Molti
sono i ragazzi che decidono di non continuare dopo
le medie, quelli che lasciano a metà le superiori o
quelli che lasciano l’università.
I
numerosi ragazzi che abbandonano la scuola sono,
secondo l’Istat, il 7% alle superiori e il 60% all’università.
Ma
non si tratta più o non soltanto, come un tempo, di
ragazzi disagiati, provenienti dai bassi fondi,
bensì di ragazzi che non hanno voglia di studiare.
Così sono tanti i ragazzi che vanno a lavorare nell’impresa
del padre, in quella dello zio o del padroncino
locale per ritrovarsi alla fine del mese con un
milione- un milione e due in tasca, perché adesso
dicono che le paghette settimanali non si danno
più, ed è questo un altro motivo che spinge i
ragazzi di 16-17 anni ad andare a lavorare.
Un
tempo, quando i ragazzi venivano bocciati, sembrava
strano, qualcosa di molto negativo, invece adesso
no, forse ci si è fatta l’abitudine. Eppure, ci
dobbiamo chiedere: perché tanti ragazzi vengono
bocciati?
Soprattutto
è per la loro voglia di non fare niente, e per la
loro scarsa motivazione scolastica. Ci sono ragazzi
che sostengono che si può imparare di più dalla
televisione che da un’ora di lezione, ed altri che
dicono che il diploma è un inutile pezzettino di
carta e se anche non lo hai, tanto non serve a
molto.
Questi
problemi non li abbiamo solo noi: recentemente anche
in Francia si sta presentando lo stesso problema,
dell’abbandono scolastico. Ma è una magra
consolazione. E da noi è comunque più grave.
Normalmente
tutte le famiglie vorrebbero i figli con un diploma,
i ragazzi dicono di non tenerci, ma da parte di un
professore è essenziale.
E
il mondo del lavoro che cosa ne pensa? Sarà vero
che, mentre tutte le famiglie dicono ai ragazzi che
grazie a quel “pezzo di carta” il lavoro si può
trovare più facilmente, invece alle aziende importa
sempre di meno?
Attilio
Oliva, presidente della Commissione Scuola della
Confindustria ha detto che si può lavorare anche
senza il titolo, perché al momento dell’assunzione
si guarda di più “alle competenze, alle
esperienze fatte, agli atteggiamenti del candidato”.
Invece,
Federico Montelli, presidente di Formaper presso la
Camera di Commercio di Milano, dice che lasciare la
scuola per andare a lavorare dapprima sembra
redditizio, ma in seguito poi non lo è più,
perché fra i non qualificati la disoccupazione è
più alta; occorre una formazione di base (un
diploma) e poi la formazione permanente (percorsi di
studi post-diploma).
È
d’accordo anche Walter Passerini, responsabile di Corriere
Lavoro e autore del libro Il Trovalavoro
(edito Franco Angeli), che ci esorta: “Per
carità, studiate, studiate, studiate.” E si
riferisce agli studi post-diploma.
(Fonte:
Supplemento al Corriere della Sera, sett. ‘99)
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