Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno III n° 4 ( ottobre-novembre-dicembre )

Uniti per i diritti degli oppressi

(Tae hye e Hsing Wu)

Venerdì 20 luglio alle ore 9,00 tutte le chiese a Genova hanno suonato le campane. Nel santuario di Sant’Antonio di Boccadasse due-trecento persone di diverse religioni e di diverse razze cominciavano due giorni di preghiera e meditazione, volendo così sollecitare i capi degli stati G8 a cancellare i debiti degli stati poveri. Con l’iniziativa dell’energica Suor Patrizia molti volontari avevano organizzato questo evento con gioia e entusiasmo. E nello spirito con loro erano anche le suore di clausura, che ci hanno ospitato. Noi due monaci abbiamo partecipato alla veglia con un piccolo gruppo di buddhisti.

Facevamo digiuno per ricordare gli 800 milioni di uomini che hanno fame ogni giorno. La convocazione al digiuno è stata fatta al molo con tamburi e altri strumenti tipici dei cinque continenti. I nostri strumenti buddhisti rappresentavano l’Asia. Davanti all’altare della chiesa c’era un enorme quadro cileno di Cristo campesino, un contadino inchiodato su una croce fatta da un forcone e una vanga, simbolo di tutti i poveri e oppressi del mondo. Fuori della chiesa i cartelli ricordavano: "silenzio".

I rappresentanti di diversi gruppi religiosi guidavano preghiere, meditazioni e canti a turno. Dopo i tamburi delle suore africane e la testimonianza registrata di Padre Zanotelli siamo intervenuti noi monaci buddhisti. Nel nostro discorso è stato detto: "...La felicità e l’infelicità degli esseri viventi non dipendono solo dai potenti, ma anche da noi, perché noi facciamo parte del mondo. Il nostro modo di vivere e consumare ha influenze sugli altri. Noi chiediamo a coloro che hanno il potere politico di creare più giustizia economica, ma simultaneamente dobbiamo riflettere sul nostro stile di vita.

Il volantino invita a riflettere su cosa mangiamo, cosa compriamo e cosa sprechiamo. Sulla povertà c’è un aspetto che tanta genta non ha pensato: rispettare la vita degli animali e mangiare meno carne e più vegetali. E’ stato calcolato che se gli abitanti dei paesi ricchi mangiassero molta meno carne, solo metà di quella che usano attualmente, la fame nei paesi poveri potrebbe essere eliminata, perché con le stesse risorse, spazi e energie che adesso si usano per allevare animali si produrrebbe una quantità enorme di cereali, verdure, frutta e soya, e l’inquinamento verrebbe molto diminuito. Oltre ai poveri, anche gli animali sono oppressi nel mondo. Essere vegetariani comunque non è solo per il bene degli animali. Se la maggioranza della gente cambiasse alimentazione si potrebbe creare una nuova economia, basata sui principi umani e ecologici.

Dobbiamo vedere il mondo nella sua totalità, come un insieme di esseri umani, animali, piante e minerali. Questo è il significato della meditazione. Nella meditazione la nostra mente è silenziosa e attenta. Con la chiarezza mentale impariamo a guardare le cosa così come sono e dimentichiamo il nostro limitato ego che ostacola la visione obiettiva. In breve si può dire che la meditazione è liberarsi dall’egoismo e vivere in armonia con il mondo..."

Dopo il discorso abbiamo cantato "Amitàbha", con l’intenzione di irradiare un’energia di comprensione sia agli otto potenti che a tutti quelli che erano a Genova per protestare. Alla recitazione è seguita la meditazione silenziosa per mezz’ora. Nella chiesa si sentiva vera pace e silenzio profondo, mentre in città stavano cominciando avvenimenti violenti che sarebbero poi sfociati nella morte del giovane ragazzo. Sembrava che il messaggio di giustizia e solidarietà annegasse nel fumo dei lacrimogeni e incendi.

Nel pomeriggio circa mille anarchici sono passati davanti alla chiesa. I frati e lesuore hanno parlato con questi giovani ribelli offrendo loro acqua e ramoscelli d’ulivo. Hanno rispettato la nostra veglia, ma tra loro c’erano anche alcune "tute nere" che poi, girato l’angolo, hanno distrutto le vetrine di una banca. Nella chiesa il coro cantava il "Kyrie eleison" e fuori noi sedevamo in meditazione contemplando le onde e gli scogli del Mare di Boccadasse. Il programma continuava con interventi dei musulmani, della Comunità Meditazione Cristiana e altri gruppi. Nel giorno della devastazione il Santuario era l’oasi di quiete e di pace.

Sabato 21 era la giornata della grande dimostrazione con più di 2000.000 partecipanti. Doveva essere una manifestazione pacifica e gioiosa, ma è stata gravemente disturbata dagli scontri degli estremisti e anche i manifestanti pacifici scappavano dal lancio dei lacrimogeni. Alla fine comunque il corteo si è concluso regolarmente con una festa a Piazza Ferraris. Noi due eravamo già ritornati al nostro tempio e sabato notte abbiamo celebrato una cerimonia della compassione universale sul lungomare di Lerici.

A Genova abbiamo provato un forte sentimento. Così tanta gente che pensa, che si mobilita e che vuole cambiare qualcosa! Tutto ciò che è successo ci fa riflettere su molte cose: le ingiustizie enormi del mondo, la violenza del potere, le possibilità di migliorare la società con i metodi gandhiani, il buddhismo meditativo e quello impegnato, il dialogo interreligioso... Ci siamo resi conto che in occasione di eventi come quello del G8 a Genova portare la voce del Buddhadharma è importante. Il Buddhadharma può contribuire a illuminare e risolvere i problemi degli esseri viventi. Non dovremmo isolarci e cercare solo una personale e comoda pace.

La vita contemplativa dei monaci e l’attività sociale non sono due cose incompatibili. Coltivare la mente è vivere con quelli che soffrono, ed è proprio questa la base di incontro interreligioso efficace. Invece di organizzare conferenze teologiche, scervellandosi se Nirvàna e Dio siano la stessa cosa, i buddhisti potrebbero maggiormente collaborare con cristiani, bahai, indù, ecc. nell’attività concreta per la pace, la giustizia, la protezione dell’ambiente, non dimenticandosi dei diritti dei nostri fratelli animali.

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Località Quercia Grossa, 33 Pieve a Socana 
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