Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno IV n°3 ( luglio-agosto-settembre )

Ritorno al presente di Massimiliano Foglini

La vita è piena di sofferenza, ma è anche piena di meraviglie: l’azzurro del cielo, la luce del sole, lo sguardo di un bimbo. Soffrire non basta, dobbiamo anche essere in contatto con le cose stupende della vita, dentro di noi e attorno a noi, ovunque, a ogni istante. (Thich Nhat Hanh)

Quando affermiamo che la vita si vive solamente nel momento presente sembrerebbe di parlare della cosa più ovvia, ma in realtà passiamo molto più tempo a fantasticare su cosa faremo-diremo-comporteremo o a ripensare a cosa abbiamo fatto-detto-come avremmo dovuto comportarci, che a viverci quello che ci sta capitando nel presente.

Nel Dhammapada c’è scritto: "La consapevolezza è la via della non-morte, la distrazione è la via della morte. Chi è consapevole non muore, chi è distratto è come fosse già morto". Vale a dire che se non viviamo con consapevolezza il momento presente è come se fossimo morti. Allora domandiamoci: siamo vivi o siamo morti? Onestamente devo dire che io sono mezzo moribondo... rischio di affogare quotidianamente nel mare del samsara, nel mondo dell’illusione.

Il samsara è il regno dell’io, dell’apparenza, dove governa la legge dell’attrazione-repulsione-indifferenza. Le nostre fantasticherie ruotano tutte su questo ipotetico io che vuole ottenere un sacco di cose buone, comportarsi in maniera brillante, oppure che non vuole delle cattive condizioni fisiche, pessimi stati d’animo, sgradevoli emozioni, mentre tutto il resto che non viene classificato come "mi piace o non mi piace" passa inosservato o quasi. Il samsara è il mondo dell’abitudine, della distrazione, della reattività.

E’ possibile uscire fuori dal samsara, dall’illusione, da dukkha? Il Buddha ci garantisce che ciò è possibile e ci indica la Via per uscire dalla sofferenza. Una caratteristica di questa Via è proprio il dimorare nel presente: "Non inseguite il passato. Non perdetevi nel futuro. Il passato non c’è più. Il futuro non è ancora arrivato. Guardando profondamente la vita come è proprio qui e ora. Il praticante dimora nella stabilità e nella libertà".

Una delle incomprensioni più frequenti riguardanti la pratica è quella di pensare che "tutto quello che facciamo sia pratica", mentre l’Insegnamento ci indica chiaramente di mettere le nostre energie nel "guardare profondamente", nella consapevolezza di ciò che sorge nel presente. Praticare quindi, significa guardare con discernimento tutto quello che ci accade nel momento presente. Guardare con interesse e determinazione gli stati mentali presenti, piacevoli o spiacevoli, ci mette in relazione con essi in una maniera diversa, una maniera più libera dall’io-mio che preferisce gli uni e detesta gli altri. Imparare a rapportarci con meno identificazione nei confronti del nostro corpo e della nostra mente ci permette di vedere le cose da un’altra prospettiva, di vivere la vita in maniera non egoistica, non divisa.

Il Buddha ci ricorda anche di non inseguire il passato e di non perderci nel futuro. Questo non vuol dire che non dovremmo avere più pensieri riguardanti a quello che faremo o a quello che abbiamo fatto, ma di non attaccarci, di non identificarci con i ricordi passati o i progetti futuri. Ci insegna inoltre che non dobbiamo "essere sopraffatti dal presente", cioè ci mette in guardia sulla maniera errata di stare nel presente, nel senso di identificarci nel presente con il corpo o le dimensioni mentali (sensazioni, percezioni-memoria, pensiero discorsivo, volizione, immaginazione, emozione, coscienza): Cosa significa "non essere sopraffatti dal presente"? Se qualcuno studia e conosce il Risvegliato, i suoi insegnamenti [...] e pratica i loro insegnamenti, e non pensa: "Questo corpo è me; io sono questo corpo. Queste sensazioni sono me; io sono queste sensazioni. Questa percezione è me; io sono questa percezione. Questo fattore mentale è me; io sono questo fattore mentale. Questa coscienza è me; io sono questa coscienza", allora quella persona non è sopraffatta dal presente.

Corrado Pensa commentando questo passo dove si indica cosa non si dovrebbe pensare dice: E’ qui descritta, in sostanza, la fabbricazione dell’io-mio, ci si rapporta con un senso di appropriazione a tutto quello che capita, al corpo e alla mente: il contrario del non attaccamento e dell’equanimità. Una situazione di estrema reattività e identificazione, quindi di separazione estrema.

Ritornare al presente significa lasciare andare quei meccanismi di identificazione che ci impediscono di vedere con chiarezza cosa realmente sta accadendo nel "qui e ora". Ritornare al presente significa coltivare quella capacità di accettazione capace di farci prendere cura di noi stessi in qualunque situazione ci troviamo. Ritornare al presente significa mettere energia nella pratica. Adesso. Presenti nel presente!

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Località Quercia Grossa, 33 Pieve a Socana 
52016 Castel Focognano ( AR )