La leggenda di Hercules (Eracle)

Era figlio del dio Zeus e di Alcmena, moglie di Anfitrione. Eracle era noto per la forza e il coraggio e per le sue numerose imprese che lo resero un eroe. In quanto simbolo dell'infedeltà di Zeus, Era tentò di ucciderlo poco dopo la sua nascita, mandandogli due grossi serpenti nella culla, ma il neonato li strangolò. Da ragazzo Eracle uccise un leone con la sola forza delle mani; in seguito vinse gli abitanti di Orcomeno, città che riscuoteva tributi da Tebe: come ricompensa, gli venne concessa la mano della principessa tebana Megara, dalla quale ebbe tre figli. Era, ancora implacabile nel suo odio verso Eracle, gli causò un attacco di pazzia durante il quale uccise moglie e figli. Per l'orrore e il rimorso di ciò che aveva fatto, Eracle avrebbe voluto togliersi la vita, ma l'oracolo di Delfi gli disse che si sarebbe purificato diventando il servitore di Euristeo, re di Micene, il quale, indotto da Era, gli impose come espiazione il compimento di dodici difficili e pericolose imprese.

1) La prima impresa fu quella di uccidere il leone di Nemea, un animale che non poteva essere ferito da nessuna arma: Eracle uccise il leone con la sua clava, poi lo strangolò, lo scorticò e indossò la sua pelle come corazza e il cranio come elmo.

2) Successivamente uccise l' Idra, un mostro dalle nove teste. Eracle, gli diede fuoco non dandogli la possibilità di far crescere altre teste,ma siccome una delle teste era immortale, la seppellì sotto una roccia. Immerse infine le sue frecce nel sangue dell'Idra per renderle avvelenate.

3) La terza fatica consistette nel catturare un grosso cinghiale il cui rifugio si trovava sul monte Erimanto, mentre la quarta fu la cattura di una cerva dalle corna d'oro e dagli zoccoli di bronzo che era consacrata ad Artemide.

4) La cacciata degli uccelli del lago di Stinfalo. Questi uccelli, fuggiti un tempo di fronte a un'invasione di lupi, divoravano tutti i campi e distruggevano tutti i raccolti. Eracle per farli uscire dalla foresta dove vivevano utilizzò delle nacchere di bronzo.

5) La quinta fatica lo vide impegnato a pulire in un solo giorno i 30 anni di sudiciume lasciato da migliaia di capi di bestiame nelle stalle di Augia, facendovi scorrere le acque dei fiumi Alfeo e Peneo.

6) La cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni, che Eracle conquistò su richiesta di Admeta, figlia di Euristeo. La conquista di questo oggetto fu ottenuta con una feroce battaglia a cui partecipò la stessa Era e in seguito alla quale Eracle, credendo di essere stato ingannato, uccise Ippolita. Al ritorno da questa impresa uccise presso Troia un mostro a cui era stata esposta Esione, figlia di Laomedonte.

7) Per compiere la settima fatica, Eracle domò e portò a Euristeo un toro impazzito che Poseidone, aveva mandato a terrorizzare Creta.

8) La cattura della cerva di Cerinea, che devastava i raccolti di Enoe. Secondo una più antica tradizione questo animale dalle corna d'oro era consacrato ad Artemide e portava al collo un collare con la dedicazione. Tuttavia Eracle la inseguì e questo fu un atto di empietà.

9) La cattura delle cavalle di Diomede, re della Tracia, che si nutrivano di carne umana, uccidendo lo stesso re e conducendo le bestie a Micene.

10) La cattura dei buoi di Gerione. Durante il ritorno da questa impresa avvenne la maggior parte delle gesta di Eracle nell'Occidente mediterraneo. Già nel viaggio di andata aveva innalzato le colonne d'Ercole ai due lati dello stretto di Gibilterra in ricordo del suo passaggio. Al ritorno fu attaccato da un gran numero di briganti che cercarono di sottrargli la mandria, e per ognuno di questi assalti falliti veniva costruito un santuario eracleo. Tra questi briganti va ricordato Caco, che nel Lazio gli rubò le sue bestie e che egli uccise dopo una violenta lotta, poi Anteo, anch'esso ucciso dall'eroe.

11) I Pomi d'oro delle Esperidi, dono di nozze fatto da Gea a Era, e che il drago Ladone custodiva in un giardino nell'estremo Occidente. Il viaggio verso questo giardino è punteggiato di incontri e di difficoltà da superare. Finalmente giunse al Caucaso, dove liberò Prometeo che in cambio gli rivelò che doveva inviare Atlante a cogliere i famosi Pomi. Si recò allora da Atlante e si offrì a sorreggere sulle spalle il peso del Cielo durante il tempo che occorreva a compiere l'impresa. Quando Atlante ritornò non voleva riprendersi il Cielo sulle spalle, e Eracle finse di volerlo aiutare purchè gli desse il tempo di mettersi un cuscino sulle spalle. Appena fu libero, però, scappò via con i Pomi.

12) La dodicesima fatica di Ercole, la più difficile di tutte, fu quella di portare Cerbero, mostruoso cane a tre teste, fuori dagli oscuri Inferi. Ade, dio dei morti, diede a Eracle il permesso di prendere la bestia, a patto di non usare armi; Ercole dopo sforzi sovrumani riuscì a catturare Cerbero ed a condurlo da Euristeo, riportandolo poi da Ade.

Eracle fu anche uno degli argonauti che insieme a Giasone partirono alla ricerca del vello d'oro. Quando il centauro Nesso assalì Deianira, Ercole lo ferì con una freccia avvelenata con il sangue dell'Idra. Il centauro morente consigliò Deianira di raccogliere un po' del proprio sangue, convincendola che fosse un potente filtro d'amore; si trattava in realtà di un veleno. Credendo che Eracle si fosse innamorato della principessa Iole, Deianira gli mandò una tunica immersa in quel sangue. Quando la indossò, il dolore causato dal veleno fu tale che Eracle si uccise su una pira funeraria. Dopo la morte, venne condotto dagli dei nell'Olimpo e sposò Ebe, dea della giovinezza. Eracle veniva solitamente rappresentato come un uomo forte e muscoloso con indosso una pelle di leone ed in mano una clava. Egli fu venerato dai greci sia come dio sia come eroe mortale.