Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale
La Pagoda |
Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo) |
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Anno VI n° 1 ( Gennaio - Febbraio - Marzo ) |
Storia
di una guarigione miracolosa di
Ludovico Petroni
Ero
appena uscito da un ritiro a Wat Kow Tahm, ed avevo trovato un piccolo
bungalow sulla spiaggia dove avrei passato alcuni giorni di mare. Conobbi una
ragazza tedesca, di cui neanche ricordo il nome. Ci mettemmo a ragionare del
più e del meno e, come spesso accade, venne fuori una comune pratica
buddista. Lei seguiva gli insegnamenti di una certa corrente Mahayana in
Germania. Mi raccontò che anni prima era stata in fin di vita per una strana
malattia. Era finita in coma per una qualche malattia al cervello. I medici
non sapevano farsi un idea di quale fosse il problema, e disperavano ormai di
poterla salvare. Comunque
consentirono che il Lama suo maestro le potesse rendere visita. Questi sedette
al suo capezzale, salmodiò misteriosi mantra per qualche tempo e se ne uscì.
Dopo poco la ragazza guarì in un modo che potremmo definire miracoloso.
Passato qualche tempo, nuovamente la ragazza finì in coma all’ospedale per
il solito indiagnosticabile male, ed ancora il Lama accorse in suo aiuto e le
“salvò la vita” una seconda volta.
Straordinario!
Il potere di questo Lama deve essere stato veramente straordinario.
Riflettei
un po’ sulla incredibile storia alla
luce delle recenti esperienze di ritiro in cui la riflessione Sulla Morte
avevano avuto un ruolo rilevante. Presto capii che c’era qualcosa di
improprio in tutta la storia: tutti moriremo. Tutti gli esseri che sono
vissuti sono passati. Tutti coloro che sono in vita ora moriranno, e con loro
anche io, e prima o poi, anche la ragazza tedesca, nonostante la protezione
del suo Lama. Da questa prospettiva è improprio dire “salvare la vita”,
nessuno può assolutamente “salvare nessuna vita”, sarebbe semmai più
opportuno dire “ritardare la morte”, oppure “prolungare la vita”.
Rincontrai
la ragazza e le chiesi se da questa nuova prospettiva fosse più importante la
possibilità di avere “salva la vita” oppure la possibilità di imparare a
morire, di imparare ad accogliere con profonda serenità la morte e quindi
anche tutto ciò che la precede e che chiamiamo vita.
Chiaramente
anche lei capì che la seconda ipotesi era più importante… di gran lunga.
Penso
che sia questa la giusta prospettiva da cui considerare la nostra pratica: un
qualcosa di più importante di avere “salva la vita”.
A
volte mi è capitato di ritrovarmi troppo indaffarato, di essermi sobbarcato
troppi impegni e di dover compiere delle scelte che comportano dei
“tagli”, eliminare qualche impegno, qualche hobby, qualche impegno sociale
o sportivo. Tempo fa’ ho dovuto rinunciare al Tango argentino, e tra il
Tango e il Dhamma la scelta è stata veramente poco lacerante.
INDICE Trimestrale Anno VI n° 1 |
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