ROMANIZZAZIONE DEL PIEMONTE

La totale romanizzazione del Piemonte, venne conlcusa all’epoca di Augusto (14 a.C.), con la sottomissione dei Liguri Capillati delle Alpi Marittime (in quei tempi le Alpi Marittime includevano anche la Valle Po), periodo in cui venne anche costruita la "Via Iulia Augusta". La sottomissione dei Liguri da parte di Roma (come già abbiamo potuto osservare nell’articolo "Liguri Alpini", pubblicato nel mese di ottobre dell’anno appena scorso) costò molti sforzi e molto tempo. Dopo i primi scontri e gli episodi delle due prime guerre puniche, le spedizioni in territorio ligure si succedettero sempre più numerose.

Nella prima guerra punica (264-251 a.C.) che vide fronteggiarsi romani e cartaginesi, i Liguri erano alleati di questi ultimi. Qualche anno dopo, un corpo di spedizione romano, agli ordini del console Sempronio Gracco, arrivò con scopi punitivi per l’alleanza prestata ai cartaginesi. Trascorrono altri pochi anni e un altro nutrito corpo di spedizione romano agli ordini di Serotulo, si scontra con alcune tribù ligure ottenendone un buon successo, tanto da meritare poi a Roma il trionfo (il "Trionfo" consisteva nella parata delle truppe vittoriose per Roma, che trascinavano sempre con sé i capi delle tribù liguri vinte, per poi ucciderli davanti ad una folla delirante; i festeggiamenti proseguivano poi per una settimana o per un mese – se le vittorie erano considerate molto importanti - ).

Solo dal 221-21 a.C. Roma sostituì le incursioni di rappresaglia ad una politica espansionista molto desiderata dai contadini romani, che vide come primo obiettivo la conquista del nord della penisola. Questi sono anche gli anni in cui diviene presto leggendaria l’impresa che Annibale, amico dei Liguri, compie nel valicare le Alpi (seconda guerra punica, settembre del 218 a.C.), che secondo la maggior parte delle ipotesi, attraversò le Alpi dal Colle del Monginevro con: 37 elefanti, 6000 cavalieri e 30.000 fanti.

E’ un continuo susseguirsi di guerre. La conquista romana avviene gradatamente con la formazione in diversi luoghi di cosiddette "teste di ponte", unite da strade militari che penetrano e si articolano nei vari punti considerati più strategici. Nascono le prime colonie romane, altre, preromane subiscono delle profonde trasformazioni, ne sono esempio: Alba Pompeia (Alba), Pedo (Borgo S. Dalmazzo), Hasta (Asti), Pollentia (Pollenzo), Aquae Statiae (Acqui), ecc.

Dal ’89 a.C. la Gallia Cisalpina ha la cittadinanza romana. La pianura piemontese ormai quasi del tutto "tranquillizzata", si trasforma da terra di confine a potente base romana per ulteriori conquiste al di là delle Alpi. Infatti nel 77 a.C. Pompeo transita per il Monginevro diretto in Provenza e poi in Spagna. Nel 61 e 58 a.C. è la volta di Giulio Cesare che al comando delle sue leggendarie legioni, risale la Valle Susa, la prima volta diretto in Spagna, la seconda alla conquista della Gallia Transalpina.

Ma non tutte le tribù Liguri sono ancora del tutto assogettate, ad esempio i Salassi (che nulla hanno a che vedere, come qualcuno ha scritto, con l’etimologia di Saluzzo), abitanti della Valle d’Aosta con centro in quella che i romani chiameranno poi Augusta Praetoria (Aosta). I Salassi sono molto bellicosi, a loro Roma dedica diverse spedizioni: nel 35, 28 e 25 a.C. solo nel 23 a.C. come rammenta un’epigrafe, vengono sconfitti e decimati.

Sono gli anni di Cesare Ottaviano Augusto, primo degli imperatori romani. Il suo periodo è caratterizzato da nuovi interessi sia nell’arte che nella letteratura che non hanno uguali in tutta la storia della civiltà romana. Augusto è anche il trasformatore da piccola colonia a grande centro di Augusta Taurinorum – Torino - ("Taurini" era chiamata la tribù che in questi luoghi dimorava).

E così siamo giunti all’anno 14 a.C., anno che segna la definitiva romanizzazione del Piemonte. L’arco romano eretto a Susa che elenca tutte le tribù Liguri assogettate, sancisce anche la fine del re Cozio, il quale da re viene nominato prefetto romano.

Molte le testimonianze materiali della presenza romana nelle nostre zone: monete, lapidi ed iscrizioni, rinvenute soprattutto negli scavi archeologici eseguiti all’inizio del nostro secolo ed altri occasionali ritrovamenti dei secoli precedenti.

Nel territorio di Saluzzo, presso un podere chiamato "Paracollo", furono trovati resti di una strada militare romana, conducente a Revello e chiamata appunto "Revellanca". Sempre in quell’area (Via dei Romani e Cervignasco), si rinvennero strumenti di ferro, urne, vasi, embrici, pozzi e alcune monete romane consolari e imperiali. Nel 1755, ancora in Via dei Romani fu scoperta una cripta sepolcrale e un piccolo lume di terra cotta di forma sferica sostenuto da tre catenelle, riportante la scritta "Fronto". Nel 1767, nel territorio di Cervignasco detto "la Galliana", si scoprì un’antica tomba in mattoni chiusa da una grossa pietra contenente nove vasetti di creta, uno dei quali conteneva due ampolline di vetro (lacrimatoi?).

Interessante e nello stesso tempo increscioso e quanto avvenne a Manta all’inizio di questo secolo, dove l’ubicazione di un importante ritrovamento, per interessi privati, non venne mai reso pubblico. Il fatto è ben descritto dal parroco del paese Federico Monge nelle sue "Memorie Storiche":…spinto dalle relazioni sentite massime dalle attestazioni vive dei lavoratori della terra, lo scrivente sul principiare del secolo ventesimo, promosse ed attuò in un campo lo scavo (…) nello spazio di poche ore di lavoro, alla profondità di settanta centimetri (…) venne alla luce un ampio pavimento in cotto, a mosaico,, di parecchi metri quadrati. Chi dirigeva trattenne il piccone, che stava cadendo sopra la ben conosciuta lampadina di terra cotta che si poneva vicino a cadaveri e raccolse (…) la moneta ch’esso teneva fra le mani (…) gli scavi non proseguirono e non furono fatti pubblici a motivo d’interessi privati…". Sempre a Manta, ma sulla collina nelle vicinanze della località "Isola", nel 1990 avvenne un importante ritrovamento (a cui anch’io partecipai) di materiali fittili di epoca romana (molti frammenti di embrici e vasellami). Qualche tempo dopo, un sopralluogo della dott.sa Conti del Museo Civico di Cuneo, datò i reperti intorno al II sec. D.C.; si riempirono cinque cassette colme di materiali fittili per poi consegnarle al Museo di Cuneo. Del ritrovamento, in concerto con la dott.sa Conti venne stilata una meticolosa relazione e inviata alla Soprintendenza dei Beni Artistici e Culturali della Regione, a tutt’oggi non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta. Altro materiale fittile (embrici di cui uno timbrato e frammenti di tubazioni in argilla), vennero rinvenuti nel 1994 sulla collina di Verzuolo dal Sig. Brocchiero Franco; attualmente sono custoditi presso la cappella di S. Bernardo che dista cento metri dal luogo del ritrovamento.

Monete in oro, argento e bronzo si rinvennero a: Verzuolo, Cervignasco, Manta, Revello, Paesana, Elva, Piasco, Frassino, Sampeyre, Casteldelfino, Rifreddo e Crissolo. A Busca già dal 1600 vennero trovati resti di epoca romana. Nel 1884 il cappellano della chiesa di S. Martino in Busca, scriveva a un suo amico cappuccino, certo padre Celestino: "…è cosa indubitata che in quel tratto di territorio che ai piedi della collina di S. Martino si estende verso S. Quintino gli antichi romani vi avessero stabilito una stazione militare. Prova di questo sono: un’ara dedicata alla dea Vittoria, un lastrone di marmo, una lapide, una statuetta col capo mozzo, frantumato sicuramente dai primitivi cristiani che non vollero tollerare questo residuo paganesimo (…) in detta località sono pure stati rinvenuti in grande quantità sparsi e sepolti cocci, che mostrano la forma di tabelloni a fuanchi rialzati (embrici, n.d.r), quali appunto si adoperavano dai romani nella costruzione delle loro tombe (e case, n.d.r.)…".

A Verzuolo, sulla facciata dell’antica chiesa parrocchiale della Villa, si trova conficcata un’epigrafe romana con la scritta, già riportata dal Muletti: "E NICA..COMIO..GIANEVI..F..PRAE..T..A..VX..X..SEI..I..E..GV". Altre epigrafi romane si trovano nei luoghi di: Elva, Pagno ed Envie. Altri resti di epoca romana si trovarono ancora nei pressi di Casteldelfino, Sampeyre, Revello e Falicetto di Verzuolo dove, all’inizio del secolo scorso, quando venne demolita l’antica chiesa di S. Giovanni, furono scoperti frammenti marmorei di iscrizioni romane, adducibili ad un tempio dedicato a Diana.

Riccardo Baldi