Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno VI n° 1 ( Gennaio - Febbraio - Marzo )

Pagine di Diario  di Maria Luciana Favorito

 

Sento in questo periodo il bisogno di condividere questo lento, doloroso ma ineluttabile processo di chiarificazione della mia vera “non identità”.

Le vacanze prima e una rovinosa caduta in bicicletta poi (la quale mi ha costretto a riposo per qualche settimana) mi hanno messo a disposizione molto tempo. Così, fuori dallo stress del lavoro e in tutta tranquillità, ho potuto “lavorare” su me stessa, fare cioè un bilancio interiore di questi ultimi mesi caratterizzati da questo disagio.

La meditazione mi ha permesso di vedere nell’ “attaccamento” la causa di questo disagio: continuo infatti a identificarmi in un Sé falso, la cui percezione non è solo fonte di paure, ma è anche alla base di un comportamento che sento “irreale” e che a sua volta mi procura frustrazione e sofferenza.

Ogni volta che, dopo la tempesta, riesco a trovare la quiete e la giusta “centratura”, mi rendo conti di quanto sia essenziale la “presenza mentale” nella vita quotidiana. Infatti, credo che se in questo ultimo periodo avessi fatto esperienza delle emozioni provate, avrei potuto intuire e lavorare dentro a questo processo di identificazione e, soprattutto, la mia pratica avrebbe potuto essere più incisiva e incoraggiante. Invece mi sono ritrovata a chiedermi, sfiduciata e demotivata, dove e in che cosa avessi sbagliato. Ho sperimentato una volta di più quanto la “retta presenza mentale” incarni la “meditazione in azione”. Se una delle due manca oppure è carente, è facile ritrovarsi fuori strada e demotivati, poiché l’una è intimamente connessa con l’altra, l’una dà nutrimento e continuità all’altra.

Possiamo essere costanti e meticolosi nella meditazione formale, ma se poi per il resto della giornata siamo fuori centro, i risultati del nostro cammino saranno ben pochi. Proprio in questa continuità sta il mio impegno, il “retto sforzo”.

Una ulteriore scoperta fatta durante la convalescenza è stata quella di sperimentare una profonda paura del dolore, di cui fino ad oggi ho ignorato l’esistenza. Durante le prime notti dopo l’incidente in cui il dolore era più acuto, ho sperimentato l’angoscia del disagio fisico e nelle sedute di meditazione giornaliere il panico è ricomparso sotto altre forme. Ciò che è emerso, è che in realtà questa profonda paura del dolore fisico, ne nasconde un’altra molto più antica. Quella di non poter più avere il controllo delle sensazioni e di essere sopraffatta dalle emozioni: il terrore cioè del “lasciare andare”, di perdermi e di non potermi più “tenere insieme”. È proprio questa sfiducia nel lasciare andare e questo bisogno di tenermi insieme a tutti i costi che crea molta sofferenza. Credo che essa sia essenzialmente legata all’esperienza della mia infanzia e a quel fantomatico “SE’ “, al quale mi aggrappo ciecamente, privandomi così della possibilità di “ESSERE” semplicemente. A volte sento che noi siamo ciò che continuamente si frantuma nel flusso incessante delle cose, la cui percezione è quella di “essere” nel mezzo di vuoti fenomeni che accadono.

Il cammino verso la realizzazione di ciò che siamo veramente (e non quello che ci sentiamo di essere) è lungo non perché sia particolarmente difficile riconoscere ciò che siamo sempre stati e che abbiamo sotto gli occhi, ma perché siamo continuamente distratti dalla quotidianità della nostra vita.

“Sentire” la nostra vita, richiede sicuramente molto più impegno ed energia del semplice “agirla”. Abbiamo sufficiente motivazione per mettere in gioco completamente noi stessi, costi quel che costi, e soprattutto, quanto della nostra vita e del nostro tempo siamo disposti a spendere per questo lento risveglio?    

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Località Quercia Grossa, 33 Pieve a Socana 
52016 Castel Focognano ( AR )