GIUSEPPE COLAMINE'

ATLANTIDE

UNA CIVILTA' DI PROPORZIONI PLANETARIE

Credo sia doveroso replicare alla comunicazione pervenuta a questo sito da parte dell'ACAM (ASSOCIAZIONE CULTURALE ARCHEOLOGIA MISTERIOSA), secondo cui lo studioso Inglese Alan F. Alford sarebbe giunto alla conclusione che l'Atlantide di Platone non sarebbe esistita come realtà fisico-geografica ma solo come simbologia mitica di un cataclisma ancestrale.

Non conosco le prove addotte dal Dr. Alford, sebbene possa affermare che quelle legate al mancato ritrovamento di tracce significative sui fondali oceanici non possano essere prese in considerazione nemmeno in bassa percentuale di attendibilità. Basti pensare che a tuttoggi è un evento eclatante trovare relitti di navi affondate nel passato per comprendere con quali difficoltà si confronti la nostra tecnologia nello scandaglio dei fondali marini.

La conclusione secondo cui Platone intendeva dare corpo e trama al mistero della creazione dell'Universo, inteso come "Big bang", oppure ad eventi catastrofici successivi come la caduta sul nostro pianeta di meteoriti che ne sconvolsero l'assetto geoclimatico, mi appare un modo semplice e sbrigativo per liquidare un enigma forse troppo complesso da poter essere risolto con mezzi tecnici tradizionali.

Platone descrive dettagliatamente caratteristiche geografiche, climatologiche ed urbanistiche del mitico continente ed inoltre parla indirettamente, essendogli pervenuto il racconto da fonti Egizie, precisamente dai sacerdoti della città di Sais.

Ora ovviamente ci troviamo tutti nel campo delle ipotesi; dobbiamo solo cercare la meno improbabile sul piano logico, non la più comoda.

Oggi si parla ad esempio della distruzione di Gerusalemme avvenuta nel 70 d.C. ad opera dell'Imperatore Tito e della conseguente diaspora del popolo d'Israele. E' da questo evento che prende origine la questione Ebraica che ai nostri giorni mantiene il Mondo intero con il fiato sospeso.

Immaginiamo di fare un salto avanti nel tempo di 2000 anni. Siamo nel 4000 d.C.; l'umanità vive in una dimensione storica difficilmente immaginabile e comunque le questioni razziali e territoriali sono state superate ampiamente (almeno me lo auguro!). Uno studioso, magari discendente del Dr. Alford si trova a dover interpretare alcuni reperti archeologici in cui si accenna alla caduta di Gerusalemme e dopo una serie di indagini andate a vuoto per mancanza di prove, conclude che quell'evento non è mai accaduto ma va ricollegato al simbolismo dell'Uomo nomade sulla Terra, quindi è espressione del dramma legato alle grandi migrazioni di massa che hanno destabilizzato l'equilibrio politico planetario nei millenni in questione.

Facile, no? Tutto può essere liquidato con un uso opportuno del linguaggio simbolistico.

Ma se Platone non era in grado di conoscere eventi avvenuti nel 9000-10000 a.C., come faceva invece ad avere indizi circa il big bang o la caduta di meteoriti sul suolo terrestre?

Parliamo della fine dell'era glaciale avvenuta fra il 12000 ed il 9000 a.C., epoca corrispondente alla presunta caduta di Atlantide. Non è ben chiaro cosa avvenne ma esistono alcune tesi in merito:

1) la caduta di un meteorite.

2) lo slittamento della crosta Terrestre (vedi teoria di C. Hapgood)

3) uno squilibrio nell'asse polare magnetico terrestre.

In ognuno dei casi suddetti si tratta di eventi scientificamente complessi, difficilmente immaginabili nei secoli pre-Cristiani. Platone invece avrebbe inteso semplificarli con una favoletta, oppure li avrebbe interpretati in buona fede inventandosi di sana pianta la storia di Atlantide?

A scuola il nome del filosofo greco troneggia fra i fondatori del sapere umano; se Alford ha ragione bisognerebbe passarlo dai testi di filosofia a quelli di letteratura, magari come un grande romanziere e nemmeno! I romanzieri premettono di star raccontando eventi immaginari, Platone sosteneva la veridicità della storia, quindi sarebbe stato un contafrottole.

Aristotele disse: "AMICUS PLATO, MAGIS AMICA VERITAS" (PLATONE E' UN AMICO, LA VERITA' LO E' DI PIU'). Il Dr. Alford deve essere decisamente un seguace di Aristotele, la cui filosofia è un altro fondamento del nostro scibile. Ricordiamo però che le tesi cosmologiche di Aristotele, successivamente rivisitate da Tolomeo, portarono a quella teoria che vedeva la Terra al centro del cosmo, con il sole ed i pianeti che vi ruotavano intorno e le stelle a fare da faretti per l'illuminazione dello sfondo, magari con Dio che faceva la parte del direttore dell'ENEL. Per scardinare questa grossa bufala Galileo Galilei rischiò di finire sul rogo della Santa Inquisizione; Giordano Bruno invece non se la cavò. era arrivato a dire che esistevano anche altri mondi abitati; per lui non poteva esserci attenuante.

Oggi Papa Giovanni Paolo II ha pubblicamente chiesto scusa al Mondo intero per gli errori e le atrocità commesse dall'Inquisizione e la Chiesa di Roma ha esponenti di spicco che dialogano apertamente con i ricercatori di frontiera, mostrando interesse e disponibilità per tesi che fino a pochi anni fa venivano bollate come eresie.

Purtroppo non si cammina solo in avanti, qualche volta si arretra un po' magari perchè il futuro è pieno di incognite, incertezze, fonti di timore, mentre il passato ci da la sicurezza di "quel poco" che non ci fa evolvere di certo ma ci permette di dormire tranquilli.

Dante diceva che "SEGGENDO IN PIUME, IN FAMA NON SI VIEN NE SOTTO COLTRE" Ricordiamolo bene, se vogliamo continuare a lavorare in un labirinto come quello della ricerca avanzata.

Che Atlantide sia stata un'isola, un arcipelago, un continente o una regione di qualsiasi altro posto sulla Terra, questo è poco importante. Non stiamo dando la caccia al tesoro della regina Antinea, non siamo INDIANA JONES che si tuffa nell'Atlantico per portare al British Museum frammenti fossilizzati della biancheria intima della sovrana dalle labbra avvelenate. Queste favole le lasciamo all'interpretazione dei nostri comici.

Siamo invece sulle tracce di una civiltà evoluta, avanzata sul piano etico e scientifico, una civiltà che probabilmente aveva raggiunto traguardi anche più avanzati di quella attuale e che decadde tragicamente in circostanze drammatiche e misteriose. Non è solo Platone a parlarne ma tutta la mitologia. Dallo Zep Tepi degli Egizi, all'età dell'oro dei greci, ancora verso il mito dei Viracochas degli Incas, le origini mitiche degli Aztechi che si dicevano venuti dal mare oceano (ATL) e la loro successione di ere culminate e finite in cataclismi.

il bagaglio culturale, mitico e religioso del 99% delle popolazioni vissute nell'era Classica e postclassica ci parla di un passato dimenticato, di un'epoca di pace e prosperità finita tragicamente e se andiamo a confrontare i miti di popoli vissuti in terre tra loro lontane, vi troveremo punti in comune così evidenti da far pensare che questi nostri antenati le informazioni se le passassero per telefono. Ciò ovviamente non era possibile; molto più ovvio è invece che tutti loro avessero ricevuto frammenti di informazioni su di un passato comune all'intera popolazione Terrestre e ne parlassero in modo certamente fiabesco, ma non per alludere ad eventi cosmologici, bensì alla caduta di una civiltà.

Speriamo non avvenga, ma se fra qualche anno, un olocausto nucleare trasformasse il pianeta Terra in una landa popolata da poche migliaia di disperati, imbarbariti e spinti dalla sola esigenza di sopravvivere, il ricordo di New York, Londra, Parigi, Roma, Tokyo, Il Cairo, Bagdad, Teheran, New Delhi, Banghock ecc. si smorzerebbe come tale in pochi decenni. Fra 2000 anni però si parlerebbe di quando sulla Terra sorgevano città con edifici che toccavano il cielo e forse al posto del nome Atlantide si pronuncerebbero quelli di America, Russia, Cina, Giappone, Europa, Medio Oriente. Anche allora ci sarebbe qualcuno pronto ad affermare che questi luoghi non sono esistiti ma rappresentano solo le proiezioni fantasticate del mito della creazione?

Pensateci!