Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno V n° 3 ( Luglio - Agosto - Settembre )

Sul dolore

di Ludovico Petroni

I dolori del giovane Bourgà

 

Nato da padre marocchino e madre francese, Bourgà aveva sempre avuto una gran passione per le arti marziali. Quando fu il momento si arruolò nella Legione Straniera, ove si specializzò nel "corpo a corpo". Dopo oltre otto anni in divisa, avendo messo su un buon gruzzoletto e nessun affetto, lasciò la Francia per l’Oriente. La box Tailandese è uno sport molto cruento, ove si usano anche calci, ginocchiate e gomitate. Il boxer deve obbligatoriamente stipulare una polizza assicurativa, anche solo per coprire le spese del Pronto soccorso, cui, vincente o perdente, deve comunque ricorrere alla fine di ogni incontro per ricucire tagli, medicare contusioni e fratture varie. Buorgà dichiarava 1 incontro perso su 99 combattuti.

Per motivi che ignoro, un bel giorno prese i voti di monaco per 7 o 8 mesi in un monastero dall’ordinazione facile della Tailandia centrale. Le vie del Dharma sono infinite e Bourgà se la cavava davvero male con le lingue che non fossero la sua; così, solo una signora Tailandese, insegnante di Francese e, per ironia della sorte, cristiana, gli potè indicare un monastero rinomato per offrire l’insegnamento del Buddismo agli occidentali. Bourgà approdò a Wat Pananachat (il monastero di Achaan Chaa) come laico, intenzionato a rimanere per 3 mesi per imparare i "rudimenti" del Buddismo e quindi fare ritorno al grande monastero delle pianure centrali, ove avrebbe intrapreso studi più elevati sulla magia e l’acquisizione di poteri sovrannaturali.

Queste erano le intenzioni di Bourgà quando io lo incontrai.

Un giorno gli chiesi se avesse mai sentito la parola "Dukkha" e se ne sapesse il significato: disse di no. La mattina seguente a questa nostra conversazione Dukkha ricorreva svariate volte nei canti in Pali che aveva deciso di memorizzare e di recitare quotidianamente, peraltro senza beneficio di comprensione.

S’informò riguardo a quella parola e seppe, dopo essere stato monaco per 7/8 mesi, che il Buddismo aveva a che fare con la sofferenza.

Aveva tremende difficoltà a sedere a gambe incrociate per terra. I muscoli tiravano e lo rattrappivano penosamente. La schiena rimaneva curva e le ginocchia una buona spanna sollevate da terra. Si sforzava in tutti i modi per spingere in basso quelle ginocchia e, ovviamente, non poteva sedere a lungo, anche quando lo incentivai proponendogli la mia lanterna come trofeo se fosse riuscito a seder immobile per mezz’ora. La chiamavamo "la vera lanterna del monaco della foresta" ed era una lattina tagliata da un lato ove veniva inserita una candela che, anche camminando, non si spegneva.

Gli era piaciuta molto, ma non la vinse mai.

Ce la metteva veramente tutta per conquistare quella posizione.

Una sera decise di incastrarsi nella posizione a gambe incrociate contro le pareti di legno della sua capanna in qualche modo. Quando però, dopo una ventina di minuti, decise che ne aveva avuto abbastanza di quella tortura autoinflitta, scoprì di non potersi più liberare e si rese conto che doveva chiamare aiuto! Ma avrebbe dovuto urlare parecchio, perché la capanna più vicina era la mia, ad almeno 70 metri nella foresta. Poi, con militaresca abnegazione e sprezzo del pericolo, finalmente si buttò su un fianco e si liberò.

Verrebbe da deridere il povero Bourgà per la sua ottusità, ma pensiamoci bene. Potessimo tutti noi cessare di combattere come ha cessato il buon Bourgà!

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Località Quercia Grossa, 33 Pieve a Socana 
52016 Castel Focognano ( AR )