La Cimice                                                                Bambini/Ragazzi                                                                       W il 2000

BOICOTTAGGIO O NO?

Che cosa comprare lo decidi tu!

di  Stefania Seidita

Alcune grandi multinazionali che hanno filiali nel Terzo Mondo impiegano lavoratori bambini, sfruttati, mal pagati, spesso in condizioni di semi-schiavitù. Sotto accusa sono grandi aziende come la Reebok e la Nike, che fabbricano scarpe da ginnastica.

Per questo da alcuni anni sono state organizzate campagne di boicottaggio

che cercano di convincere l'opinione pubblica a non comprare merci che producono "profitti" a prezzo della violazione dei diritti umani.

Esistono al mondo una ventina di organizzazioni che lottano in questo modo per contrastare il fenomeno dello sfruttamento infantile. In Italia è stato un Centro a Vecchiano vicino a Firenze, che svolge il proprio lavoro in molte direzioni:

- documentazione e ricerca per creare una mappa mondiale dello sfruttamento minorile:

- propaganda mediante la realizzazione di campagne pubblicitarie;

- organizzazione di corsi, conferenze, dibattiti per diffondere la conoscenza del problema.

É stata pubblicata una «guida al consumo» in cui sono indicate centinaia di aziende, ognuna delle quali ha un voto di «accettabilità», una specie di pagella. In questo modo i consumatori potranno scegliere quali prodotti comprare e potranno al contrario boicottare quelli per i quali esiste il sospetto di sfruttamento dei bambini nella produzione.

Alcuni risultati sono già stati ottenuti: la campagna pubblicitaria condotta dal centro, intitolata «Scarpe giuste», ha convinto molti consumatori ad aderire alla protesta: sono state inviate cinquanta cartoline prestampate alla Reebok con i motivi delle lamentele.

Contro il boicottaggio esistono però molte polemiche.

Secondo alcuni il boicottaggio non risolve nulla: in Bangladesh le fabbriche di tappeti hanno rimandato a casa da 30 a 50 mila ragazzine per le quali il lavoro era la sola possibilità di essere indipendenti dalle famiglie e di guadagnare soldi. Senza il lavoro in molti casi i bambini non hanno nessuna prospettiva se non la disoccupazione, l’accattonaggio o la prostituzione. Nei villaggi spesso non esistono neanche le scuole e il lavoro è l’unica via d’uscita.

Invece quelli che sostengono il boicottaggio dicono che non lo fanno per impedire la produzione di certe merci, ma vogliono che le fabbriche abbiano delle regole, che ci siano garanzie per i bambini come la riduzione dell’orario di lavoro, la possibilità di frequentare la scuola e il diritto di non essere utilizzati in lavori nocivi e pericolosi.

E tu: da che parte stai? Pensaci, quando comprerai il prossimo paio di scarpe!

I ragazzi di oggi non vogliono più andare a scuolaCaso BenettonBambini/Ragazzi