Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno V n° 3 ( Luglio - Agosto - Settembre )

La psicologia occidentale e il Buddismo

di Elisabetta Forasassi

La psicosintesi non è una dottrina o una "scuola" di psicologia… Non c’è una posizione ortodossa nella psicosintesi e nessuno, a cominciare da me, dovrebbe esserne considerato il rappresentante esclusivo o il leader. Ciascuno dei suoi esponenti cerca di esprimerla e di applicarla nel modo migliore che conosce, e tutti coloro che leggono o ascoltano il suo messaggio o sperimentano i benefici che ne provengono, possono decidere quanto successo un esponente abbia avuto o avrà nell’esprimerne lo "spirito".

R. Assagioli

La psicosintesi si è sviluppata come metodo di cura inclusivo che integra ogni aspetto dell’essere. Il suo fondatore la chiamò inizialmente Biopsicosintesi includendo il rapporto col corpo, la mente e i piani di evoluzione della coscienza cosiddetti spirituali. Diceva infatti: "E’ spirituale tutto ciò che si riferisce al dispiegamento, o al vero progresso, dell’umanità… stiamo iniziando a destarci dalla realtà di una grande Vita in cui ci troviamo immersi...".

L’esperienza spirituale, o transpersonale, come lui stesso la chiama, è effettivamente il centro della sua concezione psicosintetica, anche se spogliata di ogni etichettatura istituzionale e non formalmente a favore di una Religione costituita.

Essenzialmente si mira ad aiutare con tecniche e metodi neutri a conseguire l’esperienza diretta.

Però Assagioli era anche psichiatra e aveva anche ben chiaro che prima di parlare di "transpersonale" occorre anche proporsi una psicosintesi "personale", per renderci individui più armonizzati col mondo trasversale e anche perché lo spirituale non costituisca una fuga da sé e dalle proprie responsabilità.

Vorrei mostrare quanto il modello di Io psicosintetico sia molto vicino alle concezioni buddiste.

E’ fondamentale anche per la pratica sviluppare un io psicologico sano, passare dalla frammentazione all’unità della consapevolezza di tutti gli aspetti di sé.

Senza questo riordino della personalità non può esserci neanche connessione con la spiritualità autentica.

Il modello dell’unità o della riunificazione di tutti gli stati della coscienza, è per la psicologia di Assagioli, l’Io.

Questa istanza viene chiamata anche autocoscienza ed è ciò che invece i Buddisti intendono per consapevolezza.

Per Assagioli l’Io che pur include i contenuti della coscienza come i pensieri e l’emozioni, non è un pensiero, non è un emozione ma è un puro centro di autocoscienza.

Trovare il proprio io significa avere innescato un processo di disidentificazione dal controllo costituito dalle proprie idee ed emozioni. E’ un attuare gradualmente una distanza psichica perché possiamo padroneggiare e dirigere tutto ciò da cui andiamo disidentificadoci.

Ma sentiamo che cosa dice Assagioli quando in un intervista gli fu chiesto cosa fosse l’io:

"Credo che occorra insistere che è un’esperienza. Così chi vuole sapere che cos’è l’Io deve fare l’esercizio di disidentificazione e poi il silenzio… per arrivare alla pura autocoscienza. Questo richiede un allenamento. Quindi l’Io non è una cosa teorica. Se uno desidera veramente andare a vedere se c’è bisogna che vada a casa sua!

Quindi è inutile continuare a discutere intellettualmente su cosa è l’Io, come se fosse un oggetto".

Ordinariamente l’Io tende ad identificarsi con i suoi contenuti: sensazioni, desideri, impulsi, emozioni, intuizioni, immagini, pensieri per cui crede di essere ciò in cui si identifica in quel dato momento e non sa riconoscersi come realtà autonoma e indipendente.

Un altro importante concetto espresso da Assagioli è quello di "allenamento metodico" perché non basta fare un esperienza occasionale dell’Io occorre una disciplina psicospirituale continua nel tempo.

Assagioli dice "…. Dopo questa preparazione dobbiamo fare silenzio dentro di noi; e questo si può ottenere mediante i vari stadi della meditazione... E’ importante attraversare… il livello emotivo ed immaginativo e non disperdersi nelle impressioni psichiche...".

La coscienza deve essere tenuta ad un alto punto di tensione interna. Questa tensione, che è una consapevolezza vigile, una "presenza" spirituale a noi stessi, è la condizione essenziale per ogni conquista spirituale. Essa può essere considerata una combinazione dell’intenzione e dell’attenzione.

"… Questa tensione è seguita dal silenzio, un silenzio vivente, che crea le condizioni necessarie per ogni rivelazione".

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