Sulle orme del Chupacabras

Di Roberto Malini

Capitolo quarto

Esistono diverse ipotesi sulla natura del Chupacabras. C'è chi ritiene che si tratti di un essere intelligente, nato forse da manipolazioni di materiale genetico umano ed animale. Alcuni ufololgi hanno notato coincidenze tra il verificarsi di fenomeni Ufo e gli attacchi del predatore, rilevando somiglianze, per quanto minime, fra i tratti somatici del Chupacabras e quelli degli alieni "Grigi". Naturalmente, tuttavia, la tesi prevalente è quella scettica, che nega tout court l'esistenza stessa della creatura. Si potrebbe anche parlare di una specie animale sconosciuta. Chi nega questa possibilità, affermando che il Chupacabras è apparso improvvisamente nel nostro tempo, non tiene conto di memorie che ci sono tramandate dal folclore locale e dai racconti dei vecchi: gli attacchi della belva misteriosa conosciuta come "diablo" o "garadiablo", la presenza inquietante, pericolosa e antichissima degli "Oulapatou" e, più recentemente, le scorrerie –riferite negli anni '70 dai quotidiani locali- del "vampiro de moca". Siamo comunque in possesso di cronache antiche provenienti da varie parti del mondo riguardo alla presenza di misteriori predatori capaci di mutilare e dissanguare le loro vittime; da un imprendibile "vampiro" attivo in Medio Oriente nel I secolo d.C. alle belve che durante tra il XIX e il XX secolo privavano del sangue gli animali da allevamento, dopo aver praticato fori profondi sul loro collo, all'altezza della giugulare. Più avanti mi occuperò di descrivere alcuni casi del passato remoto. Una teoria che trova qualche assertore, infine, è quella che vede il Chupacabras proveniere da una dimensione parallela.

Prima di analizzare le differenti ipotesi, è utile ricordare che attacchi di creature simili al Chupacabras non sono segnalati esclusivamente in Sudamerica, ma in molte parti del mondo. All'inizio di dicembre del 1996 due contadini trovarono a Salve, paesino pugliese in provincia di Lecce, i cadaveri di alcuni animali. A quella scoperta ne seguirono altre, per un bollettino comprendente un cane, un gatto e quindici galline.Non si riuscì a identificare il carnivoro responsabile delle uccisioni. Le vittime presentavano tre minuscoli fori sul collo, particolare che non riconduce a predatori locali. Si pensò a un lupo, a una volpe o ad una faina, ma le poche impronte rilevate sembravano escludere le tre ipotesi. Poteva anche trattarsi di due animali diversi, dato che le orme rilevate dalla polizia scientifica di Lecce misuravano circa 10 centimetri, mentre successivamente venivano osservate impronte di 5 centimetri. Per uccidere le quindici galline, il predatore aveva tranciato –secondo il proprietario dei volatili- una rete metallica e lasciato segni di artigli su alberi e viti. Si parlò anche di una misteriosa sostanza gelatinosa verde presso i corpi delle galline, ma le autorità non registrarono questo particolare né le dicerie fantasiose che si susseguirono riguardo all'avvenimento. Più verosimilmente, si dovrebbe considerare l'eventualità di un animale selvatico fuggito da uno zoo o allevato da un incauto appassionato di fauna esotica. Un altro caso italiano si verificò nel periodo marzo-agosto 1999 in Calabria. Il 20 marzo venne segnalata a Prestica,nelle vicinanze di Capo Colonna, la presenza di un grosso felino, che aveva compiuto una strage di pollame nella zona. Dapprima si pensò a una tigre e l'area fu battuta dalle autorità, senza esito. Si rilevò qualche impronta, che il veterinario responsabile del servizio Asl n° 5 Dionigi Torchia riconobbe come probabili di un grosso tasso. L'ufologo Emanuele Labruzzo notò qualche somiglianza tra le orme del predatore nostrano e quelle del Chupacabras sudamericano. La teoria di Labruzzo fu esposta diffusamente sulla rivista Dossier Alieni.Tuttavia gli animali trovati morti in Calabria non presentavano il fenomeno del dissanguamento. La tecnica di caccia e soppressione delle vittime è secondo me decisamente riconducibile a quella tipica del tasso o della volpe.




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