Una
persona speciale per me è un giocatore di hockey
sul ghiaccio: Wyne Gretzky.
É
un canadese di origine russa, ha 39 anni e si è
ritirato dall' attivitá agonistica l' anno scorso,
dopo una brillante carriera nella "NHL"
(lega nord americana di hokey sul ghiaccio).
Già
a sei anni giocava con ragazzi più grandi lui. Fin
da ragazzo era conteso dai più forti club della
disciplina, vincendo più volte la "STANLEY
CUP" (il più importante trofeo per club del
mondo).
Dopo
varie stagioni in Canada ha deciso di passare oltre
confine, andando a LOS ANGELES.
Questo
fatto di non aver continuato la carriera in squadre
canadesi lo ha fatto un po’ allontanare dai
tifosi, i quali lo ritenevano un'istituzione
nazionale. É detentore di ben 65 record NHL tra i
quali più punti, goal, assist, presenze in carriera
ecc...
Unica
macchia nella sua carriera da mito è il fatto che
lo abbiano convocato nella nazionale olimpica solo a
37 anni.
Gretzky
è un uomo magro, alto pressappoco m. 1,85, ha il
viso ovale con grossi occhi azzurri che spiccano
sulla carnagione rosea. Ha capelli lisci, corti,
biondi, che cadono sull' ampia fronte. Le orecchie
sono un po’ a sventola.
É
una persona calma, buona, non si è mai fatto
nemici, neanche tra i colleghi. Veste solitamente in
modo elegante, ma non disprezza l’ abbigliamento
sportivo. Ama molto i bambini, è sposato e ha 3
figli. Ha un’unica fobia: quella del volo.
La
scoperta da parte mia di questo campione, e di
conseguenza dell’ hokey, è stata possibile grazie
ad un’influenza che mi costrinse a letto nell’inverno
del 1998. Fortuna volle che in quei giorni si
stessero svolgendo le olimpiadi invernali a Nagano
(Giappone). Una mattina, girando da un canale all’altro
della TV, mi imbattei in una partita tra Italia e
Austria, che però era ininfluente, essendo le
squadre già eliminate dalla competizione. Quello
sport, fatto di scontri, giocate improvvise e dove,
per essere dei grandi, bisogna saper assimilare
potenza, classe e agilità, mi affascinò subito. Ad
aggiungere attrattiva a quello sport, strano per
noi, si mettevano divise, protezioni, mazze e
pattini.
La
seconda partita che vidi fu Canada-Bielorussia, dove
giocava Gretzky, con quella storia così strana, un
campione del suo calibro che partecipava alla sua
prima olimpiade a 37 anni, e con quel numero così
“particolare” cucito sulla schiena: il 99.
Sfortunatamente il Canada perse in semifinale e
nella finale di “consolazione”, ovvero quella
per il terzo e quarto, con grande rammarico di
Gretzky, consapevole di aver perso la sua prima e
purtroppo anche l’ultima possibilità di
conquistare l’oro olimpico.
A
me piacerebbe molto praticare questo sport, ma
purtroppo qui in Italia non ha un grande seguito e
quindi mi sono dovuto rassegnare. |