Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno VII n° 4 ( Ottobre - Novembre - Dicembre 2005 )

Infanzia senza fine  di Rodolfo Savini

 

Dopo un lungo riposo mi sveglio e vedo che lo spazio in cui il mio sguardo correva libero non c’è più. Cerco qua e là. Quel paesaggio si è ristretto. Mi accorgo per la prima volta di essere uno straniero affascinato e stordito da ricchezza e povertà, da tecnologia e rumore. Non so. Torno a dormire, un sogno o un incubo.

Suona la sveglia. L’ora di andare a fare. L’abitudine di ogni giorno. Gesti muti e ripetitivi. Il desiderio inespresso di fermarmi, di inciamparmi, di cadere in questo spazio soffocante. Stordito. Qualcosa vi riesce, forse è bastato quello scalino più alto del solito o quel tombino dissetato che mi ha fatto perdere l’equilibrio. Lì disteso al suolo, fragile residuo del nostro consumo, eppure vedo. Un’altra prospettiva apre lo sguardo. Mi immergo, la vivo. L’assurdo del mondo dell’abitudine visto sottosopra: l’olfatto se ne nausea, l’udito ne è lacerato, l’odore dello scontato in un fischio assordante, un marciapiede di abitudini su cui dovrei posare annoiato il mio piede. Chiudo gli occhi vorrei tornare a dormire, a sognare. L’abitudine mi lega ormai a questa realtà, ne sento il peso ma impotente, non riesco a sollevarlo. Qualcosa manca. L’ingenuo, l’appagato, il non-domandante non c’è più. Ormai sono lo stordimento, l’insoddisfazione, il pregiudizio. Se poi alzo lo sguardo mi accorgo delle finzioni e del puzzo, di chi ghigna al vento e di chi impassibile ormai può solo guardare fisso il mozzicone spento in mano. Una nube densa e oscura mi avvolge; nessun vento sopraggiunge a spazzare. I contrasti drammatici e insaziabili che nei campi dell’innocenza non scorgevo, ora sono lì, domando con l’occhio, con l’orecchio, e così, e così. Il pensiero vorrebbe tacere ma qualcosa lo lacera, dove, perché, non sa come. La domanda trabocca e più nessuna risposta materna la placa. Ormai estenuato ed esausto torno ad essere vittima del sonno che tace. Non posso più dormire, né lo voglio. Un sussulto e non sono più quelle quattro ossa, quei  muscoli, organi o tendini a sostenermi. Sono le domande e più intense, più eretto e più capace di vedere. Spazio privo di risposte. Paure angosce scuotono, ma non sono sole. Qualcosa le pervade, qualcosa di premuroso e silenzioso, di comprensivo e accogliente. Senza distinguere, opera; questo ribollio lacerante di atrocità si smussa. E’ lì ora, ma non ne scorgo né forza, né mani, né energie fuggenti. Vorrei poterne distinguere le sembianze, vorrei abbracciarne le ombre rassicuranti che appaiono evanescenti tra le mie mani. Aiuto, sprofondare nello sconosciuto amato e così cercato. L’ultima paura è lì a guardarmi.  Vuole che mi afferri a lei, tende la sua mano ghiaccia. Ne guardo l’ipocrisia che la pervade, ecco il coraggio di farsi anche travolgere. Ruberà, ma non tutto potrà sottrarre. Soffocherà, ma non tutto potrà serrare. Illuderà ma non tutto si dissolverà. La domanda tiene fermo e irremovibile lo sguardo che sente. Le sembianze soltanto potranno essere afferrate. Le sfuggirà il cuore più prezioso perché le è sconosciuto. La notte della paura, onda aggressiva e vento travolgente, passa, non può che passare, come è apparsa. Nondimeno fa il bagliore effimero che acceca di una gioia stridente che grida voglio, voglio, voglio senza sapere cosa, se non la perenne scontentezza. Vuole essere ma non è. Stordimenti, desolazione. Povertà  di ogni paura e di ogni entusiasmo. Illusione appresso illusione. Sotto al foglio del nostro respiro una luce chiara e trasparente tace, non può dire nulla perché le manca una parola. Traboccante di nulla e di tutto, invisibile sostiene, ardendo scioglie, profumando inebria. La domanda diviene silenziosa attesa che qualcosa si esaurisca,  che la porta dell’egoismo si apra, che i muri dell’indifferenza e dei desideri si sgretolino. Per essere là. Con l’aspro che ancora brucia la gola serrata.

   

go_back.JPG (3453 byte) INDICE Trimestrale Anno VII n° 4

Località Quercia Grossa, 33 Pieve a Socana 
52016 Castel Focognano ( AR )