E'
il dolce tipico del Natale che non potrà mai essere soppiantato: Bari,
Natale, cartellate costituiscono un tutt'uno e pure le nuove generazioni,
così come le vecchie, a Natale è questo il dolce che preferiscono.
Trattasi di un dolce di non facile esecuzione e perciò va spiegato con
la maggiore cura possibile. Sulla spianatoia metti un chilogrammo di
sfarinato di grano duro: (deve essere vera semola, e non farina di
grano tenero, se vuoi che le cartellate riescano croccanti, come hanno da
essere).
In mezzo alla semola metti due decilitri di olio, appena scaldato, e
impasta; poi aggiungi due uova (non tutti lo fanno, ma con le uova la
pasta viene più soda) e impasta, ci metti ancora 250 grammi di vino
bianco (anche questo intiepidito); impasta e gramola senza stancarti e
senza aggiungere un goccio d'acqua.
Dopo che la pasta sarà diventata liscia e omogenea la metti da parte a
riposare per circa una mezz'ora.
Prendi, ora, questa pasta -un pezzetto per volta- e la gramoli ancora a lungo,
poi, con il matterello, stendi la sfoglia sottilissima, come carta
velina, più è sottile la sfoglia, più buone vengono le cartellate.
Mano
a mano che le sfoglie sono pronte, prendi la rotellina (che non manca in
nessuna casa barese) e le tagli a strisce larghe circa tre/quattro
centimetri, prendi queste strisce e, stringendo fra le dita ogni tre
centimetri circa, chiudi la pasta con un pizzicotto e gira le strisce
torno torno fino a raccoglierle in una specie di rosetta, continua così
fino a che tutta la pasta è stata lavorata.
Metti
le rosette su una tavola che riporrai in un posto appartato per evitare
che qualche bambino tiri giù tutto combinando un bel pasticcio.
Il
mattino dopo prendi una padella per friggere, mettici abbondante olio (
non dar retta alle sciocchezze di chi afferma che, per friggere, folio di
semi è migliore dell'olio di oliva,. folio nostrano, ricavato dalle
olive di Corato, di Andria, di Bitonto, di Giovinazzo, di Palo, di
Sannicandro o degli altri comuni della provincia, rimane sempre un
prodotto cui va fatto tanto di cappello).
Friggi
le rosette da un lato e dall'altro e le metti a sgocciolare. Prendi,
ora, una bottiglia di vin cotto (attenzione, che sia di uva se vuoi che
le cartellate vengano profumate, perché, se dovessi usare quello di
fichi, il profumo e il sapore ne risulterebbero alterati).
Metti
al fuoco la padella con il vin cotto e, quando questo sarà diventato
molto caldo, vi metti le cartellate già fritte, calandole una per volta,
rigirandole e tirandole su con i buchi delle rosette rivolte verso f alto
in modo che nella parte concava vi rimanga un po' di vin cotto.
Le
sistemi in una zuppiera aggiungendo, per ogni fila, un po' di zucchero,
cannella, pepe garofano e tante codette multicolorate che danno un
piacevole effetto cromatico.
Il
sapore asprigno del vin cotto, unendosi al dolce dello zucchero e agli
aromi della cannella e del garofano, mescolandosi con il sapore della
semola fritta, dà un sapore molto gustoso che stimola le ghiandole
salivari.
Gli
altri dolci che si fanno in casa in questo periodo natalizio sono: le
paste reali (a base di mandorle macinate molto finemente e impastate con
zucchero e albumi d'uovo montati a neve); le castagnelle (mandorle
tostate, pestate e impastate con farina e vin cotto); occhi di Santa
Lucia (piccoli taralli ricoperti di giulebbe), torrone (mandorle
tritate e zucchero).
Ma
questi dolci li puoi acquistare già confezionati, tanto per rispettare
la tradizione; perché farli in casa, come li faceva la nonna ed anche la
mia mamma, non è facile e non sempre riescono bene specialmente per il
forno che, con la ressa di questi giorni, ti crea tanti problemi. E, dopo
il pranzo luculliano della vigilia devi far riposare lo stomaco; riposare
relativamente perché il brodo che, per tradizione, si mangia il giorno
di Natale è piuttosto sostanzioso.
Se
vuoi dare inizio come si usa oggi, con gli stuzzichini, fa' come credi;
io, però, te lo sconsiglio perché l'antipasto non stuzzica l'appetito
ma rovina lo stomaco e non ti fa gustare il pranzo. Torna all' home page