La Cimice                                      Ricorrenze di Marzo e Aprile                                                      W il 2000

16 marzo 2000: AID EL KEBIR

Festa islamica del sacrificio

di Alessio Brunello
Questa festa, la più importante dell’Islam, è chiamata la “Festa del Sacrificio” per due motivi: primo, ricorda il miracolo di Allah, che sostituì con un montone il figlio che Abramo gli stava offrendo in sacrificio; secondo, per l’occasione vengono sacrificati tantissimi agnelli con il rituale islamico e perciò in ogni famiglia si cucina un agnello e se ne offre ai poveri.

Ma: «Troppa crudeltà per la festa del sacrificio»

Forte e condivisa la protesta degli animalisti

È stata celebrata tra preghiere e polemiche la festa del Sacrificio. 100 mila dei musulmani residenti in Italia, il 16 aprile hanno preso d’ assalto le 180 moschee della penisola, trasformando in santuari anche i Palasport, per sgozzare pecore e montoni destinati al sacrificio.

E proprio l’uccisione di centinaia di animali, che secondo la liturgia islamica vengono macellati senza il preventivo stordimento previsto dalla legge italiana, ha provocato le proteste della Lav ( Lega antivivisezione) e della Peta (People for Ethical Treatment of Animals, cioè Lega per il trattamento etico degli animali).

La Lav ha presidiato in segno di protesta la moschea di Roma e ha denunciato tre albanesi sorpresi a sgozzare un montone nel parco della periferia sud della città; ma, soprattutto, ha inviato al Ministro della Sanità Rosy Bindi un video sulle tremende uccisioni girato in Francia, chiedendo al nostro governo di allinearsi a Germania, Austria, Svezia e Olanda, dove il principio dello stordimento è esteso a tutti gli animali, anche a quelli macellati secondo particolari riti religiosi.

Non è una richiesta esagerata di pochi maniaci protettori degli animali, anzi, è addirittura richiesto dalle norme sanitarie in vigore in Italia, norme che a quanto pare solo i musulmani non rispettano. E se lo Stato italiano lo tollera, dice l’antropologa Ida Magli, lo fa «in nome dell’integrazione e della libertà di culto». Ma, è solo «falsa tolleranza», dice la Peta, e la famosa antropologa Ida Magli è d’accordo e aggiunge: «Basta con le bugie politico-culturali» e si unisce alla richiesta di imporre morti meno cruente.

Dopo tutto, nel 2000, forse è possibile rinunciare a riti nati per popoli di alcuni millenni fa.

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