso con alte rupi a strapiombo sul fiume, con un’imponente serie di 10 gole, tanto maestose quanto pericolose. [N.d.R. - gole recentemente in gran parte sommerse da enormi e imponenti dighe].

 

L’irregolarità dei fondali, l’asperità e varietà delle sponde, gli ostacoli centrali e laterali turbavano violentemente l’afflusso regolare della grande massa acquea sempre e dovunque agitata da turbini, gorghi, vortici, impetuose sorgenti, controcorrenti; in molti tratti del fiume le acque acquistavano una velocità che può variare da 9 a 13 miglia. La prima delle 10 gole dell’alto Jang-tze era subito dopo Ichang [a oltre 1000 miglia da Shanghai] e passato Nanton il Carlotto incontrò la prima forte rapida del fiume, caratterizzato in quel punto da rive coperte di enormi rupi e scogli aguzzi che si spingevano verso il centro della fiumara determinando violenti gorghi e forti controcorrenti; il Carlotto dovette aumentare di velocità fino a 13 nodi sollevando grandi baffi sulla prua che tagliava l’acqua del fiume che a sua volta correva a non meno di 8 miglia l’ora. Dopo un’ora di lotta contro la corrente  apparve la grande rapida di Kung-Ling, sempre terribile, spesso mortale, dove anni prima si perdette, tra tanti altri, il bastimento a ruote Sui Hsiang che per primo doveva portare la bandiera tedesca a Chung-Khing. Più avanti la gola di Niu-Kan-Ma-Fei, con rupi strapiombanti sul fiume spalleggiate da montagne che superano i 1000 metri e subito dopo la triplice rapida di Hsing-T‘an, zona terribile ad acque del fiume basse e temutissima dalle giunche per i violenti vortici sia nell’ascesa che nella discesa del fiume. Passati gli scogli sui quali si incagliò nel 1922 la cannoniera francese Doudard de l’Agrée, il Carlotto affrontò la rapida di Yeh-T’an che la cannoniera inglese Kinsha aveva tentato invano tre volte di rimontare mentre la cannoniera francese Olry dovette ricorrere all’alaggio da terra per superare i 600 metri della rapida che, col suo aspetto imponente, si presentava come un triangolo isoscele con la base a monte e il vertice a valle. Con uno sviluppo di giri del motore corrispondente a 13-14 miglia il Carlotto avanzò lentamente, palmo a palmo, con grandi ondate che si rovesciavano sulla prua finchè la manovra si concluse felicemente e i 600 metri della rapida furono superati in un interminabile quarto d’ora, avanzando alla velocità di 2 nodi avendo spinto il motore a ben 14 nodi!!! Più avanti, nel tratto dove erano naufragate le cannoniere gemelle Woodlark e Woodcock, il piroscafo a ruote Pioneer, il piroscafo Mei-Shen, la cannoniera Widgeon  e altri natanti minori, il Carlotto passò indenne arrivando a Chung-King il 16 giugno 1923, a quasi 2000 miglia dalle foci del fiume e 200 metri sul livello del mare portando per la prima volta la bandiera italiana oltre le grandi rapide felicemente superate. Altri sette giorni di navigazione con pochi palmi d’acqua sotto la chiglia scandagliando senza sosta con canne di bambù e finalmente il Carlotto arrivò a Kiating dove potè sostare per necessarie riparazioni. La successiva discesa del fiume, altrettanto emozionante e irta di pericoli, si concluse felicemente, consentendo al Carlotto di proseguire per Nanchino, Hankow e Shanghai.  

 

Nessuna cannoniera inglese, americana, giapponese o francese era mai arrivata direttamente a Chung-King da Shanghai, se non per svernarvi; fu quindi considerato un raid notevole quello che portò il Carlotto da Shanghai a Chung-King e Kiating, e viceversa, in meno di 4 mesi, un viaggio di quasi 5.000 miglia!

 

A testimonianza d’una delle tante imprese di italiani all’estero lontani da casa in difesa dell’ordine e della pace, i nostri concittadini portarono, oltre a esperienze più personali di quell’emozionante avventura, anche tante istantanee d’interessante vita locale, insieme a queste foto ricordo dove è riprodotta la sagoma del Carlotto e sono raffigurate tutte le bandiere delle nazioni che parteciparono all’impresa: Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Russia, Stati Uniti e Giappone.

 

In doveroso ricordo, da parte di chi li conobbe. 

 

 

                                                                                 Antonio Garibbo

Su