Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno III n° 4 ( ottobre-novembre-dicembre )

Nevrosi e consapevolezza

(Filippo Giovenco)

Sofferenza, dolore. La vita è sofferenza, il mondo è dolore. Malattie, disgrazie, vecchiaia, morte. E non soltanto sofferenza del corpo ma anche e soprattutto sofferenza dell’anima; non soltanto sofferenza che attanaglia gli adulti, gli anziani, i malati, i vecchi, ma sofferenza che si impossessa e a volte travolge i giovani: non accettazione di sé, esigenze insoddisfatte, incertezza del domani, insicurezza, non accettazione degli altri, delusioni, risentimenti, rancori, odio, violenza, mancanza di affetti sinceri e duraturi, assenza di ideali. Il mondo è dukkha (insoddisfacente, inadeguato) e la causa della sofferenza è thana (la sete, il desiderio).

Viviamo in un era in cui la brama, il desiderio di essere questo o quello e di avere viene esaltato come un valore. Viviamo in una società di esasperati individualismi, di sfrenati egoismi. Un’era in cui l’IO domina l’umanità e vanifica le possibilità di realizzare rapporti veramente umani. La società di massa, la società delle multinazionali e dei consumi ha paradossalmente gonfiato l’IO, perché è ad esso che si rivolge per lanciare i suoi messaggi, per vendere i suoi prodotti; il bombardamento psicologico perpretato dal mondo degli affari, dai mass media, dalla pubblicità sempre più martellante non fanno che insistere sul valore assoluto dell’IO: "...perché IO valgo!", "IO sono importante!", "E’ MIO...!!!", "Mi piace, lo voglio!". "Lo voglio" chiude il discorso. E’ categorico. Non si dubita sul fine, che va comunque raggiunto. Il risultato è scontato, è fuori discussione. I mezzi sono soltanto mezzi, non sono rilevanti. Ogni mezzo diventa lecito se il fine dev’essere comunque raggiunto.

Non c’è allora da meravigliarsi se gli egoismi prevaricano: se si mente, se si ruba, se si aggredisce, si stupra, si uccide. Non c’è da meravigliarsi se la violenza si scatena: se si fabbricano armi, se si provocano guerre, se si lasciano morire di fame intere popolazioni, se non si curano le malattie di milioni di diseredati e di disperati, se si fa scempio della natura, se si saccheggiano le risorse naturali. Viviamo ormai in una società nevrotica, dove ognuno arraffa quello che può, dove per ottenere un piccolo vantaggio si provocano danni incalcolabili. Tutti siamo travolti in un turbine che ci trascina e ci toglie lucidità e consapevolezza. I "mostri" che uccidono i genitori, che sparano sui compagni di scuola o di giochi, i mariti che uccidono moglie e figli, i pedofili che abusano dei bambini, i maniaci sessuali che accoltellano le prostitute (e purtroppo la lista potrebbe continuare per molto ancora) sono il prodotto di questa società. in realtà sono gli anelli più deboli di una società impazzita. In una società nevrotica, in una situazione di stress permanente e crescente non c’è da meravigliarsi se gli nidividui psichicamente più fragili sono quelli che crollano per primi, che soccombono, procurando a sé e agli altri interminabili e terribili sofferenze. Perché, diciamocelo pure, tutti siamo un po’ "schizzati" (è una parola di moda, spesso detta con un tono quasi vezzoso), ma il passo dalla nevrosi alla psicoso può essere molto breve, specialmente quando si instaurano cause improvvise e violente che scatenano una furia imprevedibile e inaudita.

Purtroppo non pare che il livello di stress e di nevrosi della nostra società sia destinato a scemare e allora...? E’ prevedibile che questi casi di "follia" siano destinati ad aumentare nel tempo. Quanto più aumenterà lo stress psicologico, quanto più si abbasserà la soglia di resistenza dei singoli individui, tanto più si moltiplicheranno improvvisi e imprevedibili i "mostri". Ognuno di noi è potenzialmente un "mostro", tutto dipende dalle circostanze e dalla capacità individuale di resistere alle sollecitazioni che ci provengono dalla società in cui viviamo. A meno che... non siamo noi stessi a prendere consapevolezza della situazione ed a gestirla con saggezza e illuminazione.

Il buddhismo, come filosofia esoterica, ha trovato una soluzione e la propone a tutti gli uomini, indipendentemente dal loro credo religioso, dalla loro appartenenza ad etnie o ceti sociali.

La nostra vita è piena di problemi, più o meno gravi, momentanei o di lunga durata, di più facile o difficile soluzione. Per alcuni basta un piccolo sforzo, per altri si richiede un impegno maggiore, altri ancora necessitano di tutto il loro impegno. Problemi individuali, familiari, economici e via dicendo. In una società consumistica, come quella in cui viviamo, molte difficoltà sono di tipo materiale, economico. Per eliminare questo tipo di difficoltà ci sono due possibilità: la prima è cercare di ottenere con tutti i mezzi possibili ciò di cui si ha bisogno, anche a costo di provocare sofferenza agli altri. Ma poiché, comunque, in molti casi non sarà possibile farlo, questo comportamento si ritorcerà contro il suo stesso autore procurandogli maggiore infelicità. La seconda è accettare attivamente i limiti oggettivi che la realtà ci pone, accontentarsi ad essere appagati con ciò che già si ha o si può avere pacificamente.

Chi segue la via del Buddha scegli questa seconda strada. Sviluppa la consapevolezza che non è possibile soddisfare tutti i bisogni e tutti i desideri, neppure con molto impegno. Pertanto è più saggio impegnare la nostra energia per procurarci quanto ci è indispensabile, evitando di sprecarla per ottenere cosa superflue. Riguardo a ciò che è "indispensabile" soltanto la consapevolezza e il distacco, frutto di una pratica costante, possono esserci guida sicura.

Altri problemi possono riguardare la salute, i rapporti sociali (incomprensione tra i coniugi, tra genitori e figli, difficolta di relazioni nel mondo del lavoro o nei confronti di amici o degli "altri" in genere). In questi casi non sempre è facile trovare la soluzione adeguata o perché la situazione è immodificabile, come nel caso di alcune gravi malattie, o perché essa non dipende soltanto da noi ed è determinata anche dall’interazione con altre persone (come nel caso di un rapporto di coppia che si spezza).

Spesso l’unica soluzione è nell’affrontare la realtà con spirito di tolleranza e di consapevolezza. La natura del corpo umano è decadere, invecchiare e morire. Ciò nonostante, anche se il corpo viene ferito in un incidente o da un nemico o se si indebolisce per malattia o vecchiaia, la mente può rimanere chiara; anche in mezzo al dolore la mente può essere in pace.

Occorre ricordare l’insegnamento del Buddha e cioè che "tutte le cose esistenti, per il fatto che sono prodotte, sono impermanenti", quindi anche il nostro corpo fisico, anche la malattia, anche i rapporti sociali (gli amori, le amicizie, le conoscenze).

Quel che conta non è la sofferenza, ma il modo in cui noi ci rapportiamo ad essa, perché è questo modo che produce karma. Noi assumeremo un’altra forma che dipenderà dal karma che abbiamo creato e adesso, in questa vita, con questo corpo creiamo le "cause specifiche" per una nuova forma, migliore se accumuliamo buon karma.

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