Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale
La Pagoda |
Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo) |
Anno III n° 2 ( aprile-maggio-giugno ) |
In un discorso di Dharma, tenuto a Jetavana in occasione dellannuale ritiro della stagione delle piogge, il Buddha parlò di felicità. Disse che la felicità esiste e si può sperimentare nella normale vita quotidiana. "In primo luogo" disse, "la felicità non è il risultato della gratificazione sensoriale. I piaceri dei sensi danno lillusione della felicità, mentre in realtà sono fonte di sofferenza.
"E come un lebbroso, costretto a vivere in solitudine nella foresta. Giorno e notte la sua carne è tormentata da terribili dolori. Scava allora una buca, vi accende il fuoco e cerca momentaneo sollievo dagli spasimi esponendo le membra al bruciore del fuoco. Solo così trova sollievo. Finché, miracolosamente, guarisce e ritorna alla vita normale nel suo villaggio. Un giorno, recatosi nella foresta, scorge un gruppo di lebbrosi che espongono le loro carni alle fiamme così come faceva un tempo. La pietà lo coglie perché sa che ora, recuperata la salute, non potrebbe tollerare una simile vicinanza al fuoco. Se qualcuno volesse trascinarlo vicino al fuoco, si opporrebbe con tutte le forze. E comprende che, ciò che un tempo gli era di momentaneo sollievo, è in realtà fonte di dolore per una persona sana.
"I piaceri sensoriali" continuò il Buddha, "sono come il fuoco. Danno piacere soltanto ai malati. Una persona sana rifugge le fiamme dei piaceri dei sensi".
Il Buddha spiegò che la fonte della vera felicità è una vita di pace e libertà, che consente di sperimentare appieno le meraviglie dellesistenza. Felicità è essere consapevoli di ciò che accade nel momento presente, liberi da attaccamento e avversione. Una persona felice apprezza le meraviglie che si manifestano di momento in momento: una fresca brezza, il cielo del mattino, un fiore dorato, un bambù violetto, il sorriso di un bambino. Una persona felice ne gioisce senza esserne legata. Comprendendo che tutti i dharma sono impermanenti e privi di un sé, la persona felice non si lascia assorbire neppure da quelle gioie. La persona felice vive nellagio, libera da timore e paura. Sa che ogni fiore appassisce, e non si angoscia quando accade. La persona felice comprende la natura della nascita e della morte dei dharma. La sua felicità è vera felicità, e non teme né paventa la morte.
Disse che alcuni credono che si debba soffrire per essere felici in futuro. Costoro celebrano sacrifici e si sottopongono a dure prove fisiche e mentali, sperando di ottenerne in cambio la felicità futura. Ma la vita è soltanto nel momento presente, e sacrificarla equivale a sprecarla. Altri credono che, per ottenere pace, gioia e liberazione in futuro, si debba praticare la mortificazione nel presente. Seguono pratiche ascetiche, si riducono alla fame e tormentano il corpo e la mente. Tali pratiche, disse il Buddha, causano una doppia sofferenza, presente e futura. Altri sostengono che, essendo la vita tanto effimera, non vale preoccuparsi del futuro. Lunica cosa che conta è la ricerca di quanta più soddisfazione sensoriale è possibile. Ma anche lattaccamento ai piaceri sensoriali causa una doppia sofferenza, presente e futura.
Il sentiero indicato dal Buddha evita i due estremi. Il modo di vita più saggio, disse, è vivere in modo da favorire tanto la felicità presente che quella futura. La via della liberazione non tormenta il corpo nella speranza di una felicità futura.[...]
INDICE Trimestrale Anno III n° 2 |
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