La Cimice                                                      Vita della scuola                                                           W il 2000

Much ado about nothing

(Tanto rumore per nulla)

Un'ora di inglese speciale
di Veronica Clarin

Ora di inglese. La prof che parla, gli alunni che dormono.

Sto quasi per chiudere gli occhi, quando un suono - non nuovo per me - li fa riaprire.

-“Driiiiiiiiin...!” - nessuno sembra essersene accorto (un suono un po’ flebile, dopotutto); ci metto un po’ a realizzare che sono a scuola e che non si tratta della mia antipatica sveglia, allora mi sforzo di trovare un’interpretazione: “No, la campanella dell’entrata non è, quella dell’intervallo neanche, per andare a casa è troppo presto... ci sono: è l’allarme antincendio!”

Balzo in piedi e comunico alla prof e all’intero uditorio la mia scoperta. La prof, quasi stupita che qualcuno si sia finalmente accorto della Sua presenza, mi guarda e mi dice: “Sit down, Clarin”.

Io, che non ho aspirazioni da Giovanna D’Arco, la campana la sento davvero, e di morire bruciata non ho voglia e allora dico:

“Ma prof, bisogna andare, c’è un incendio!”.

Lei, però: - “Impossibile!” - risponde - “la responsabile degli incendi sono io, e se io non decido di uscire, si continua a fare lezione”.

Intanto qualcuno, sentendo una voce che non è quella della prof, si è messo ad ascoltare e giace steso sul banco mezzo assonnato e mezzo spaventato. L’inquietante rumore continua, le ultime parole della prof non sono state rassicuranti e tantomeno la calma con cui continua a spiegare il superlativo; allora raccolgo un po’ di libri, mi metto lo zaino in spalla e, con la sua stessa calma e accennando un mezzo sorriso, comunico: “Salve, prof, io vado, altrimenti tra un po’ ritorno cenere, com’è giusto che infine sia, ma non ora!”

La prof non si scompone, mi guarda severa e mi ordina: “Torna al tuo posto”.

Ad un tratto dal corridoio arrivano delle voci e il suono di uno scalpiccio (sarebbe meglio dire che sembra un documentario di Quark su una mandria di bufali...) e qualcuno apre la porta intimando di sbrigarsi a raggiungere il cortile.

Subito dilagano l’eccitazione e la paura tra di noi.

Io sono calma, lascio lo zaino per terra, mi metto in fila e, dopo 20 minuti, lascio finalmente l’aula e il primo piano, rimpiangendo dentro di me di non averlo fatto prima.

Mentre scendiamo le scale, la famosa campana smette di suonare.

Arriviamo in cortile e troviamo tutte le altre classi (che erano uscite puntualmente, in fila indiana, tenendosi per mano, con il registro di classe che serve a fare l’appello dei superstiti e dei dispersi) con il naso per aria. Guardo anch’io, ma: niente fumo, niente fiamme. Mi sento subito più rassicurata: “Si tratterà di una esercitazione antincendio o di un errore, ma se ci fosse stato veramente un incendio, ora ci sarei ancora?” .

Fortunatamente si è poi scoperto che si è trattato di una disattenzione di qualche prof che ha incautamente fumato l’irrinunciabile preziosa sigaretta al momento sbagliato e nel posto sbagliato, e cioè vicino a un rilevatore di fumo.

Colgo l’occasione per rammentare ai prof (specialmente a chi fa almeno il tentativo di smettere), di non fumare dentro l’edificio e per chiedere di farci fare una prova di evacuazione ogni tanto, per evitare di improvvisare un’uscita frettolosa, con il rischio di dimenticare in classe qualcuno che ha il sonno pesante e che se ne resta a sonnecchiare nel confortevole tepore dell’aula.

Lasciate ogni speranza voi che entrate...Vita della ScuolaVita della scuola