Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno VI n° 4 ( Ottobre - Novembre - Dicembre )

Dalla nascita alla morte: un spazio da colmare 

di R. Savini

 

Già avevamo familiarizzato con testi rivolti alla coppia e in particolare alla donna sul “parto attivo”. La gravidanza è un campo privilegiato di osservazione, che indubbiamente coinvolge con un’attenzione rinnovata e in un processo di crescita consapevole.

Ora l’attenzione viene attratta anche dalla diffusione di esperienze meditative e di testi su una “morte attiva”, cioè su un’educazione aperta a guardare la morte e su un  più  consapevole  accompagna-

mento spirituale del morente. Certo che la morte ha costituito una perenne minaccia non solo per ogni uomo, che la vive nella propria ombra dal momento della sua nascita, ma anche per ogni presenza vivente o inanimata che sia. Spesso però, nella nostra cultura pervasa da consumo ed efficienza, il morente, giovane o vecchio che sia, è stato a lungo relegato al margine, costretto a vivere individualmente la propria sorte, in solitudine. Anche se il morente minaccia, con la sua stessa presenza, i tracotanti modelli prevalenti, è oggi sempre meno un evento privato, avvolto da un dolore cieco; può anche diventare, ed è questo il nuovo spazio che sembra crearsi, una dolorosa esperienza sì, ma di apertura e di rasserenamento. Nel dolore si può scorgere quella stretta relazione con la vita, non dissimile da quella che accompagna la madre con il bimbo che ha in grembo. Il dolore di perdere qualcosa, il dolore di aprirsi a qualche altra. Tali mutamenti radicali cadenzano il ritmo nascosto della vita che nella nascita e nella morte emergono con la loro inevitabile natura. Mi sembra che su queste esperienze l’insegnamento di Buddha abbia gettato luce con le prime due Nobili Verità: “tutto è dolore” – “questa è l’origine del dolore”. Ogni qualcosa nasca è costretta a perire.

Lo sforzo che ci attende ora è quello di arricchire lo spazio vertiginoso che intercorre tra questi due momenti, tra la nascita del corpo e la sua morte; tra il bimbo che nasce e che altrettanto inavvertitamente scivolerà verso la morte.

Tra questi due estremi della nostra esistenza umana sembra che tutto sia pervaso da un ritmo implacabile e inarrestabile fatto di guerra e pace, di conflitto sociale e culturale, di rabbia e di ebbrezza, di tante gioie grandi o piccole e di altrettante delusioni. Questi momenti sono il paesaggio della nostra vita, sono le radure, i boschi, le steppe, le montagne e le voragini che la coscienza percorre e affronta, sono la bellezza nella sua fragilità.

Per vivere in questo equilibrio tra il nostro inizio e la nostra fine possono esserci d’aiuto le altre due Nobili Verità formulare da Buddha: “questa è la cessazione del dolore” – “questa è la via che conduce alla cessazione del dolore”. Soprattutto quest’ultima traccia un cammino, un sentiero verso una vita che non trascuri nulla, ma che da tutto tragga quel fuoco che la tempri. Tra il primo ieri e l’ultimo domani ci si potrebbe accorgere che vi è un “ponte” che li rende meno lontani. Anzi possono apparire sempre più vicini tra loro, man mano che uno sguardo attento se ne prenda cura. “Mi propongo di essere lì, insieme a tutto ciò che mi circonda”, ecco una determinazione che potrebbe aiutarci a stare in equilibrio sul ponte della nostra esistenza, in ogni suo piccolo attimo, qualunque coloritura esso abbia. Sappiamo ora dove disciogliere la “medicina dell’attenzione”. È lei che può discernere rigidità e conflitti nel loro inesorabile susseguirsi, nel loro apparire e dissolversi siano esse esperienze attuali, ricordi, aspettative. Tutti momenti tra loro lontani ma che, se si avvicinano e si incontrano, non possono farlo che insieme e nello stesso momento perché comune è ciò che li divide. Tutti barcollano infatti sul  “ponte dell’ignoranza più cruda”, nel riconoscerla nascita e morte perdono la loro identità, l’una nasconde in sé il seme dell’altra, quasi due facce di una medaglia in cui vi è inscritto il mistero della vita.

Forse è una follia, ma apprendere da ogni attimo vuol dire essere disponibili a gustare un sapore dimenticato. Conoscersi è colmare lo spazio abissale tra nascita e morte, è viverli nel loro perenne susseguirsi, è accompagnarli e sostenerli nel loro incontro. Nel mio abisso posso discernere l’abisso di ogni cosa animata o no; in ciò che mi circonda posso discernere il mio abisso. Colmare questo spazio che interiormente separa è colmare ciò che recide; è stupirsi che la ricchezza e la povertà di ogni esperienza può acquisire il senso più autentico sciogliendosi in questo mare grande come la più piccola goccia di vita.

   

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Località Quercia Grossa, 33 Pieve a Socana 
52016 Castel Focognano ( AR )