Alcune
grandi multinazionali che hanno filiali nel Terzo
Mondo impiegano lavoratori bambini, sfruttati, mal
pagati, spesso in condizioni di semi-schiavitù.
Sotto accusa sono grandi aziende come la Reebok
e la Nike,
che fabbricano scarpe da ginnastica.
Per
questo da alcuni anni sono state organizzate
campagne di boicottaggio
che
cercano di convincere l'opinione pubblica a non
comprare merci che producono "profitti" a
prezzo della violazione dei diritti umani.
Esistono
al mondo una ventina di organizzazioni che lottano
in questo modo per contrastare il fenomeno dello
sfruttamento infantile. In Italia è stato un Centro
a Vecchiano vicino a Firenze, che svolge il proprio
lavoro in molte direzioni:
-
documentazione e ricerca per creare una mappa
mondiale dello sfruttamento minorile:
-
propaganda mediante la realizzazione di campagne
pubblicitarie;
-
organizzazione di corsi, conferenze, dibattiti per
diffondere la conoscenza del problema.
É
stata pubblicata una «guida al consumo» in cui
sono indicate centinaia di aziende, ognuna delle
quali ha un voto di «accettabilità», una specie
di pagella. In questo modo i consumatori potranno
scegliere quali prodotti comprare e potranno al
contrario boicottare quelli per i quali esiste il
sospetto di sfruttamento dei bambini nella
produzione.
Alcuni
risultati sono già stati ottenuti: la campagna
pubblicitaria condotta dal centro, intitolata «Scarpe
giuste», ha convinto molti consumatori ad aderire
alla protesta: sono state inviate cinquanta
cartoline prestampate alla Reebok con i motivi delle
lamentele.
Contro
il boicottaggio esistono però molte polemiche.
Secondo
alcuni il boicottaggio non risolve nulla: in
Bangladesh le fabbriche di tappeti hanno rimandato a
casa da 30 a 50 mila ragazzine per le quali il
lavoro era la sola possibilità di essere
indipendenti dalle famiglie e di guadagnare soldi.
Senza il lavoro in molti casi i bambini non hanno
nessuna prospettiva se non la disoccupazione,
l’accattonaggio o la prostituzione. Nei villaggi
spesso non esistono neanche le scuole e il lavoro è
l’unica via d’uscita.
Invece
quelli che sostengono il boicottaggio dicono che non
lo fanno per impedire la produzione di certe merci,
ma vogliono che le fabbriche abbiano delle regole,
che ci siano garanzie per i bambini come la
riduzione dell’orario di lavoro, la possibilità
di frequentare la scuola e il diritto di non essere
utilizzati in lavori nocivi e pericolosi.
E
tu: da che parte stai? Pensaci, quando comprerai il
prossimo paio di scarpe!
|