La Cimice                                                               Bambini/Ragazzi                                                                         W il 2000

Bambini ad Auschwitz

di Valentina Grimaldi, Marianna Capizzi

Quando nei primi mesi del 1942 cominciò la deportazione degli ebrei e arrivarono al campo di Auschwitz – Birkenau intere famiglie, il numero dei bambini e degli adolescenti internati crebbe. Si calcola che in totale 220.000 bambini e ragazzi ebrei furono deportati a Birkenau. Anche il numero dei bambini zingari fu alto, circa 11.000 tra bambini e adolescenti. Inoltre dai registri del campo zingaro risulta che nacquero lì 378 bambini.

Il campo degli zingari aveva uno scopo propagandistico: all'interno dell'area recintata le condizioni di vita erano migliori che in altri settori. C’era una scuola materna e venne costruito dai tedeschi un campo giochi, dove spesso le SS filmavano e fotografavano i bambini sulla giostra o sull'altalena, per diffondere notizie rassicuranti sulla vita nel lager.

Prima del 1940 su 3000 internati solo 100 erano minori. Tuttavia con i primi convogli di donne e di famiglie che arrivarono, i bambini e gli adolescenti aumentarono in numero sempre più alto. Dal 6 gennaio 1943 l'internamento dei minori diventò massiccio soprattutto dall'URSS occupata dai nazisti. Da quel momento vennero deportati al campo di concentramento approssimativamente 850 tra bambini e adolescenti. Nonostante le pessime condizioni di vita del lager femminile, la presenza di bambini rese le donne più coraggiose. Esse riuscirono a creare uno spazio di libertà, dignità e dimostrarono disponibilità ad aiutarsi reciprocamente e a confortare e sostenere i bambini, non solo i propri ma anche quelli orfani.

Il giorno della liberazione furono trovati 400 detenuti di età inferiore ai 14 anni ancora vivi nelle baracche. Tra i bambini liberati, gli ebrei erano in maggior numero, ma il loro calvario di sofferenze non finì certo con l'arrivo delle armate sovietiche: esaurimento nervoso, anemie, disturbi circolatori e di respirazione furono le malattie che si portarono dietro per il resto della loro vita, inoltre quelli che riuscivano a sopravvivere ai primi giorni di cure non avevano più famiglia, non sapevano parlare o non ricordavano il proprio nome. Fu però l’altruismo, fu il coraggio di molte donne a salvarne molti e a salvare soprattutto la loro mente dalla follia.

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