La Cimice                                                             Bambini/Ragazzi                                                                           W il 2000

Caso Benetton

Non si sa più niente dell'inferno dei bambini

di Valentina Ausilia Triscari

Ihsan Karatas, un ex studente, varcando il cancello per entrare alla Bermuda, un'azienda tessile di Kagihtane, scoprì dei bambini che erano intenti a lavorare. Erano più di 250.

Al mattino questi bambini escono, non per andare a scuola, ma per andare a letto: infatti, i cocuklar (gli operai bambini) finiscono il turno di lavoro la notte.

Era un giorno di inizio settembre e da quell'incontro è nato il caso che ha messo alle corde l'immagine e le strategie di comunicazione di un colosso multinazionale come il gruppo BENETTON.

Un colpo durissimo, la scoperta di quei lavoratori-bambini, per una società che della trasparenza e della correttezza ha fatto una bandiera.

I sindacalisti stimano che i bambini costretti a lavorare in Turchia siano almeno un milione e mezzo. Una cifra impressionante.

Il segretario generale del Tekstil, Suleyman Celebi, sostiene che il problema non riguarda solo la Benetton, ma anche altre filiali multinazionali come Levis, Lee, Adidas, Reebok e Nike.

I bambini operai di Istanbul costano davvero poco: venti milioni di lire turche al mese (circa 130 mila lire italiane), e come se non bastasse, lavorano anche in nero e senza contributi.

In tutte le officine e i negozi di Istanbul, lavorano bambini che cuciono magliette, pantaloni e felpe firmate Benetton.

La denuncia fa tremare la Benetton e company.

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