Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale
La Pagoda |
Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo) |
Anno III n° 1 ( gennaio-febbraio-marzo ) |
Carissimi pagodini, quattordici anni fa sono venuta per la prima volta alla Pagoda, e vi sono rimasta più o meno consistentemente per due anni. Sono stata la prima ospite fissa qui, quando ancora, a parte Luciano, nessuno di voi neanche sapeva di questo posto. Poi sono sparita per circa dodici anni. In questi dodici anni, non ho soltanto lasciato il mondo della Pagoda ma tutto il mondo senza però lasciare la pratica. Ho rivisto il mio Lama solo lanno scorso dopo dieci anni. Voi sapete che mi sono ritirata in montagna sui Sibillini e qui, spesso coi lupi fuori della porta e sessanta centimetri di neve che mi impedivano di avere qualsiasi comunicazione col mondo esterno.
Stasera sono di nuovo qui, da sola come quattordici anni fa: conosco il rumore di questo trattore dei vicini, lodore di queste pareti ammuffite, il miagolio di quel gatto in giardino anche se certo non è lo stesso gatto di quattordici anni fa... Ho passato il tempo leggendo il libro dove avete raccolto tutte le vostre attività, i vostri progetti, esperienze, problemi, speranze. Alcuni dei vostri scritti mi hanno commossa, altri entusiasmata, altri ancora mi hanno fatto riflettere. Tra questi la domanda di uno di voi: perché vengo alla Pagoda?
Così anchio mi sono chiesta: perché vengo alla Pagoda? Quando sono venuta qui per la prima volta avevo certe ragioni che erano molto diverse da quelle di oggi, perché nel frattempo sono profondamente cambiata. Quattordici anni fa, avevo un enorme bisogno di immergermi nella purezza e nella sacralità per bilanciare i molti anni della mia vita trascorsi nella devianza del mondo. Ora la pratica concentrata ed incessante da me fatta per tanti anni in solitudine, mi ha dato la capacità di sintetizzare il sacro e il deviato, il mondo della purezza e quello della corruzione solo apparentemente in contraddizione.
Come le api suggono il polline da ogni fiore senza distinzione per fare il miele, arriva un punto in cui ci serve ogni manifestazione dellessere per suggere energia e così arrivare allAssoluto.
Se oggi ritorno alla Pagoda non è tanto per chiacchierare con voi, il sangha anche se mi fa piacere, non tanto per ascoltare insegnamenti già molto ascoltati, e nemmeno per fare meditazione silenziosa... e neanche in fondo per darvi una mano, in senso organizzativo.
Vengo essenzialmente perché ho bisogno dellenergia che sprigiona dal luogo, dal vostro gruppo di buona volontà, delle difficoltà che cercate di superare sia qui che a casa vostra, insomma da tutto linsieme... dellimpegno verso i valori del Dharma. Energia di cui ho bisogno non meno di quanto abbia bisogno di quella pericolosa, ma feconda, della devianza, scorciatoia verso lAssoluto. Quella devianza alla quale prima sono appartenuta per debolezza, dalla quale poi mi sono allontanata per purificarmi, e alla quale ritorno oggi per suggere lenergia più profonda. E usarla in diversa maniera.
Frequento la Pagoda, le chiese, Camaldoli, i dervishi e però spesso prendo la corriera Arezzo-Anghiari solo per sedermi accanto alle puttane nigeriane che vanno al loro squallido lavoro, mi aggiro -anche se non ho bisogno di comprare nulla- per i supermercati, esasperati luoghi di consumismo materiale, mi fermo a lungo ai bordi delle strade più trafficate ascoltando il fragore delle auto, io che non ho mai voluto averne una. Indugio nei bar fumosi e assordati dalla televisione, io che non ho mai permesso a una televisione di entrare in casa mia, mi reco nei gabinetti pubblici senza necessità, osceni luoghi di sporcizia materiale e morale. Non sono attirata da questi luoghi, né certo penso di convertirli. Non dico mantra per purificare nulla, per aiutare nessuno nel modo tradizionale, semplicemente decanto lenergia che rende possibile tutte le manifestazioni dellessere, come decanto quella dei luoghi sacri, di tutte le altre manifestazioni della vita, di tutte le circostanze che questa vita offre con le sue lacrime come le sue gioie.
Le unisco perché lintero è più della somma delle sue singole parti. Nessuna di queste parti è più importante dellaltra per me. E solo lintero che conta.
Ho quasi settantanni e da tanto tempo cerco di arrivare là anche se è difficile per me definire questo là... Ma di una cosa mi sono accorta: che è proprio grazie alla frizione del sacro e del deviato, del puro e dellimpuro, della carne e dello spirito, che io posso accendere il fuoco della devozione. Come dalla frizione di due pietre focaie una contro laltra ricaviamo la scintilla che farà ardere la fiamma. E solo la mia esperienza, personale e quindi limitata ma mi permetto di aprirvela perché nel libro della Pagoda tutti voi avete aperto il vostro cuore a volte mettendovi a nudo.
Ho cessato da tempo di evitare certi luoghi e certe situazioni perché impuri e pericolosi, come di frequentare esclusivamente certi altri perché più puri della devianza del mondo. Uniti essi mi offrono il prezioso carburante che spinge in alto la navicella del mio cuore, verso la Compassione per il bene di tutti gli esseri senzienti.
Almeno nella misura in cui io, coi miei mezzi ancora limitatissimi, sia capace di comprendere che cosa possa essere questa Compassione di cui tutti noi parliamo tanto continuamente, usando sì la stessa parola ma in fondo ignorando che cosa in realtà essa rappresenti per ognuno di noi, e come essa ci illumini...
OM MANI PEME HUM (Gemma)
INDICE Trimestrale Anno III n° 1 |
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