Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno IV n° 1 ( gennaio-febbraio-marzo )

Vita spirituale

( di Massimiliano Foglini )

Dice Vimala Thakar: La bellezza della ricerca è quella di non poter essere decisa a priori con la stessa certezza con cui si tratta un percorso su una mappa. Per chi di noi ama veramente vivere, l’imprevedibilità della ricerca è una gioia e non un problema. [...]

Avete mai osservato i bambini quando imparano qualcosa? Avete mai osservato i loro occhi, i loro movimenti, il modo in cui si siedono, toccano le cose, avete notato la delicatezza e la duttilità con cui crescono e si sviluppano?

Tutto il loro essere è una fiamma di ricerca.

Proprio come un bambino è aperto, sensibile alle vibrazioni della vita, un cercatore genuino abbandona la rigidità della struttura egoica e si apre umilmente, ricettivo alle vibrazioni della vita.

La persona in cui l’autentico e genuino stato della ricerca è nato, è benedetta. Questa sincera indagine matura nella realizzazione, trasforma tutto l’essere nello stato della meditazione,

Dobbiamo veramente comprendere che per quanto la concentrazione ci possa aiutare nel percorso spirituale, la meditazione non consiste nel focalizzare la mente su di un qualche oggetto, ma nel trascendere l’attività mentale. La concentrazione è uno stato mentale, la meditazione uno stato dell’essere.

La meditazione implica tutta l’attività dell’essere è non sarà mai il risultato di una qualche pratica mentale.

La vita spirituale non è fatta da una determinata pratica, da un qualche rito o esercizio mentale. Fino a quando crederemo che la pratica spirituale serva a trasformarci in una persona ‘spiritualmente eccelsa’ e dalle qualità veramente nobili, saremo intrappolati nella morsa dell’ego. Infatti la ricerca di ‘attributi’ da sviluppare, per quanto positivi possano essere, saranno sempre motivati da un movimento egoico.

L’unica maniera per neutralizzare tali meccanismi dell’ego è "l’aprirsi a ciò che è".

"Aprirsi a ciò che è" non significa accettare tutto ciò che ci capita passivamente, ma l’essere ricettivi, essere consapevoli della situazione osservando apertamente quello che ci sta succedendo. Ci apriremo pertanto alle ‘negatività’ riconoscendo che ‘c’è negatività’ e non identificandoci in essa. Riconoscendo questo processo come impersonale, saremo "recettivi" anziché "reattivi" alla sofferenza, allora i dolori non saranno più ‘insopportabili’ perché avremo smesso di resistere al dolore entrando direttamente e serenamente nella ‘realtà della sofferenza’.

"Aprirsi a ciò che è" implica il capire la causa di "ciò che è". Alcune cause saranno ordinarie mentre altre potrebbero essere causate dal nostro particolare modo di interferire. Aprendoci a questa comprensione svilupperemo pazienza nei confronti delle circostanze e lasceremo andare la nostra impulsività di intervenire.

Certamente per "aprirsi a ciò che è" alcune qualità ci potranno essere utili: "la fiducia" (nel percorso che stiamo facendo), "un carattere stabile" (che si svilupperà assieme ad una corretta moralità), "la calma" (che verrà acquisita con la meditazione). Ma fintantoché queste qualità saranno viste come scopi da raggiungere, avremo ancora a che fare con l’ego; cerchiamo allora di vederle come qualità in grado di sostenerci ed aiutarci nella visione di "ciò che è".

Ci ricorda il Buddha: Non s’insegua il passato e non si rincorra il futuro. Il passato è finito e il futuro non ancora iniziato. Ma colui che nutre la visione ‘qui e ora’ di un oggetto presente, questa visione coltivi e mantenga salda e incrollabile.

Persegua il suo compito oggi perché chissà se domani morirà. Con le armate della Morte non si mercanteggia.

Giorno e notte dimorando sollecito e instancabile, egli è detto in verità ‘Felice’, egli è il saggio che

ha raggiunto la pace.

La visione del ‘qui e ora’ è meditazione, è il semplice essere della vita, la fine di ogni dualità, la cessazione della divisione tra uno e molti, tra individuale e universale. È l’incontro dell’eternità nel momento presente.

Nella meditazione la falsa separazione tra l’individuo e l’universo cessa. Allora c’è solo vita, ‘il totale movimento dell’essenza del vivere’, il respiro della vita: ‘la nascita è vita che inspira e la morte è la stessa vita che espira’.

Il Vangelo di Giovanni ce lo dice così: Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo. Se invece muore, produce molto frutto.

E il Signore disse: "Potrebbe essere che voi pensiate: ‘Le istruzioni del Maestro sono terminate, adesso non abbiamo più un maestro!’. Non va visto in questo modo, perché ciò che vi ho insegnato e vi ho spiegato sarà, alla mia dipartita, il vostro maestro".

(Digha Nikaya 16,6,1)

 

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Località Quercia Grossa, 33 Pieve a Socana 
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