Tutti
pazzi per il Campionato e per le Coppe. Ma forse pochi si rendono conto della
fatica che c’è dietro ai palloni usati in
campo.
Infatti,
mettere insieme con circa 700 punti di filo
gli esagoni che compongono i palloni da
calcio richiede il lavoro dell’uomo.
Perché non ci sono ancora macchine capaci
di garantire le stesse prestazioni della
cucitura a mano.
Milioni
di bambini lavorano come schiavi per cucire
i nostri palloni.
Non
giocano mai.
Non
vanno a scuola.
8
palloni su 10 si producono in Pakistan:
Sialkot è la capitale mondiale della palla
rifinita a mano.
I
bambini pakistani cuciono sfere destinate ad
altri bambini più fortunati.
Un
pallone che viene messo in vendita in Europa
per almeno cinquantamila lire, in Pakistan
viene retribuito per poche centinaia di lire
e il costo resterebbe bassissimo anche se si
raddoppiasse la paga dei cucitori.
Il
fenomeno dello sfruttamento dei bambini è
in netto calo, ma resterà finché esisterà
il lavoro a domicilio, troppo difficile da
controllare.
Ed
è impossibile risolvere rapidamente il
problema.
Sindacalisti,
politici e organizzazioni non governative
hanno chiesto misure che impediscano l’uso
di palloni cuciti da piccoli schiavi.
Il
primo antidoto allo sfruttamento è la
possibilità per quei bambini di ricevere un’istruzione
adeguata.
C’è
uno stretto rapporto tra abbandono della
scuola e lavoro minorile.
Inoltre,
bisogna assicurare alle famiglie un reddito
minimo, perché possano fare a meno del
lavoro dei loro bambini.