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MA IL PALLONE, CHI L’HA FATTO?

Quando alcuni bambini sono schiavi dei giochi. Degli altri.

di Valentina A. Triscari

Tutti pazzi per il Campionato e per le Coppe. Ma forse pochi si rendono conto della fatica che c’è dietro ai palloni usati in campo.

Infatti, mettere insieme con circa 700 punti di filo gli esagoni che compongono i palloni da calcio richiede il lavoro dell’uomo. Perché non ci sono ancora macchine capaci di garantire le stesse prestazioni della cucitura a mano.

Milioni di bambini lavorano come schiavi per cucire i nostri palloni.

Non giocano mai.

Non vanno a scuola.

8 palloni su 10 si producono in Pakistan: Sialkot è la capitale mondiale della palla rifinita a mano.

I bambini pakistani cuciono sfere destinate ad altri bambini più fortunati.

Un pallone che viene messo in vendita in Europa per almeno cinquantamila lire, in Pakistan viene retribuito per poche centinaia di lire e il costo resterebbe bassissimo anche se si raddoppiasse la paga dei cucitori.

Il fenomeno dello sfruttamento dei bambini è in netto calo, ma resterà finché esisterà il lavoro a domicilio, troppo difficile da controllare.

Ed è impossibile risolvere rapidamente il problema.

Sindacalisti, politici e organizzazioni non governative hanno chiesto misure che impediscano l’uso di palloni cuciti da piccoli schiavi.

Il primo antidoto allo sfruttamento è la possibilità per quei bambini di ricevere un’istruzione adeguata.

C’è uno stretto rapporto tra abbandono della scuola e lavoro minorile.

Inoltre, bisogna assicurare alle famiglie un reddito minimo, perché possano fare a meno del lavoro dei loro bambini.

IL MARCHIO DI ETICITA’

BISOGNA SAPER SCEGLIERE

“Commercio equo e solidale” 

e “prodotti etici”

Lo sapete che cosa sono i “prodotti etici”?

Sono prodotti del Terzo Mondo, come il tè, il caffè, il cioccolato e anche i palloni cuciti a mano.

Sono dichiarati etici, cioè morali, se arrivano a noi attraverso un “commercio equo e solidale”. E ciò avviene se li paghiamo a un prezzo giusto (che è di solito un po’ più di quanto ci farebbe comodo), cioè se il lavoro di chi li produce è pagato in misura giusta anziché essere sottopagato, eliminando gli intermediari che ci guadagnano sopra.

Ma come si fa a riconoscere un prodotto etico?

Deve avere il Marchio di eticità rilasciato da Trans Fair.

Trans Fair è un’organizzazione internazionale che svolge dunque un compito importante per tentare di impedire lo sfruttamento.

L’obiettivo di Trans Fair è di fare capire ai consumatori che si può scegliere che cosa comprare. Scegliendo un prodotto ottenuto senza schiavizzare un bambino, anche un consumatore italiano può fare qualcosa di utile nell’aiutare chi ha avuto la sfortuna di nascere nel posto “sbagliato”.

I palloni etici hanno già avuto un successo straordinario di vendite. Anche alcune squadre di calcio li hanno scelti: Inter, Empoli, Fiorentina, Padova e Milan. Persino la squadra del nostro oratorio: i “Boys”. I loro 17 palloni sono tutti targati Transfair.

E il vostro pallone, com’è?

Luna RossaTiro all'elicaSport