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EVA, acronimo di economic value added, nasce per misurare le
performance finanziarie di uníimpresa.
Ma va anche oltre. EVA può dare risposta a domande come: ìUn
business riesce a coprire il suo costo del capitale? Questa azienda crea
o distrugge valore? Che visione abbiamo dellíazienda nel futuro? Che legame
cíé tra valore creato e prezzo dellíazione?
EVA, infatti, quantifica in unità monetarie il valore creato
dopo aver finanziato tutte le risorse impiegate per realizzare il business.
Partendo dalla base contabile, riorganizza i free cash flow comunemente
calcolati, in modo da misurare la performance storica o prospettica: é
un legame tra contabilità, performance e valutazione.
Eí un messaggio più forte e più chiaro di altri indicatori
come EBIT, ROI, ROE, EPS perché, a differenza di questi, tiene in
considerazione la capacità dellíimpresa di coprire il costo del
capitale impiegato.
Vediamo ora come si calcola il nuovo indicatore. Partendo dallo spread tra il rendimento e il costo del capitale, si moltiplica il valore così ottenuto per il valore contabile modificato del capitale impiegato nellíattività caratteristica:
EVA =
(1)
ovvero:
EVA = (ROCE - k)* CI
(2)
dove:
NOPAT= EBIT - imposte
ROCE = NOPAT/CI
CI= Capitale investito inizio anno
WACC= Costo medio ponderato del capitale
La lettura e líinterpretazione della (1) suggeriscono che é possibile aumentare EVA, incoraggiando i manager a creare valore, nei seguenti modi:
1. ridurre i costi e/o aumentare i ricavi, ma senza aumentare
CI;
2. investire nuovo capitale o sviluppare il business solo attraverso
progetti con NPV positivo;
3. diminuire CI, prelevandolo da usi non produttivi, e restituirlo
agli investitori;
4. ridurre WACC attraverso strategie finanziarie e la comunicazione
esterna.
Il legame tra EVA e valore dellíimpresa, cioè il suo utilizzo
come metodologia di corporate valuation, deriva dal concetto noto
come MVA, acronimo di market value added. Dal momento che uníimpresa
può essere considerata come un unico investimento, in cui il prezzo
pagato corrisponde allíattualizzazione dei flussi futuri, se si attualizzano
gli EVA prospettici, ciò che si ottiene é il MVA.
Il valore di mercato di una impresa é dato allora dalla somma:
Il MVA é quindi la differenza tra il valore di mercato e il capitale
impiegato: misura lo spread tra la ricchezza investita e il NPV atteso
dallíinvestitore.
Per una azienda quotata, il valore delle azioni é il riflesso
della somma dei NPV generati da tutti i progetti iniziati e pianificati
per il futuro.
Ecco perché EVA é strumento sia di controllo dellíagire
del management sia di quantificazione della creazione di valore: aumentare
il MVA é il più importante obiettivo della direzione.
Questo stretto legame tra EVA e MVA presuppone che ogni aumento di
EVA dovrebbe esse-re strettamente seguito da un aumento nel MVA. Ma per
questo, sono necessarie alcune rettifiche da apportare ai bilanci civilistici.
Stern Stewart, padri e padroni di EVA, raccomandano 122 correzioni di anomalie contabili, 8 o 9 delle quali sono importanti per ogni tipo di azienda [ 1 ] . In particolare:
* è necessario, per rendere omogenei il rapporto NOPAT/CI e WACC
depurare il primo da componenti reddituali di natura finanziaria celati
nel risultato operativo. In tal modo si separano le decisioni relative
agli investimenti ed il loro risultato in termini di rendimento, dalle
decisioni di finanziamento, i cui effetti vengono sintetizzati nel costo
medio ponde-rato del capitale (WACC).
* Il secondo tipo di correzioni invece serve ad assicurare la coerenza
tra gli elementi inclusi nel capitale investito e la misura del NOPAT impiegata
per calcolare il rendimento: alcune poste patrimoniali possono essere considerate
afferenti o meno allíarea operativa. In funzione della scelta effettuata,
che può variare da azienda ad azienda, è necessario rettificare
il NOPAT, includendo o escludendo le relative componenti reddituali.
* Il terzo tipo di correzioni, serve a ripartire i risultati tra gli
esercizi, riconoscendo, per esempio, che i costi sostenuti per R&D,
pubblicità e promozione porteranno benefici anche negli anni successivi,
e che, conseguentemente, è corretto far scontare a questi esercizi
il relativo costo.
* Passare alla contabilità tipo FIFO.
Se correttamente applicato, líutilizzo di EVA deve fornire lo stesso
risultato del metodo DCF [2] .
Si consideri il semplice esempio: uníazienda petrolifera decide
di investire in un nuovo pozzo dalla capacità estrattiva di
200 barili in 5 anni. Per lo sviluppo di tale progetto é necessario
un esborso iniziale di 1.500, pertanto la quota di ammortamento per barile
é di 7,5 (1.500/200). I costi operativi per barile sono pari a 5,
le imposte sul NOPAT il 41,25%, WACC al 10% (tabella
1) [3] .
Il valore attuale dei flussi di cassa futuri é di 1.704, detratto
líesborso iniziale, generano un NPV di 204. Ma anche la somma dei valori
attuali degli EVA futuri é esattamente pari a 204.
Il modello di attualizzazione dellíEVA è uguale in tutto e per
tutto alla procedura di attualizzazione dei flussi di cassa, ma ha il vantaggio
di mettere in chiaro che è la qualità e non il livello corrente
del flusso di cassa quello che veramente conta.
In più, permette di valutare la performance in un singolo periodo,
a differenza dei metodi basati sul NPV che valutano ad oggi una serie di
flussi futuri. Ecco perché diventa strumento di controllo e di incentivazione
del management: costoro non avrebbero interesse a spendere capitale in
maniera poco saggia, perché in ogni anno é possibile
valutare la ricchezza creata. Eí necessario tuttavia stabilire e
disegnare chiare regole che permettano al management di agire nellíinteresse
sia proprio sia degli azionisti.
Che questa metodologia non sia una panacea é ormai largamente accettato. Se venissero realmente compresi i suoi punti di forza e di debolezza, ciò permetterebbe sicuramente un suo uso ancora più proficuo. A questo scopo, si vuole soffermare il lettore sulle seguenti considerazioni.
Si é soliti affermare che EVA, più di ogni altro indicatore o modello, é in grado di spiegare la correlazione tra valore di impresa e valore delle azioni. In genere questa affermazione viene sempre avvalorata dalla testimonianza di un chief executive officer di una qualche prestigiosa società multinazionale [4] . Tuttavia numerosi studi empirici hanno dimostrato che la correlazione tra rendimenti azionari e EVA per share, pur essendo positiva, si limiterebbe al 20,2%. Ciò vuol dire che lí80% delle 566 aziende analizzate nella ricerca, nel corso di dieci anni, non trovano giustificazione dei loro corsi azionari con tale metodologia. Ma ciò che é ancora più sorprendente é che il ROA dello stesso campione presenta una correlazione del 24,5%! [5]
Tabella 1 - Confronto DCF e EVA
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Volumi |
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Prezzi futuri |
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+Fatturato |
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-Ammortamenti |
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-Costi Operativi |
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=Reddito Lordo |
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-Imposte |
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=Reddito netto |
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Free cash flow |
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Fattore di sconto |
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Valore attuale dei FCF |
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NPV | 204 |
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Volumi |
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Prezzi futuri |
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+Fatturato |
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-Ammortamenti |
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-Costi Operativi |
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=Reddito Lordo |
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-Imposte |
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=Reddito netto (NOPAT) |
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Capitale Investito Netto - Anno |
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CI inizio anno |
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k * CI | 150 | 105 | 68 | 38 | 15 |
EVA ® futuri |
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Fattore di sconto |
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Valore attuale EVA® |
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Aziende monobusiness, tipicamente di medie dimensioni e non quotate, trovano nella metodologia DCF sicuramente riscontri più veritieri, giacché permette di mettere in luce eventuali tensioni finanziarie, come autorevolmente sostenuto da Guglielmi [6] . Aziende di tale tipo più si avvicinano alla visione di un investimento tout court, globale, caratterizzato da: esborso iniziale, flussi futuri, NPV. Líimpresa, in tale visione, é come un grande investimento, di esborso iniziale pari allíequity value, a fronte del quale si generano flussi di cassa in grado di remunerare i portatori di capitale e liberare ricchezza aggiuntiva per líazionista.
Come brevemente anticipato nel testo, sono necessarie numerose rettifiche e correzioni ai dati contabili, tanto che forse lo spazio lasciato alla sia pur ragionata soggettività potrebbe essere eccessivo. Senza poi considerare la comune difficoltà di stimare un corretto WACC prospettico.
EVA può essere aumentata nel breve periodo tagliando spese di marketing, R&D, nuovi impianti, con conseguenze negative nel lungo periodo. Da qui, la necessità di studiare sistemi di incentivazione del management che scoraggino la loro miopia manageriale avvicinandosi sempre più agli interessi degli azionisti. Líazionista deve essere interessato a politiche lungi-miranti, di ampio respiro.
EVA non sostituisce il giudizio sul management, né uníazienda può essere gestita basandosi solo su tale metodo. Sistemi di incentivazione tipo stock option sono sicuramente più efficaci, almeno fin tanto che non esista una significativa riconciliazione tra prezzo delle azioni e líEVA dellíimpresa.
S.Bennet, La ricerca del valore, EGEA, Milano, 1998
A.Damodaran, Manuale di valutazione finanziaria, Mc Graw-Hill, Milano,
1994.