IL CASTELLO DI REVELLO

Del castello, posto sulla rocca, si parla per la prima volta in un atto del 1075, relativo alla contessa Adelaide figlia di Olderico, soprannominato Magnifredo, marchese di Susa e di Torino. Dal 1170 il paese è al parziale dominio di Manfredi I, figlio di Bonifacio del Vasto; il castello sarà dei Saluzzo già dal 1214, sotto il marchese Manfredi II. Che Revello fosse tra i paesi più importanti del marchesato, anzi il quarto per importanza, lo dice il fatto che manteneva un governatore con il titolo di castellano e un nutrito presidio di soldati; inoltre a questo castellano veniva affidata autorità su tutte le terre della valle in tempi di guerra. Nel 1273 la roccaforte di Revello fu occupata con un colpo di mano dagli astigiani, ma viene ripresa dal marchese Tommaso I e, nella pace stipulata due anni dopo, Asti è costretta a dichiarare la rinuncia ad ogni pretesa sul castello revellese, sebbene non le venga imputata nessuna taglia per i danni arrecati alle fortificazioni. Il 12 maggio 1297 si fissavano i confini tra Revello e la città di Saluzzo e così terminavano discordie ricorrenti; il 30 maggio dello stesso anno il Marchese Manfredi intestava in feudo al fratello Giovanni questa terra. Ma l’atto di affrancamento da cui il paese trasse occasione per il suo sviluppo economico ed amministrativo risale al 1312 e venne stipulato tra il marchese Manfredi IV e quattro "sapientes" revellesi. La comunità legò con il signore di Saluzzo un mutuo e vantaggioso patto che non dovette essere solo di stretta natura giuridica, se Tommaso I aveva già provveduto verso la fine del 1200 a ristrutturare, rafforzandolo abbondantemente, il castello. Un marchesato, potestà di tipo prevalentemente militare, non poteva che colpevolmente trascurare le proprie fortificazioni: è all’incirca dello stesso periodo l’erezione del castello di Saluzzo, in sostituzione del Castel Soprano, con la prima recinzione di mura intorno alla capitale. Ma forse la primitiva costruzione difensiva di Revello, opportunatamante potenziata e ingrandita, dovette andare in gran parte distrutta per l’assalto di Riccardo di Gambasca, capitano delle truppe di Roberto; infatti il marchese Tommaso II, per la lunga e terribile guerra mossagli da Giacomo d’Acaia, provvide a ricostruire la fortezza a poca distanza dalla precedente, strutturata in modo solido, con doppia cinta, quattro torri, il fossato, il ponte levatoio, il rivellino e altre strutture tecnicamente e militarmente migliori. La fortezza di Revello: chi cercasse tra le rovine (indagine non priva di sorprese e di avventura) troverebbe i resti delle fondamenta del rivellino, la torre del Bramafame (da non confondersi con un torrazzo omonimo presso Aosta), alcune parti del muro. Ma il castello propriamente detto non c’è più: in mezzo ad una vegetazione pressoché inestricabile si individuano rovine in muratura ed alcuni fori che immettono verso inaccesibili locali sotteranei, oggetto di curiose leggende locali. Se è vera l’ipotesi del Della Chiesa per cui fu edificato nel IX secolo dai Saraceni, che dalla loro base di La Garde-Freinet compirono azioni di saccheggio nelle vallate alpine fino alla loro cacciata nel 983, per ben sette-otto secoli costituì, variamente ristrutturato ed adattato alle esigenze della tecnica d’assedio (soprattutto dopo l’introduzione dell’uso delle armi da fuoco), il segno della minaccia e della forza. Lo stesso Della Chiesa assai incisivamente annota: "…mentre era in piedi si riputava la più forte Rocca del Piemonte, prerogativa che l’ha mandata a precipizio…".

Gianni Rabbia