Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno VIII n° 1  ( Gennaio - Febbraio - Marzo 2006 )

Il desiderio – Gli impedimenti- oltre ed altro

di Ludovico Petroni   (Prosegue dai trimli. n° 4/04, 1-2-3-4/05)

Ma oltre ai macroscopici effetti del desiderio-voracità della specie uomo – razza bianca, oltre alla pena dell’esser separati da ciò con cui vorremmo stare, alla pena per non ottenere ciò che si vuole, vorrei considerare quanto e come un’ intensa passione per una sfera dell’essere, finisca per drenare energie a qualche altro lato di sé. Un effetto del desiderio, che rischia di drenare importanti energie alla potenzialità dei singoli è la creazione di una dimensione parallela, ove, tutti i nostri desideri ed aspirazioni più fantastiche saranno appagati. E’ il sogno incentrato su sé stessi, il luogo ove ognuno guadagna il palcoscenico, l’ininterrotto film interiore in cui finalmente si è attori principali. Quando questa dimensione parallela finisce per veicolare maggiori energie della dimensione reale si cade nel patologico. E poco importa se le scene del film, prodigio dell’attaccamento, si ripetono uguali per tutta la vita.

Un po’ come per una mia ex fidanzata che ancora ricordava la prima volta che la mamma l’aveva portata al cinema. Fu un bellissimo film di Topolino che riuscì a vedere per tre volte di fila prima che la mamma la portasse via tra urli e strepiti.

Quando fu portata al cinema per una seconda volta, l’entusiasmo della piccina doveva tradursi in una delle più cocenti delusioni esistenziali: per tradimento supremo, urla e strepiti, nel film, Topolino non c’era più! Prodigio dell’attaccamento.

 

Il simbolo del fattore chiave dell’attaccamento (Upadana), nella produzione della sofferenza, è situato all’estrema periferia, in basso a sinistra della “Ruota della Vita” nostra preziosissima guida. L’immagine è quella di una scimmia che agguanta un frutto tra i rami di un albero. E’ preceduta dall’immagine di una persona che beve e rappresenta (Tanha), la sete. La quale è preceduta da una persona dagli occhi trafitti da frecce che rappresenta la sensazione,(Vedana). La quale può aver luogo solo in quanto è avvenuto un contatto sensoriale (Passa),  rappresentato dall’immagine a volte quasi pornografica di due amanti in atteggiamenti inequivocabili, che si trastullano solo in quanto dotati delle 6 porte sensoriali ( Salayatana), rappresentate spesso come un gruppo di case con finestre.

La direzione che dalla sensazione (Vedana)  conduce all’innesto di Dukkha attraverso l’attaccamento è abbastanza esplorata. Forse, invece, può contribuire al disinnesco della spirale chiedersi perché percepiamo un certo stimolo sensoriale come piacevole o spiacevole. La stessa sensazione che alcuni possono riconoscere come piacevole per altri è spiacevole. Perfino la stessa sensazione per la stessa persona, a volte è piacevole altre volte spiacevole, spesso a causa di circostanze concorrenti,  altre volte  a causa di condizionamenti passati, poco ragionevoli e a volte risibili, che non dovrebbero meritare il rigore con cui etichettiamo positivamente o negativamente la sensazione di turno. Mi può piacere una certa persona, semplicemente perché qualcosa in lei mi ricorda qualche altra persona piacevole. Può dispiacermi un certo cibo solo perché, quando la mamma me ne dava, percepivo la sua tensione, o per chissà quante altre incalcolabili concause.

Forse dovremmo dare meno importanza all’etichetta della sensazione per poter togliere intensità all’infausto itinerario che ne consegue.

Anche i pensieri cui attribuiamo un gran valore producono sensazioni. Proviamo a rilassarci al riguardo. Come dice il venerabile Sayadaw U Pandita “ogni pensiero può sorgere in qualunque mente in qualunque momento. Come se non fossero nostri. Che sollievo!”

Una sensazione essenziale per la messa in moto della “Ruota della Vita” è la fame. La straordinaria possibilità di questa epoca e di queste latitudini, di poter soddisfare le richieste dello stomaco con una miriade di soluzioni in qualunque momento, deve aver contribuito ad etichettare ‘fame’ come  piacevole. Oggi possiamo usare il sinonimo meno drammatico di appetito, la cui bontà quotidianamente ci auguriamo.

Che tipo di emozioni potrebbe coniugare alla nostra sensazione di “appetito” una persona non nata nel “bel paese” bensì in Mozambico. Una persona della nostra stessa età, con desideri e volizioni simili, con i propri pensieri incentrati sui greggi e sui figli, che per anni ha aspettato la pioggia, che è venuta tutta insieme a spazzare via il villaggio nel sonno. Rimasto aggrappato ai rami di una albero con tutte le forze, finchè la piena non è passata, abbandonati parenti e figli sepolti dal fango, comincia una lunga marcia nella palude, con i pochi superstiti verso il campo profughi che si dice essere a centinaia di miglia. E lungo la marcia, dopo aver visto morirne il vicino di casa, quali emozioni coniughereste all’”appetito”, con un senso di spossatezza mai sentito prima e che rivela evidenti la pesantezza delle palpebre, il battito del cuore, il respiro breve e debole, cui ci si aggrappa tra lo scalpiccio dei piedi nel fango.

Ci vuole poco a dimenticare come la fame sia la più diffusa delle malattie mortali, di cui bisogna prendersi cura almeno quotidiana.

 

 

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Località Quercia Grossa, 33 Pieve a Socana 
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