Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno III n° 3 ( luglio-agosto-settembre )

Il Dio vicino

(Massimiliano Foglini)

Nel buddhismo parlare di Dio è una cosa piuttosto insolita, perché in questa religione non esiste una particolare posizione teistica o una specifica credenza in Dio. Il sentiero buddhista non parte nemmeno da un qualche orientamento metafisico, ma da una profonda riflessione su quell’esperienza che accomuna tutti gli esseri: la sofferenza.

Osservare attentamente la natura della sofferenza vuol dire capire veramente il perché soffriamo. Comprendere fino in fondo la sofferenza equivale a ‘risvegliarci’, a vedere come siano tutti i nostri meccanismi mentali a crearci sofferenza e a tenerci imprigionati in un mondo illusorio.

Continuando ad osservare in profondità i nostri stati mentali vedremo come essi siano continuamente condizionati dagli eventi, come la nostra comprensibile e incessante ricerca di piacere, di approvazione, non ci porti a una condizione di benessere ma a uno stato di schiavitù, di asservimento ai nostri desideri. No, la felicità non è questa, non facciamoci ingannare; la nostra vera natura non può essere limitata, condizionata.

La nostra ‘Vera Natura’, per essere tale, deve trascendere tutte le illusioni mentali che creano sofferenza e insoddisfazione. E in questa capacità di trascendere tutte le cose condizionate si trova la ‘liberazione’, la ‘salvezza’, la ‘verità’.

Ajahn Sumedho, monaco buddhista occidentale appartenente alla tradizione Theravada, fondatore di alcuni monasteri e centri di meditazione in Europa, ci dice che la rivelazione della verità, o della realtà suprema, è l’essenza dell’esperienza religiosa. Quando ci leghiamo al divino, e in quel vincolo impegniamo la totalità del nostro essere, facciamo sì che la rivelazione della verità che chiamiamo visione profonda, una visione profonda che sia vera e intensa, penetri nella natura delle cose. Anche la rivelazione è ineffabile. Le parole non sono assolutamente in grado di esprimerla. Ecco perché le rivelazioni possono essere molto diverse. Il modo in cui vengono esposte o si concretano nelle parole può variare all’infinito.

Perciò le rivelazioni di un buddhista hanno un’aria molto buddhista e le rivelazioni di un cristiano danno un’impressione molto cristiana, il che è abbastanza giusto. Non c’è niente di sbagliato in questo. E’ necessario però riconoscere i limiti della convenzione del linguaggio. Dobbiamo capire che il linguaggio non è vero né reale in senso assoluto: è un tentativo di comunicare ad altri la realtà ineffabile.

Dio, la parola Dio, può avere un senso solamente se possiamo riferirci ad un’esperienza. Dio non può essere un corso di teologia... Dio non può essere racchiuso in un discorso, in un’idea... Nessuna parola potrà mai definirlo; nessun concetto potrà veramente farci avvicinarci. E’ come se fosse un sapore... l’unica maniera per conoscere il gusto di un frutto è assaggiarlo! La maniera per assaporare la realtà suprema è aprire incondizionatamente il cuore alla vera consapevolezza permettendo alla verità di rivelarsi.

Rivelazione, liberazione, salvezza... sono termini comuni a tutte le religioni. Tutte le religioni hanno come scopo il liberarsi dall’illusione, il raggiungimento della realtà suprema, la completa unione con Dio. Nel buddhismo, tutto questo si chiama illuminazione. E il mio augurio a tutti voi è quello che vi accorgiate di essere già illuminati!

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Località Quercia Grossa, 33 Pieve a Socana 
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